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EDIZIONE ON LINE



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"𝐕𝐈𝐍𝐈𝐓𝐀𝐋𝐘 𝟐𝟎𝟐𝟒": 𝐀𝐔𝐌𝐄𝐍𝐓𝐀𝐍𝐎 𝐄𝐒𝐏𝐎𝐒𝐈𝐓𝐎𝐑𝐈 𝐄 𝐕𝐈𝐒𝐈𝐓𝐀𝐓𝐎𝐑𝐈.
𝐈𝐋 𝐅𝐎𝐂𝐔𝐒 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐊𝐄𝐑𝐌𝐄𝐒𝐒𝐄: "𝐋𝐄𝐆𝐆𝐄𝐑𝐄𝐙𝐙𝐀" 𝐄 𝐕𝐈𝐍𝐈 𝐁𝐈𝐀𝐍𝐂𝐇𝐈.

di Salvatore Giuliano


Con oltre 4mila cantine da tutta Italia e da 30 nazioni, Vinitaly si conferma l’unico brand fieristico rappresentativo della varietà del made in Italy enologico nel mondo. Un risultato confermato anche dalle attese di questa 56^ edizione pronta a replicare il successo dell’anno scorso con oltre 30mila operatori esteri della domanda da 140 Paesi presenti in quartiere: un terzo del totale.

Per il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo: “Vinitaly non è solo un alleato fondamentale delle aziende del settore ma contribuisce al posizionamento del vino italiano nelle principali aree strategiche. Quest’anno sono 1200 i top buyer da 65 nazioni pronti a conoscere e ad avviare trattative con le imprese espositrici. Un risultato in aumento del 20% rispetto al 2023, ottenuto grazie una potente campagna di incoming, realizzata anche con il sostegno di Ice, che per la prima volta ha coinvolto tutti i player istituzionali della promozione. Una diplomazia del business per far crescere il settore e le imprese”.

In un contesto generale caratterizzato da una crescente made in Italy questa edizione del Vinitaly ha espresso il meglio della cultura e del prodotto enologico da tutte le regioni italiane e da oltre 30 nazioni. Provengono invece da 65 Paesi i protagonisti, a cui si aggiungeranno secondo le stime circa 30mila operatori e 95.000 visitatori di cui il 40% stranieri.
Nonostante la predominanza di addetti ai lavori, i giovani operatori e appassionati di vino hanno dimostrato un interesse vivo e costante per la fiera. Da qualche anno assistiamo allo sviluppo dell’Enoturismo che si contraddistingue per il desiderio di chi lo pratica, di chi vuol conoscere vigneti, cantine e vignaioli, degustando in loco i vini preferiti abbinati a piatti tipici.

La tendenza di questa edizione di Vinitaly si può riassumere in due semplici parole: leggerezza e vini bianchi. Molti produttori quest’anno si sono trovati concordi a presentare a Vinitaly vini con tassi alcolici moderati e inferiori alle soglie di quelli attualmente in commercio. Leggerezza quindi, e cioè poter degustare vini di prestigio senza il timore di reazioni alcoliche e vivere momenti di aggregazione e di svago in tutta serenità. Il grande successo di questa edizione è stato il vino bianco, con o senza bollicine, presente in ogni stand e star indiscussa di questa edizione 2024.


 


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𝗦𝗜𝗟𝗩𝗔𝗡𝗢 𝗠𝗢𝗜𝗢𝗟𝗜 𝗟𝗔𝗦𝗖𝗜𝗔 𝗜𝗟 𝗖𝗢𝗠𝗔𝗡𝗗𝗢 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗔 𝗣𝗢𝗟𝗜𝗭𝗜𝗔
𝗟𝗢𝗖𝗔𝗟𝗘: 𝗩𝗔 𝗜𝗡 𝗣𝗘𝗡𝗦𝗜𝗢𝗡𝗘 𝗜𝗟 𝗖𝗢𝗠𝗔𝗡𝗗𝗔𝗡𝗧𝗘 “𝗕𝗨𝗢𝗡𝗢”.

 
di Mirco Maggi

Così lo hanno sempre definito tutti i colleghi, quelli di vecchia data e i tanti giovani che sono entrati a far parte del Comando della Polizia Locale di Cologno Monzese: “un comandante buono, una brava persona”. Insomma, un comandante per amico, sempre pronto a dare una mano, presente e attento ai bisogni dei suoi uomini, ma soprattutto un Comandante onesto, integerrimo, e che ha dimostrato di saper gestire anche le criticità più difficili. Tutti rimpiangeranno Silvano Moioli, che lascia un vuoto dopo tanti anni di servizio e dopo innumerevoli successi e gratificazioni, sia personali che per il corpo della Polizia locale, che per la Città di Cologno Monzese.

Dopo aver superato un concorso Silvano Moioli è entrato a far parte dell’allora comando dei vigili urbani di Cologno nel 1986, anni in cui il tessuto sociale di Cologno Monzese era molto diverso da quello di oggi, e anni in cui la tecnologia e la sicurezza degli agenti in divisa erano molto inferiori a quelle di oggi. In quegli anni il territorio colognese era molto più aspro, e il lavoro dei vigili urbani era certamente più difficoltoso e a rischio. Moioli ha affrontato il suo percorso professionale con dedizione e volontà; ha imparato e appreso dagli agenti più esperti, ha studiato, si è formato attraverso studi e approfondimenti di tecniche di polizia.

Da vigile appiedato, a autista, a capo pattuglia; fino a istruttore e nel 2001, anno in cui è diventato ufficiale, Moioli è diventato responsabile dell’ufficio verbali, della polizia giudiziaria e dell’infortunistica stradale. Ma ancora lo aspettavano tante sfide e tanti incarichi. Ha trasformato tutte le attività di cui aveva la responsabilità, innovandole con la migliore tecnologia disponibile e arricchendole con nuove procedure, creando di fatto l’attività di polizia giudiziaria, che fino a quel momento era appannaggio esclusivo dell’Arma dei Carabinieri. Nel 2005 Moioli diventa vice comandante e gli viene affidata  in pectore la responsabilità dell’intero corpo, ad eccezione della polizia amministrativa. Poi nel 2007 il salto definitivo di qualità, il passo che premia tutti i suoi sforzi e la sua elevata professionalità acquisita nel tempo: Moioli viene nominato Comandante del corpo a cui è seguita la responsabilità della protezione civile comunale.

“Ero consapevole che ci fossero numerose situazioni da migliorare e alcune criticità da appianare e risolvere – ha dichiarato Moioli durante la cerimonia di commiato svoltasi nella sala conferenze di Villa Casati - ma non mi sono mai scoraggiato, e ho attivato una capillare collaborazione con la Tenenza dei Carabinieri per risanare alcune zone e quartieri della città che stavano tornando al degrado degli anni ’80. Questa intensa collaborazione con l’Arma, che ha permesso numerose operazioni e risultati eccellenti per la città, continua fino ai giorni nostri ed è stata principalmente basata sui rapporti personali che sono riuscito a creare tra gli agenti del mio Comando e i Carabinieri”.

Oggi tutto il comando della Polizia Locale è informatizzato e digitalizzato, e gli agenti sono dotati di smartphone, tablet operativi, stampanti portatili, body cam, dash cam sui veicoli e con tutti gli applicativi necessari per ogni attività e con tutti gli accessi possibili alle varie banche dati e a tutte le telecamere installate sul territorio. La videosorveglianza, progetto ideato, caldeggiato e realizzato grazie ai finanziamenti iniziati ad arrivare all’amministrazione nel 2012, ha la paternità proprio del Comandante Moioli, che ha già progettato anche ciò che verrà realizzato nei prossimi anni, cioè una ulteriore mappatura per l’installazione di nuove telecamere in tutti i quartieri della città.

A salutare il Comandante “buono”, oltre ai tanti amici e colleghi e ai numerosi rappresentanti dell'istituzione locale, in Villa Casati erano presenti anche il primo cittadino Stefano Zanelli, l’Assessore ed ex-Sindaco Antonio Velluto, e il Comandante interinale della Tenenza dei Carabinieri Antonino Li Causi.

“Mi mancheranno i miei colleghi, i miei amici, il mio lavoro, inutile dire il contrario o fingere che così non sia - ha infine dichiarato Moioli con evidente commozione – e mi mancherà il rapporto che ho instaurato con tantissimi cittadini di Cologno che mi hanno sempre dato fiducia e che mi hanno ogni volta esortato a fare del mio meglio. Fare il Comandante non vuol dire mettersi dietro una scrivania e dare ordini, vuol dire vivere la città, lavorare gomito a gomito con i propri uomini, conoscere e capire le esigenze dei cittadini e cercare di risolvere i tantissimi problemi che ogni giorno si verificano. Impossibile risolverli tutti, ma in questi anni ho sempre cercato di fare del mio meglio e non ho mai, nemmeno per un istante, smesso di credere che l’onestà dei miei colleghi e delle tantissime brave persone che ho conosciuto svolgendo questo bellissimo lavoro, non meritasse, a pieno titolo, tutto il mio impegno e la mia totale dedizione che credo di avere dimostrato a tutti, e a me stesso”.

Il “comandante buono” Lascia così, con queste parole, dopo quasi 40 anni di servizio, il testimone a Fabio Scupola, già dirigente del Municipio da diversi anni, agente della Polizia di Stato in congedo ed ex militare dell'Esercito Italiano, che ha un compito non facile: accattivarsi la stima e la considerazione dell’intero corpo della Polizia Locale che farà fatica a dimenticare Silvano Moioli e la sua, del tutto indiscutibile e apprezzata anche dai tanti primi cittadini che si sono susseguiti, capacità di gestire e di motivare l’intero Comando con professionalità e onestà.

           

        
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"𝐏𝐎𝐕𝐄𝐑𝐀 𝐈𝐓𝐀𝐋𝐈𝐀": 𝐋'𝐈𝐍𝐓𝐄𝐍𝐒𝐈𝐓𝐀' 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐏𝐎𝐕𝐄𝐑𝐓𝐀'
𝐀𝐒𝐒𝐎𝐋𝐔𝐓𝐀 𝐄' 𝐀𝐋 𝟐𝟎%, 𝐄 𝐋𝐄 𝐅𝐀𝐌𝐈𝐆𝐋𝐈𝐄 𝐈𝐍𝐃𝐈𝐆𝐄𝐍𝐓𝐈
𝐒𝐎𝐍𝐎 𝟔 𝐌𝐈𝐋𝐈𝐎𝐍𝐈, 𝐈𝐋 𝟏𝟎% 𝐃𝐄𝐋 𝐏𝐎𝐏𝐎𝐋𝐎 𝐈𝐓𝐀𝐋𝐈𝐀𝐍𝐎.

𝐈𝐋 𝐓𝐎𝐓𝐀𝐋𝐄 𝐅𝐀𝐋𝐋𝐈𝐌𝐄𝐍𝐓𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐏𝐎𝐋𝐈𝐓𝐈𝐂𝐀 𝐒𝐎𝐂𝐈𝐀𝐋𝐄
𝐃𝐄𝐋 𝐆𝐎𝐕𝐄𝐑𝐍𝐎 𝐌𝐄𝐋𝐎𝐍𝐈: 𝐔𝐍 𝐃𝐈𝐒𝐀𝐒𝐓𝐑𝐎 𝐒𝐄𝐍𝐙𝐀 𝐀𝐏𝐏𝐄𝐋𝐋𝐎.
𝐑𝐄𝐏𝐎𝐑𝐓 𝐈𝐒𝐓𝐀𝐓: 𝐒𝐂𝐄𝐍𝐀𝐑𝐈𝐎 𝐀𝐋𝐋𝐀𝐑𝐌𝐀𝐍𝐓𝐄 𝐄 𝐃𝐄𝐒𝐎𝐋𝐀𝐍𝐓𝐄.


 
Le stime dell'Istat per l'anno 2023 pubblicate oggi gettano una luce spettrale sulla situazione socio-economica
delle famiglie italiane, contrassegnata dall'ascesa della povertà assoluta, in particolare nel contesto del Nord Italia, con un aumento del 20%.
Nel Mezzogiorno il tasso è al 17,9%, e la miseria si propaga come un cancro in tutto il Paese, senza distinzioni né pietà.

Il governo Meloni, che ha inaugurato la sua "politica sociale" con l'abrogazione del Reddito di Cittadinanza, ha fallito.
Il RDC non andava abrogato ma semplicemente migliorato, a partire dalle verifiche perchè senza controlli severi
e reali qualsiasi malintenzionato ha avuto vita facile nel truffare lo Stato. Abrogarlo è stato un colpo basso proprio
per le famiglie oneste e vulnerabili, un colpo di grazia per chi già faticava a sbarcare il lunario. Ma addirittura il Governo Meloni
ha promesso miglioramenti, un futuro roseo, ma cosa abbiamo ottenuto? Nulla.
Anzi, peggio: la povertà è cresciuta, come un'ombra oscura che avvolge le vite del 20% degli italiani.

Ma la notizia ancora peggiore, se quanto sopra non bastasse ancora per rabbrividire, è quella che a farne le spese più di tutti sono proprio
 i nostri figli, i giovani italiani non ancora maggiorenni: ben il 14% di loro versa in una condizione di povertà assoluta.

E dove sono finiti quei milioni di euro "risparmiati" dall'eliminazione del Reddito di Cittadinanza? In armi?
In operazioni militari all'estero? Mentre gli italiani soffrono, mentre gli italiani muoiono di fame, il governo sembra
più interessato a fare bella figura sul palcoscenico internazionale piuttosto che garantire il benessere delle proprie comunità.

Ma non è tutto: dal report Istat emerge che la spesa media mensile di tutte le famiglie residenti in Italia
è cresciuta del 3,9% nel 2023, un aumento che rispecchia l'aumento esponenziale dei prezzi, in salita del 5,9% in tutto il Paese.
Una morsa che stringe sempre più forte le famiglie già in difficoltà, una spirale che trascina verso il basso chiunque si trovi sulla sua traiettoria.

E mentre il governo si pavoneggia con i suoi proclami di grandezza, le cifre non mentono: l'8,5% delle famiglie italiane
si trova in povertà assoluta, circa 5,7 milioni di individui, quasi il 10% della popolazione, e "l'intensità" della povertà assoluta è del 20%!
Persone che lottano ogni giorno per mettere un pasto sulla tavola, per garantire un tetto sopra la testa dei propri figli,
mentre i politici si crogiolano nel lusso dei loro uffici, lontani dalle realtà che essi stessi hanno contribuito a creare.

Il governo Meloni ha fallito, e lo ha fatto clamorosamente. Ha tradito le tante promesse fatte al popolo italiano,  ha abbandonato
coloro che più avevano bisogno del suo sostegno. E mentre le statistiche dipingono un quadro desolante, non possiamo
voltare lo sguardo altrove, non possiamo ignorare il dolore e la sofferenza che questa amministrazione fallimentare ha inflitto al nostro Paese.



   

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𝐌𝐈𝐋𝐀𝐍𝐎: 𝐋𝐀 𝐓𝐄𝐑𝐙𝐀 𝐂𝐈𝐓𝐓𝐀' 𝐀𝐋 𝐌𝐎𝐍𝐃𝐎 𝐏𝐈𝐔' 𝐈𝐍𝐐𝐔𝐈𝐍𝐀𝐓𝐀.
𝐃𝐀 𝐃𝐎𝐌𝐀𝐍𝐈 𝐈 𝐏𝐑𝐈𝐌𝐈 𝐃𝐈𝐕𝐈𝐄𝐓𝐈 𝐏𝐄𝐑 𝐋𝐀 𝐂𝐈𝐑𝐂𝐎𝐋𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐄 𝐀𝐔𝐓𝐎.
𝐋'𝐈𝐍𝐄𝐓𝐓𝐈𝐓𝐔𝐃𝐈𝐍𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐋𝐀 𝐌𝐄𝐓𝐓𝐄 𝐀 𝐑𝐈𝐒𝐂𝐇𝐈𝐎 𝐋𝐀 𝐂𝐈𝐓𝐓𝐀'.



Il sindaco di Milano, Sala, si dimostra ancora una volta inadeguato di fronte alla grave minaccia dello smog che avvolge la città.
Mentre il livello di inquinamento raggiunge ormai livelli allarmanti,  si evidenzia ulteriormente che le sue azioni per
 cercare di prevenire il problema sono state insufficienti, dimostrando un atteggiamento intollerabile di non comprensione
del pericolo imminente e per non avere attuato, preventivamente, una politica antinquinamento in grado di prevenire
 il fenomeno acuto di questi giorni dove l'unico risultato è  correre a chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati,
mettendo in atto blocchi inutili e controproducenti e del tutto iniqui.

Le misure restrittive che entreranno in vigore da domani, 20 febbraio, in Milano e altre 8 province lombarde, sono il risultato di una
situazione critica che richiede interventi preventivi, tempestivi e decisi. Il Sindaco Sala  sembra proprio non comprendere
l'urgenza di agire con determinazione. Le norme di primo livello, che coinvolgono Milano, Monza, Como, Bergamo, Brescia, Mantova,
Cremona, Lodi e Pavia, impongono divieti di combustioni e di accensione di fuochi all'aperto in tutti i comuni interessati. Inoltre,
limitazioni alla circolazione dei veicoli più inquinanti saranno in vigore dalle 7.30 alle 19.30, coinvolgendo veicoli Euro 0 e 1 di qualsiasi alimentazione
e quelli Euro 2, 3 e 4 a gasolio nei comuni con più di 30.000 abitanti.

Ma le carenze non finiscono qui. Le limitazioni temporanee includono anche i veicoli con il dispositivo Move-In,
senza che le telecamere di Area B siano in grado di distinguere le misure permanenti da quelle temporanee. Un errore che
rende inefficace l'applicazione delle regole e mette a repentaglio la salute pubblica.

E non è tutto. Le restrizioni coinvolgono anche il riscaldamento domestico, con il divieto di mantenere temperature superiori
 a 19°C nelle abitazioni e nei negozi, e l'utilizzo di stufe a legna per il riscaldamento, se non accompagnate da un impianto alternativo.
Nel settore agricolo, viene vietata la diffusione di liquami di allevamento, salvo iniezione e interramento immediato.

È evidente che le azioni del sindaco Sala sono inutili, insufficienti e dannose pe ri cittadini di fronte alla gravità della situazione.
La sua mancanza di comprensione e di azione preventiva mette a repentaglio la salute e il benessere dei cittadini milanesi.
È ora di assumere responsabilità e agire con decisione per contrastare questa emergenza ambientale nella metropoli milanese.




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𝟕𝟒.𝐚 𝐄𝐃𝐈𝐙𝐈𝐎𝐍𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐑𝐄𝐌𝐎 𝟐𝟎𝟐𝟒:
𝐕𝐈𝐍𝐂𝐄 𝐌𝐀𝐍𝐆𝐎, 𝐋𝐀 𝐑𝐎𝐍𝐃𝐈𝐍𝐄 𝐄' 𝐓𝐎𝐑𝐍𝐀𝐓𝐀 𝐀 𝐕𝐎𝐋𝐀𝐑𝐄.


 
di Mirco Maggi

 
La vittoria di Geolier alla 74.a edizione del Festival di Sanremo era ormai data per scontata, ma è successo qualcosa
che ha stravolto ogni previsione: ha vinto, meritatamente, Angelina Mango, ed è stata anche la vittoria della musica;
non la vittoria delle case editrici musicali, degli inciuci, degli intrallazzi.

La serata era iniziata con un'altra ondata di polemiche e di dissenso da parte del pubblico presente al Teatro Ariston
mentre il rapper partenopeo veniva proclamato vincitore delle quattro serate precedenti, e le vibrate proteste hanno
evidenziato un'atmosfera di tensione palpabile. La platea dell'Ariston, delusa e indignata, ha manifestato netta contrarietà a quel verdetto,
sottolineando la mancanza di consenso per l'incomprensibile preferenza a Geolier rispetto ad altri artisti.

Ma la vincitrice in pectore era già, comunque per tutti, Angelina Mango, che alla fine si è aggiudicata meritatamente il trofeo.
Nell'esecuzione del suo brano, emozionata, ha inciampato ed è caduta sul palco, ma nonostante questo non solo ha vinto il Festival,
ma si è aggiudicata anche due premi importanti: il premio Lucio Dalla e il premio Bigazzi. Quindi ha vinto tre volte,
e non solo il titolo di Regina  della manifestazione canora per eccellenza. Secondo posto per il rapper Geolier,
terzo posto per Annalisa, quarto posto per Ghali, e quinto posto per Irama.

Gli artisti sono stati sottoposti principalmente al giudizio del pubblico a casa tramite il televoto. Ma in serata, l'afflusso abnorme di sms,
 ha creato problemi e difficoltà: da Napoli schiere agguerrite di "fans", hanno inviato migliaia e migliaia di sms per il loro beniamino,
mandando in tilt i server del televoto, ma anche questo espediente non è bastato a far vincere Geolier.

Contrariamente a tante edizioni sanremesi l'esito di questa 74.a edizione ha visto tutti d'accordo, o quasi; perchè in fondo
la musica ha vinto. E lo ha fatto con giustezza. E da Sanremo, per quest'anno, è tutto: la Rondine è tornata a volare.





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CONDANNATO  A 17 ANNI IL GIOIELLIERE RAPINATO.
SOLO IN ITALIA CHI SI DIFENDE E' UN CRIMINALE.


Mario Roggero, gioielliere di 68 anni di Asti, è stato condannato a 17 anni di carcere per aver ucciso due rapinatori e ferito un terzo.
E' una sentenza che dimostra che in Italia chi si difende è considerato un criminale.

Roggero è stato vittima di una rapina violenta. I rapinatori sono entrati nel suo negozio armati (che poi si trattasse
di un'arma vera o di un giocattolo non compete certo alla vittima in quel momento comprenderlo), lo hanno minacciato di morte.
Roggero ha reagito e ha sparato, uccidendo due dei tre rapinatori. La corte d'Assise di Asti ha dichiarato che Roggero
non ha agito per legittima difesa, ma per offendere. Questa sentenza ribalta il concetto morale della libertà e della dignità
dell'uomo perchè la legittima difesa è un diritto sacrosanto, che deve essere tutelato dalla legge, sempre, e soprattutto
 in caso di minacce di morte e uso di armi. Chi si difende non deve andare in prigione, ma deve essere considerato un eroe.

La sentenza di Asti è un segnale di debolezza dello Stato, che non è in grado di proteggere i propri cittadini. È un invito alla violenza,
perché incoraggia i criminali a commettere rapine, sapendo che difficilmente saranno puniti. L'Italia deve tornare
ad essere un paese sicuro, dove le persone possano sentirsi protette dalle aggressioni. È necessario cambiare
le leggi sulla legittima difesa, per garantire che chi si difende non sia punito.

Al termine della lettura della sentenza, Roggero ha commentato: "viva la delinquenza, viva la criminalità".
Questa dichiarazione è un'espressione di disperazione e di rabbia, ma è anche una denuncia di una giustizia che non tutela le vittime.
 Il vicepremier, Matteo Salvini, ha espresso solidarietà a Roggero, definendo la sentenza "un'ingiustizia".

Roggero ha difeso la propria vita e la propria proprietà. Non doveva essere punito per questo.
 L'Italia deve cambiare le leggi sulla legittima difesa, per chiarire che chi si difende non è un criminale, perchè
lo è chi aggredisce, minaccia, rapina, usa violenza, e inq uel caso il torto deve sempre essere certo, e non arbitrario.





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𝐈𝐋 𝐆𝐄𝐍𝐄𝐑𝐀𝐋𝐄 𝐕𝐀𝐍𝐍𝐀𝐂𝐂𝐈: 𝐃𝐀𝐋𝐋𝐀 𝐏𝐎𝐋𝐄𝐌𝐈𝐂𝐀 𝐀𝐋 𝐕𝐄𝐑𝐓𝐈𝐂𝐄.
𝐈𝐋 𝐂𝐎𝐑𝐀𝐆𝐆𝐈𝐎 𝐃𝐈 𝐃𝐈𝐑𝐄 𝐒𝐄𝐌𝐏𝐑𝐄 𝐋𝐄 𝐂𝐎𝐒𝐄 𝐂𝐎𝐌𝐄 𝐒𝐓𝐀𝐍𝐍𝐎.


Il generale Roberto Vannacci, finito quest'estate alla ribalta delle cronache per le sue dichiarazioni nel libro "Il mondo al contrario",
è stato nominato capo di stato maggiore del Comando delle forze operative terrestri.
L'incarico, che Vannacci ha commentato con grande soddisfazione, è uno dei più prestigiosi dell'Esercito italiano.
Si occupa della preparazione e dell'addestramento delle unità che devono partire per le missioni all'estero.

La nomina di Vannacci è una vittoria per tutti coloro che credono nel valore della libertà di pensiero e di espressione. Il generale
 ha dimostrato di essere un uomo coraggioso, che non ha paura di dire le cose come stanno, anche quando ciò può comportare delle conseguenze negative.
Le polemiche che hanno accompagnato la pubblicazione del suo libro non hanno scalfito la sua determinazione. Vannacci
ha sempre sostenuto di non aver violato alcuna norma né legale né disciplinare, e ha continuato a lavorare con impegno e passione.

Il generale Vannacci è un uomo di grande esperienza e competenza. Ha una lunga carriera nell'Esercito italiano,
durante la quale ha ricoperto incarichi di crescente responsabilità. È stato comandante di unità speciali, di divisioni e di comandi di vertice.
Il libro di Vannacci, "Il mondo al contrario", è un'analisi critica della società italiana. Il generale sostiene che il nostro
Paese è in una fase di declino, e che è necessario un cambiamento radicale per invertire la tendenza.

La nomina a capo di stato maggiore è la conferma che la sua professionalità e la sua visione sono, di fatto,
state apprezzate anche dall'Esercito. Vannacci può essere un esempio per tutti coloro che credono che, anche in
un mondo complesso e spesso ostile, è importante avere il coraggio di dire la propria opinione anche se contraria a quella di molti.





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GLI  SPECIALI  DE  L'AUDACE

𝐂𝐎𝐕𝐈𝐃: 𝐂𝐎𝐍𝐓𝐈𝐍𝐔𝐀 𝐋'𝐀𝐔𝐌𝐄𝐍𝐓𝐎 𝐃𝐄𝐈 𝐍𝐔𝐎𝐕𝐈 𝐂𝐎𝐍𝐓𝐀𝐆𝐈.
𝐌𝐀 𝐈𝐍 𝐂𝐎𝐍𝐅𝐑𝐎𝐍𝐓𝐎 𝐀𝐋𝐋'𝐀𝐍𝐍𝐎 𝐒𝐂𝐎𝐑𝐒𝐎, 𝐋𝐀 𝐒𝐈𝐓𝐔𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐄
𝐄' 𝐌𝐈𝐆𝐋𝐈𝐎𝐑𝐀𝐓𝐀 𝐎 𝐒𝐈𝐀𝐌𝐎 𝐍𝐄𝐋𝐋𝐄 𝐒𝐓𝐄𝐒𝐒𝐄 𝐂𝐎𝐍𝐃𝐈𝐙
𝐈𝐎𝐍𝐈?

 
di Romilda Tancredi (*)

Il bollettino numero 57, relativo ai dati dei nuovi contagi da Covid  per la Settimana dal 23 al 29 novembre 2023
pubblicato ieri, mostra un ulteriore aumento dei casi rispetto al bollettino precedente. Non si tratta di un aumento
 eccessivamente allarmante ma siamo comunque di fronte ad una evidente e continua ascesa delle infezioni da Covid.
Mi è stato chiesto di fare un confronto con i dati dell'anno scorso in relazione allo stesso perdiodo del bollettino 57,
ma sono dati difficili  da comparare correttamente, perchè necessita la contestualizzazione, assente allo stato attuale,
di alcuni dettagli dei dati di riferimento, ed e quindi impossibile
fare una analisi precisa e concreta.

E' evidente, ed innegabile che oggi siamo di fronte ad una risalita dei nuovi casi di infezione da Covid, ma dobbiamo fare i conti con una realtà nuova,
composta da due fattori determinanti. Il primo è che le notizie fornite dal Ministero della Sanità quest'anno sono poche
e spesso contraddittorie, e quindi mancano elementi per completare il quadro di nozioni oggettive per interpretare al meglio la risalita delle infezioni.
Il secondo fattore è che la valutazione, relativamente allo stesso periodo dello scorso anno, deve tenere conto di un concorso determinante:
la differenza notevole del numero dei tamponi effettuati nel 2022 nei confronti di quelli effettuati oggi. Nel periodo interessato del 2022
venivano eseguiti test molecolari 6/7 volte superiori a quelli che vengono oggi certificati sul portale da Farmacie e dai Medici di base.
E' quindi impreciso parametrare correttamente i dati di questa settimana con quella dell'anno scorso.

Il bollettino diramato ieri evidenzia, rispetto al 2022, un numero inferiore di nuovi contagi, ma evidenzia anche il minor numero
 di test diagnostici certificati, e questo non permette una analisi corretta. L'unico dato certo è invece quello del calo dei decessi,
che l'anno scorso erano, rispetto ad oggi, più del doppio. Questo può voler dire molte cose, ma la prima evidenza è
quella relativa all'ipotesi di una minore aggressività delle varianti attualmenti in circolazione rispetto a quelle dell'anno scorso.

Si potrebbe addirittura azzardare, ma solo in linea meramente teorica e senza alcun rilievo scientifico, una ipotesi:
i dati dei contagi del bollettino n. 57 di oggi , che evidenziano 277.000 tamponi, rapportati con i dati dell'anno scorso, analizzati
 in base a 1.300 mila tamponi effettuati, potrebbero, e sottolineo: "potrebbero", essere più o meno identici e non, come appare, minori.
In pratica, sempre in linea teorica, ci troveremmo di fronte ad una situazione più o meno simile a quella del 2022
per numero di nuovi contagi reali, ma con meno rischi per chi contrae l'infezione grazie al dimezzamento dei decessi.

(*) dr. prof. Docente di immunologia DIMED




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𝐒𝐎𝐍𝐃𝐀𝐆𝐆𝐈𝐎 "𝐂𝐄𝐍𝐒𝐈𝐒 𝟐𝟎𝟐𝟑": 𝐆𝐋𝐈 𝐈𝐓𝐀𝐋𝐈𝐀𝐍𝐈 𝐒𝐎𝐍𝐎 𝐃𝐈𝐕𝐄𝐍𝐓𝐀𝐓𝐈
𝐔𝐍 𝐏𝐎𝐏𝐎𝐋𝐎 𝐃𝐈 "𝐒𝐎𝐍𝐍𝐀𝐌𝐁𝐔𝐋𝐈", 𝐂𝐎𝐍𝐅𝐔𝐒𝐈 𝐄 𝐀𝐍𝐄𝐒𝐓𝐄𝐓𝐈𝐙𝐙𝐀𝐓𝐈.


 
l'editoriale di Mirco Maggi

Sono ormai anni che L'Audace, con articoli, editoriali, speciali e approfondimenti, mostra le continue crepe
di un paese ormai marcio nella fondamenta, ma a nulla serve anticipare le cose, lanciare allarmi, cercare di far
risvegliare i sentimenti e le intelligenze di un popolo come il nostro, che il mondo intero da millenni invidia e cerca di emulare.
Un paese dove quasi il 50% degli aventi diritto non va a votare: solo questo dovrebbe indignarci e farci capire ogni cosa,
perchè chi ci governa lo fa con il plauso di mezza Italia, non dell'intera Nazione. Un paese ormai feudo dei palazzinari
(abusivi e non) dove basta una pioggia più forte del solito a distruggere interi paesi e a far morire centinaia e centinaia di persone,
Un paese vergognoso dove i giovani, i nostri figli, non trovano lavoro dopo l'università, se non occupazioni con
contratti inesistenti e capestro, sottopagati e non idonei alla loro preparazione; giovani che sono costretti ad emigrare
 per trovare uno straccio di speranza lontano da noi. Lo sapete che il numero dei nostri migranti è superiore a quello
dei migranti che ci raggiungono? Lo sapete che sono quasi 6 milioni gli italiani scappati dall'Italia? Siamo un paese
dove a 67 anni ancora non si va in pensione, perchè si deve riuscire a morire prima; dove almeno 20 milioni di italiani
rasentano la povertà e circa 12 milioni l'indigenza. Un paese di disoccupati cronici, di lavoro nero, di bambini
che non nascono più e di coppie che non possono sposarsi. Ma soprattutto un paese che permette, senza fare nulla
di concreto per evitarlo, se non parole e inutili manifestazioni, che in un anno vengano uccise centinaia di donne.

Ma dove siete finiti italiani? Se gli articoli de L'audace non sono abbastanza per voi, oggi ci ha pensato il Censis,
l'autorevole Centro Studi Investimenti Sociali, istituto di ricerca socio-economica fondato nel 1964, a dirci come stanno veramente le cose.

Il report annuale del Censis presenta una fotografia disastrosa di quello che siamo diventati: una dettagliata evidenza
degli stati d'animo degli italiani e la situazione generale del nostro popolo è più che deludente, perchè è una ctastrofe totale,
ed è definita come: "ipertrofia emotiva", cioè una sorta di sonnambulismo collettivo, dove si evidenzia un'imperturbabilità
 di fronte alle molteplici preoccupazioni emerse. Ma non solo: questi dati stabiliscono, concretamente, la fine di una
generazione storica e mostrano la netta diversità dagli italiani del passato che hanno invece scritto la storia del mondo, dell'arte e della scienza.
Oggi non siamo più niente di ciò che eravamo; siamo diventati un branco di incerti, confusi, insicuri, spaventati, rammolliti, zombi che tirano a campare.

Questi i dati del rapporto Censis 2023:
- l'84% degli italiani vive con paura a causa dei cambiamenti climatici.
- il 73,4% esprime preoccupazione per il futuro del Paese a causa dei suoi problemi strutturali.
- il 73% ritiene che l'Italia affronterà un aumento degli arrivi di migranti a causa dei sconvolgimenti globali.
- il 53% teme il collasso finanziario dello Stato.
- il 60% ha paura di un possibile conflitto globale.
- il 50% ritiene che il Paese non sia sufficientemente difeso contro il terrorismo.

Queste percentuali delineano un quadro di ansie diffuse e la quasi totalità della popolazione sembra rimanere del tutto anestetizzata,
"sonnambula", incapace di reagire in modo significativo agli eventi.

Il Censis rivela anche dati demografici allarmanti, con una prospettiva per il 2040 in cui solo il 25,8% delle coppie avrà figli. Nel 2050,
l'Italia si troverà a perdere complessivamente 4,5 milioni di residenti, con un aumento significativo della popolazione anziana.
Ciò comporterà una stima di quasi 8 milioni di persone in meno in età attiva, con impatti preoccupanti sull'economia e sul sistema produttivo.

Nonostante l'aumento dichiarato dal Governo del del 2,4% dell'occupazione (dato che non trova corrispondenza nel quotidiano
e nella realtà reale lavorativa del paese) l'Italia rimane comunque l'ultima, il fanalino di coda nell'Unione europea per
il tasso di disoccupazione che è altissimo. Basti pensare che su 100 under 30, il 69% risulta essere senza lavoro, incapace
di trovare un impiego contrattualizzato o in linea con la preprazione universitaria acquisita.

Il sondaggio evidenzia anche una netta divergenza tra le posizioni della popolazione e l'agenda politica. Il 74% degli italiani
è favorevole all'eutanasia, il 70,3% sostiene l'adozione da parte dei single e il 54,3% la sostiene anche per le coppie omosessuali.
Questi risultati suggeriscono una crescente disaffezione dei cittadini verso la politica, poiché molte
 di queste tematiche rimangono ignorate o affondate dal Parlamento.

Il Censis sottolinea che gli italiani residenti all'estero superano il numero degli stranieri in Italia, con quasi 6 milioni di connazionali
all'estero, rappresentanti oltre il 10% della popolazione totale. Un aumento del 36,7% negli ultimi dieci anni testimonia un'ulteriore emigrazione,
principalmente concentrata nella fascia di età tra i 18 e i 34 anni.

In conclusione, il sondaggio del Censis fotografa l'attuale società italiana, con una istantenea da brivido, che mostra
una decadenza totale in ogni settorte e in ogni realtà; un fallimento mai visto prima: sociale, politico, culturale e comportamentale.




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GLI SPECIALI DE L'AUDACE

𝐀𝐋𝐋𝐀𝐑𝐌𝐄 𝐒𝐀𝐋𝐔𝐓𝐄: 𝐕𝐈𝐑𝐔𝐒 𝐄 𝐍𝐔𝐎𝐕𝐈 𝐁𝐀𝐓𝐓𝐄𝐑𝐈 𝐈𝐍 𝐀𝐑𝐑𝐈𝐕𝐎.
𝐋'𝐈𝐍𝐅𝐋𝐔𝐄𝐍𝐙𝐀 𝐒𝐈 𝐃𝐈𝐅𝐅𝐎𝐍𝐃𝐄 𝐕𝐄𝐋𝐎𝐂𝐄𝐌𝐄𝐍𝐓𝐄 𝐄 𝐈 𝐂𝐎𝐍𝐓𝐀𝐆𝐈
𝐃𝐀 𝐂𝐎𝐕𝐈𝐃 𝐒𝐎𝐍𝐎 𝐈𝐍 𝐏𝐑𝐄𝐎𝐂𝐂𝐔𝐏𝐀𝐍𝐓𝐄 𝐀𝐔𝐌𝐄𝐍𝐓𝐎. 𝐓𝐈𝐌𝐎𝐑𝐄
𝐀𝐍𝐂𝐇𝐄 𝐏𝐄𝐑 𝐈𝐋 "𝐌𝐘𝐂𝐎𝐏𝐋𝐀𝐒𝐌𝐀 𝐏𝐍𝐄𝐔𝐌𝐎𝐍𝐈𝐀𝐄", 𝐈𝐋 𝐁𝐀𝐓𝐓𝐄𝐑𝐈𝐎
𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐏𝐎𝐋𝐌𝐎𝐍𝐈𝐓𝐄 𝐂𝐇𝐄 𝐂𝐎𝐋𝐏𝐈𝐒𝐂𝐄 𝐒𝐎𝐏𝐑𝐀
𝐓𝐓𝐔𝐓𝐓𝐎 𝐈 𝐆𝐈𝐎𝐕𝐀𝐍𝐈.

 
Dopo la Cina, il boom delle polmoniti "sospette" interessa anche il Vietnam e soprattutto la Francia: nell’ultima settimana
è emerso un aumento delle infezioni del 44% nei bambini da zero a due anni e del 23% per quelli dai 2 ai 14 anni.
Non si tratta, almeno per il momento, di un allarme vero e proprio, ma l’aumento anomalo di casi di polmonite nei bambini
e nei ragazzi sotto i 15 anni, preoccupa tutto il mondo. La Francia, una delle regioni per ora più colpite, dopo la Cina e il Vietnam,
nelle ultime settimane sta monitorando con attenzione la situazione.

L’aumento dei casi è dovuto al "Mycoplasma pneumoniae", un batterio che sembrerebbe essere il responsabile dei tanti casi di
 polmoniti tra i giovanissimi pazienti che arrivano nei pronto soccorso con forte affaticamento, febbre, tosse persistente e profonda:
una sintomatologia che nelle ultime settimane è stata tra le prime otto cause di ricorso alle cure d'urgenza. Più in generale,
per la pediatria, l'attività assistenziale per queste patologie risulta raddoppiata rispetto alle ultime due stagioni.

La commissione sanitaria nazionale cinese, su richiesta dell’OMS che ha chiesto chiarimento sull’aumento dei casi di polmonite,
ha riferito che i recenti gruppi di infezioni respiratorie sono dovuti a una sovrapposizione di patogeni già conosciuti,
e cioè di virus comuni come influenza, rinovirus, virus respiratorio sinciziale o RSV, adenovirus, e da batteri come il Mycoplasma pneumoniae,
 un comune responsabile di infezioni del tratto respiratorio che colpisce sopratutto i bambini. Si esclude quindi la presenza di un nuovo virus.
 La commissione ha poi invitato le autorità locali ad aprire più ambulatori per la cura della febbre e a promuovere le vaccinazioni
tra i bambini e gli anziani. Secondo il Consiglio di Stato cinese, l’influenza raggiungerà un picco tra l’inverno e la primavera,
mentre le infezioni da Mycoplasma pneumoniae rimarranno elevate in alcune aree. Non esclude, inoltre, una ripresa dei contagi da Covid-19.

In Italia i casi di Covid-19 sono tornati a crescere. Nella terza settimana di novembre l’aumento è stato del 31% rispetto alla seconda,
con un’incidenza di 76 casi ogni 100 mila abitanti (due settimane fa era di 58). Secondo i dati del ministero della Salute,
in totale sono stati registrati i 44.955 nuovi casi, con un tasso di positività salito al 17,6%, rispetto al 15,3% della settimana precedente.
Un incremento che corrisponde anche a una maggiore occupazione dei posti letto nelle strutture ospedaliere
 (+7,7%), mentre i decessi sono stati 235 (in crescita dai 192 di sette giorni fa).

Il Ministerò della Sanità però non ritiene questi dati ancora così preoccupanti tanto da modificare le disposizioni attualmente in vigore.
A tutt'oggi, in caso di positività, non esiste alcun obbligo di isolamento, ma semplicemente una "raccomandazione" a rimanere in casa
 e a non avere meno contatti con altre persone, fino a che i sintomi non sono svaniti. Lo stesso vale per la mascherina:
non sono segnalate situazione in cui è previsto lobbligo di indossarla. E' solo fortemente "consigliato" di indossarla quando
 si è positivi e si entra in contatto con soggetti fragili.

I lavoratori contagiati dal Covid possono fare il certificato dal proprio medico di base e comunicare al datore di lavoro
i giorni di malattia, come nel caso dell’influenza. Il medico può decidere di effettuare per la prima volta, o nuovamente,
il tampone per verificare la positività al Covid. Stesse condizioni per gli studenti: non sono obbligati all’isolamento e vige sempre,
e solo, la "raccomandazione" di restare a casa se contagiati, e se si manifestano febbre e altri sintomi gravi.

Non ci sono più regole nemmeno per quanto riguarda i trasporti e la frequentazione di luoghi pubblici. Non esiste divieto nel caso
 di positività al Covid, e in tutto si affida al buon senso dei cittadini di rimanere a casa se si manifestano i sintomi della malattia,
 o di utilizzare la mascherina secondo la propria coscienza. Il tampone può essere sempre effettuato in Farmacia
 o dal medico di famiglia. il risultato positivo viene comunicato dalla Asl e appare direttamente sul portale sanitario sui siti di ciascuna regione.
I test acquistati in farmacia e svolti a casa non hanno validità ufficiale.

Più severe invece le regole all’interno degli ospedali e delle Rsa, gli unici posti dove la mascherina è ancora obbligatoria
nei reparti che ospitano anziani e persone fragili, sia per il personale medico-sanitario sia per amici e familiari che vanno
 a trovare i pazienti durante gli orari di visita. Ogni ospedale può stabilire le proprie disposizioni a seconda delle esigenze dei pazienti
 o delle condizioni dei reparti. Il ministero della Salute, inoltre, ha specificato che per chi deve essere ricoverato
o chi entra in pronto soccorso il tampone è obbligatorio sono se il paziente mostra sintomi influenzali.

I dati in rialzo dei nuovi contagi di Covid-19 sono in netto contrasto con quelli delle vaccinazioni. L’età media dei pazienti ricoverati in ospedale
 è di 77 anni e la campagna di somministrazione della dose stagionale di vaccino anti-Covid tra gli ultra 60enni è ornai ferma al 4%.

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𝐑𝐀𝐆𝐀𝐙𝐙𝐀 𝐃𝐈 𝟏𝟗 𝐀𝐍𝐍𝐈 𝐈𝐍 𝐏𝐄𝐑𝐈𝐂𝐎𝐋𝐎:
𝐒𝐀𝐋𝐕𝐀𝐓𝐀 𝐆𝐑𝐀𝐙𝐈𝐄 𝐀𝐋 "𝐒𝐈𝐆𝐍𝐀𝐋 𝐅𝐎𝐑 𝐇𝐄𝐋𝐏",
𝐈𝐋 𝐆𝐄𝐒𝐓𝐎 𝐈𝐍𝐓𝐄𝐑𝐍𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐀𝐋𝐄 𝐃𝐈 𝐑𝐈𝐂𝐇𝐈𝐄𝐒𝐓𝐀 𝐃'𝐀𝐈𝐔𝐓𝐎
 𝐏𝐄𝐑 𝐕𝐈𝐓𝐓𝐈𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐕𝐈𝐎𝐋𝐄𝐍𝐙𝐀 𝐒𝐄𝐒𝐒𝐔𝐀𝐋𝐄.


 
Milano - E' ormai qualcosa che ogni giorno accade e che dobbiamo, tutti quanti trovare il modo di fermare, arginare, bloccare e combattere.
La prima cosa che tutti dobbiamo fare è prestare attenzione, essere svegli, attenti, perchè anche solo la comprensione di un pericolo imminente
 può salvare la vita a qualcuno. Questa volta lo spavento e la disavventura sono toccati a una 19enne italiana di seconda generazione,
ed è è stata salvata da un possibile stupro solo grazie all'intuito e all'attenzione di una commessa del Mc. Donald di via Torino a Milano,
che ha riconosciuto il "Signal for Help" fattole dalla ragazza, il segnale internazionale d'aiuto per le vittime di violenza sessuale.

La 19enne, che chiameremo Sara, residente in provincia di Bergamo, era venuta a Milano per assistere a un concerto, e ha conosciuto
 un gruppo di ragazzi con cui chiacchierare in Piazza del Duomo. Tra questi però c'era anche quello che poi è diventato il aggressore,
un 23enne marocchino senza fissa dimora. I due hanno iniziato a parlare dopo che il gruppo si è sciolto
 e dopo un po' il ragazzo ha proposto alla giovane di fare una passeggiata.

Arrivati in piazza della Scala però, il marocchino ha iniziato a fare avances alla ragazza, a palpeggiarla e, al rifiuto di Sara, 
secondo quanto raccontato della 19enne, ha iniziato a minacciarla, dicendole che se si fosse allontanata l'avrebbe "fatta a pezzi".
Sara da qual momento è rimasta impietrita e non è stata in grado di scappare o di chiedere aiuto.

Il marocchino le ha ordinato di seguirla, perchè l'avrebbe portata nella sua abitazione nei pressi della zona Ticinese. L'ha presa per mano
e l'ha costretta a seguirlo a piedi. Mentre camminavano sono passati davanti a un McDonald's dove Sara ha notato una dipendente
 che stava chiudendo il locale. Ha tentato di avvicinarsi a lei con la scusa di poter andare in bagno ma la commessa
 le ha detto che i servizi erano già stati chiusi al pubblico. E' stato in quel momento che Sara ha tentato il tutto per tutto: mentre parlava
con la commessa le ha mostrato il segnale di aiuto stando attenta che il suo rapitore non la notasse. 

La commessa per fortuna ha subito riconosciuto il gesto perchè, e a volte il caso è proprio benevolo, è stata lei stessa a diffondere
 la conoscenza del Signal for Help sul suo profilo social. La dipendendente di Mc Donald ha immediatamente chiamato
 il 112 e la polizia, subito intervenuta, è riuscita a rintracciare Sara e il suo aggressore prima che arrivassero nella abitazione,
arrestando il marocchino e portando Sara in ospedale per accertamenti, dato che aveva segni di ferite
sulle braccia e sul volto oltre ad essere visibilmente sotto shock.

La storia di Sara è un esempio di come sia importante essere attenti ai segnali di aiuto delle donne. Il "Signal for Help"
è un gesto semplice, ma può salvare la vita. È importante diffondere la conoscenza di questo gesto e insegnare a tutti a riconoscerlo.
Ognuno di noi, infatti, può fare la differenza.

L'Audace, un anno fa, ha pubblicato un piccolo vademecum per evitare situazioni a rischio e per riconoscere i segnali
di pericolo in caso di una donna che subisce violenza. Ecco alcuni dei segnali più comuni: un cambiamento repentino di umore
 o di comportamento; un atteggiamento di chiusura o di isolamento: una diminuzione dell'autostima o della fiducia;
l'uso improvviso di alcol o droghe; la presenza di lesioni o lividi. Se notate uno di questi segnali, è importante intervenire.
Potete chiedere alla persona se sta bene e se ha bisogno di aiuto. Oppure, potete contattare un centro antiviolenza o le forze dell'ordine.
(https://www.facebook.com/laudaceonline/posts/pfbid0eu1CE5HyYG2M6uiajvC3XwS7scBgnUw4B8nKu9S76FJBYA7fJkwNkP6KngGphjhMl)

La storia di Sara è una storia, purtroppo, che può accadere tutti i giorni, e la commessa del Mc. Donald
ha dimostrato intelligenza, attenzione, coraggio e solidarietà.




 
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𝐀𝐂𝐈𝐃𝐎 𝐂𝐎𝐍𝐓𝐑𝐎 𝐋𝐀 𝐄𝐗: 𝐋𝐀 𝐆𝐈𝐔𝐒𝐓𝐈𝐙𝐈𝐀 𝐇𝐀 𝐅𝐀𝐋𝐋𝐈𝐓𝐎 𝐃𝐈 𝐍𝐔𝐎𝐕𝐎

Ancora tutti scossi e sdegnati per il femminicidio di Giulia Cecchettin, uccisa a coltellate dal suo ex fidanzato e lasciata morire
 dissanguata dopo una lunga agonia, dobbiamo subito fare i conti con un'altra aggressione brutale e vigliacca, un crimine odioso
 che ha colpito un'altra giovane donna innocente. E per l'ennesima volta, la giustizia italiana ha fallito
 nel proteggere una vittima che aveva già denunciato il suo aggressore.

La vicenda è quella di una ragazza di 23 anni, aggredita dall'ex fidanzato, Said Cherrah, 25 anni, nella zona industriale di Erba,
 in provincia di Como. L'uomo ha gettato acido muriatico sul viso e sul corpo della giovane, che è stata portata in ospedale con gravi ustioni.

Cherrah è stato arrestato dai carabinieri, ma la sua liberazione dopo l'arresto per stalking di agosto
è un fatto gravissimo che getta un'ombra sulla giustizia italiana.

La storia purtroppo era nota alle istituzioni. La ragazza aveva denunciato l'ex fidanzato per stalking, e lui l'aveva attesa
 fuori dalla caserma dei carabinieri e le aveva danneggiato l'auto con il crick. Cherrah era stato arrestato,
ma poi aveva ottenuto i domiciliari e a settembre era stato rimesso in libertà con il divieto di avvicinamento alla vittima.
 Un divieto che, evidentemente, non è stato rispettato. L'uomo ha dato appuntamento alla ragazza e l'ha aggredita in modo vile e brutale.

Questa vicenda è un altro fallimento della giustizia italiana. La vittima ha denunciato il suo aggressore,
ma non è stata protetta a sufficienza. Cherrah è stato libero di continuare a perseguitarla e alla fine
ha commesso un crimine orribile. La giustizia italiana deve rivedere le sue procedure per la tutela delle vittime di violenza e stalking.
I provvedimenti restrittivi devono essere più severi e devono essere applicati con maggiore rigore.

Inoltre, è necessario aumentare la sensibilizzazione su questo tema. La violenza nei confronti delle donne
è un problema grave che riguarda tutti, indipendentemente dall'età, dalla classe sociale o dalla provenienza.

La ragazza di Erba è una vittima innocente che ha subito un'aggressione brutale. La giustizia doveva fare di più
 e di tutto per proteggerla e per assicurarsi che l'autore del crimine venisse punito severamente proprio per evitare quanto accaduto oggi.

Inoltre, è necessario fare un passo indietro e chiedersi come sia potuto accadere che un uomo già condannato
per stalking abbia potuto aggredire nuovamente la sua ex fidanzata. La risposta è semplice: la giustizia
italiana non ha fatto il suo dovere, o l'ha fatto male, il che non cambia le cose. I provvedimenti restrittivi
non sono stati applicati in modo efficace e la vittima non è stata protetta.

Questo è un fallimento grave che deve essere affrontato. È necessario cambiare le procedure per la tutela
 delle vittime di violenza e stalking e aumentare la sensibilizzazione su questo tema. Solo così potremo evitare
che tragedie come quella di Erba, e come le oltre 100 dal Gennaio ad oggi, si ripetano.



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GLI   SPECIALI   DE   L'AUDACE
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𝐀𝐋𝐂𝐔𝐍𝐈 𝐆𝐈𝐎𝐑𝐍𝐀𝐋𝐈𝐒𝐓𝐈 𝐒𝐀𝐏𝐄𝐕𝐀𝐍𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋'𝐈𝐌𝐌𝐈𝐍𝐄𝐍𝐓𝐄 𝐀𝐓𝐓𝐀𝐂𝐂𝐎
𝐃𝐈 𝐇𝐀𝐌𝐀𝐒 𝐈𝐍 𝐈𝐒𝐑𝐀𝐄𝐋𝐄 𝐄 𝐍𝐎𝐍 𝐇𝐀𝐍𝐍𝐎 𝐈𝐍𝐅𝐎𝐑𝐌𝐀𝐓𝐎 𝐍𝐄𝐒𝐒𝐔𝐍𝐎?
 
𝚂𝙴 𝙴' 𝚅𝙴𝚁𝙾 𝚂𝙸 𝚃𝚁𝙰𝚃𝚃𝙰 𝙳𝙴𝙻𝙻𝙰 𝙿𝙸𝚄' 𝙶𝚁𝙰𝙽𝙳𝙴 𝚅𝙴𝚁𝙶𝙾𝙶𝙽𝙰
𝙳𝙴𝙻 𝙶𝙸𝙾𝚁𝙽𝙰𝙻𝙸𝚂𝙼𝙾 𝙼𝙾𝙽𝙳𝙸𝙰𝙻𝙴, 𝙿𝙴𝚁𝙲𝙷𝙴' 𝙽𝙾𝙽 𝚂𝙰𝚁𝙴𝙱𝙱𝙴 𝙿𝙸𝚄'
𝙸𝙽𝙵𝙾𝚁𝙼𝙰𝚉𝙸𝙾𝙽𝙴, 𝙼𝙰 𝙲𝙾𝙼𝙿𝙻𝙸𝙲𝙸𝚃𝙰' 𝙸𝙽 𝙰𝚃𝚃𝙸 𝙳𝙸 𝚃𝙴𝚁𝚁𝙾𝚁𝙸𝚂𝙼𝙾.


  (𝖭𝖤𝖫𝖫𝖮 𝖲𝖯𝖤𝖢𝖨𝖠𝖫𝖤 𝖳𝖴𝖳𝖳𝖤 𝖫𝖤 𝖫𝖤𝖦𝖦𝖨 , 𝖨𝖳𝖠𝖫𝖨𝖠𝖭𝖤 𝖤 𝖬𝖮𝖭𝖣𝖨𝖠𝖫𝖨 )


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Misteri e dubbi sul ruolo di 4 fotografi freelance al massacro di Hamas. Sapevano cosa sarebbe successo?  Il governo israeliano e l'organizzazione
non governativa Honest Reporting chiedono spiegazioni alle agenzie di stampa che hanno pubblicato le foto dei quattro giornalisti.

Come ormai sa tutto il mondo il 7 ottobre, un gruppo di terroristi di Hamas ha condotto un sanguinoso attacco alla Striscia di Gaza, uccidendo migliaia di persone,
tra cui molti bambini. Le immagini dell'attentato, riprese da bodycam e dai telefoni dei miliziani, hanno fatto il giro del mondo, suscitando orrore e sdegno.

Tra le immagini che hanno colpito di più, ci sono quelle scattate da quattro fotografi freelance che lavorano per agenzie di stampa internazionali, tra cui
Associated Press e Reuters. Le foto, che mostrano i terroristi in azione, sono state utilizzate da media di tutto il mondo per raccontare l'attentato.

Tuttavia, la presenza di questi fotografi sul luogo dell'attacco ha sollevato una serie di dubbi e interrogativi. Innanzitutto,
come potevano essere presenti lì, così presto, senza l'autorizzazione delle autorità israeliane? In secondo luogo, come facevano a spaere
 cosa sarebbe successo? In terzo luogo, il più atroce: hanno collaborato con i terroristi?

L'organizzazione non governativa Honest Reporting, che da sempre "monitora i media alla ricerca di pregiudizi contro Israele",
ha pubblicato un report in cui solleva questi dubbi. Nel report, Honest Reporting scrive che i quattro fotografi,
Hassan Eslaiah, Yousef Masoud, Ali Mahmud e Hatem Ali, erano già presenti sul luogo dell'attacco prima che i terroristi iniziassero a sparare.

Honest Reporting cita anche alcune prove che suggeriscono che i fotografi fossero a conoscenza del piano dell'attacco. Ad esempio,
Eslaiah ha pubblicato su Twitter un'immagine di sé in piedi davanti a un carro armato israeliano in fiamme, con la didascalia
"In diretta dall'interno degli insediamenti della Striscia di Gaza". Inoltre, Eslaiah è stato visto in un filmato in cui è in moto,
dietro a un miliziano, e sembrerebbe tenere nella mano sinistra una granata.

Le agenzie di stampa che hanno pubblicato le foto dei quattro fotografi, Associated Press e Reuters, hanno affermato di non essere
 a conoscenza degli attacchi prima che accadessero. Tuttavia, hanno sospeso la collaborazione con Eslaiah.

Il governo israeliano ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma di considerare con "severità" le informazioni contenute nel report
 di Honest Reporting. L'ufficio stampa del governo ha etichettato i giornalisti come "complici di crimini contro l'umanità".
I dubbi e le accuse sollevate da Honest Reporting e dal governo israeliano hanno suscitato sdegno e indignazione in tutto il mondo.

Molti commentatori hanno accusato i fotografi di aver violato il codice deontologico del giornalismo, collaborando con un gruppo
terroristico e documentando un crimine contro l'umanità. Altri, invece, hanno sostenuto che i fotografi stavano semplicemente
svolgendo il loro lavoro, documentando un evento storico. Hanno anche affermato che i fotografi non erano a conoscenza
del piano dell'attacco e che non hanno collaborato con i terroristi. La vicenda è ancora in fase di accertamento. Tuttavia, è chiaro
che il ruolo dei quattro fotografi freelance al massacro di Hamas è destinato a rimanere un mistero.

LE LEGGI E LE NORMATIVE SULL'ARGOMENTO:

In Italia, i giornalisti sono tenuti a informare le autorità competenti se sono a conoscenza di atti criminali. Questo obbligo è previsto
dalla legge 3 agosto 1990, n. 241, che regola l'accesso ai documenti amministrativi. L'articolo 26 di questa legge prevede
che chiunque abbia notizia di un reato perseguibile d'ufficio è obbligato a denunciarlo all'autorità giudiziaria. Questa disposizione
si applica anche ai giornalisti, che sono considerati soggetti pubblici ai sensi della legge. L'obbligo di denuncia è un obbligo di legge,
che non può essere derogato da alcun accordo o convenzione. I giornalisti che non denunciano un reato perseguibile
d'ufficio possono essere puniti con la reclusione da sei mesi a due anni.

Inoltre, la legge 18 marzo 2000, n. 71, che disciplina la tutela della riservatezza delle notizie giornalistiche, prevede che
i giornalisti sono tenuti a rivelare alle autorità competenti le notizie che riguardano un reato perseguibile d'ufficio,
se la rivelazione è necessaria per impedire la commissione del reato o per assicurare le prove. In questo caso, il giornalista
non è punibile per la violazione del segreto professionale, beneficio e dovere quest'ultimo, riservato ai soli giornalisti
iscritti nell'elenco dei Professionisti, quindi non esteso ai pubblicisti.

L'obbligo di informare le autorità competenti di atti criminali è giustificato dal fatto che la libertà di informazione non può essere assoluta.
Il diritto di cronaca, infatti, deve essere bilanciato con il diritto alla sicurezza e alla giustizia. La denuncia dei reati
è un importante strumento per garantire la tutela dei diritti dei cittadini e per assicurare l'ordine pubblico. I giornalisti, in quanto
 soggetti pubblici, hanno un ruolo fondamentale in questo processo.

Ma le norme che obbligano i giornalisti a informare le autorità competenti di atti criminali
sono presenti in molti paesi del mondo. In Europa, l'obbligo di denuncia è previsto dalla Convenzione europea
dei diritti dell'uomo, che è stata ratificata da tutti i paesi dell'Unione europea. L'articolo 6 della Convenzione prevede che
chiunque abbia notizia di un reato perseguibile d'ufficio è obbligato a denunciarlo all'autorità giudiziaria.

In molti paesi europei, l'obbligo di denuncia è previsto anche da leggi nazionali. Ad esempio, in Francia, l'articolo 40
del codice di procedura penale prevede che chiunque abbia notizia di un reato perseguibile d'ufficio è obbligato a denunciarlo all'autorità giudiziaria.

In America, l'obbligo di denuncia è previsto dalla Convenzione americana sui diritti umani, che è stata ratificata da molti paesi del continente.
L'articolo 29 della Convenzione prevede che chiunque abbia notizia di un reato perseguibile d'ufficio è obbligato a
denunciarlo all'autorità giudiziaria. In molti paesi americani, l'obbligo di denuncia è previsto anche da leggi nazionali. Ad esempio, negli Stati Uniti,
l'articolo 312 del codice penale federale prevede che chiunque abbia notizia di un reato perseguibile d'ufficio è obbligato a denunciarlo all'autorità giudiziaria.

In Asia, l'obbligo di denuncia è previsto da molte leggi nazionali. Ad esempio, in Cina, la legge sulla prevenzione e repressione dei reati
prevede che chiunque abbia notizia di un reato perseguibile d'ufficio è obbligato a denunciarlo all'autorità giudiziaria.

In Africa, l'obbligo di denuncia è previsto da molte leggi nazionali. Ad esempio, in Sud Africa, la legge sulla polizia prevede
che chiunque abbia notizia di un reato perseguibile d'ufficio è obbligato a denunciarlo all'autorità giudiziaria.

In generale, l'obbligo di denuncia dei reati è giustificato dal fatto che la libertà di informazione non può essere assoluta. Il diritto di cronaca,
infatti, deve essere bilanciato con il diritto alla sicurezza e alla giustizia. La denuncia dei reati è un importante strumento per garantire
la tutela dei diritti dei cittadini e per assicurare l'ordine pubblico. I giornalisti, in quanto soggetti pubblici, hanno un ruolo fondamentale in questo processo.

Solo in alcuni casi, l'obbligo di denuncia dei reati può essere derogato. Ad esempio, il giornalista può essere esonerato dall'obbligo
di denuncia se la denuncia potrebbe mettere in pericolo la vita o l'integrità fisica di una persona; se la denuncia potrebbe
compromettere la riservatezza di una fonte e se la denuncia riguarda un reato che è già stato denunciato da altri soggetti. Inoltre,
il giornalista può essere esonerato dall'obbligo di denuncia se la denuncia è finalizzata a impedire la commissione di un reato più grave.
Ad esempio, un giornalista che è a conoscenza di un piano per commettere un attentato terroristico può essere esonerato
dall'obbligo di denuncia se la denuncia potrebbe mettere in pericolo la vita di innocenti.

L'obbligo di denuncia dei reati è stato comunque criticato da alcuni giornalisti, specialmente della stampa estera,
che lo considerano una violazione della libertà di informazione. I critici sostengono che l'obbligo di denuncia potrebbe dissuadere
 i giornalisti dal pubblicare notizie che potrebbero portare alla denuncia di reati. Inoltre, i critici sostengono che l'obbligo
di denuncia è arbitrario, in quanto non è sempre chiaro quali reati siano perseguibili d'ufficio. I critici sottolineano
che l'obbligo di denuncia potrebbe portare alla denuncia di reati che non sono effettivamente reati, o che sono di scarsa rilevanza pubblica.

Nonostante le critiche, l'obbligo di denuncia dei reati è una norma presente in molti paesi del mondo. La norma è giustificata
dal fatto che la libertà di informazione non può essere assoluta, e che la tutela dei diritti dei cittadini e dell'ordine pubblico è un obiettivo importante.


  


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𝐌𝐈𝐋𝐀𝐍𝐎:
"𝐀𝐈𝐔𝐓𝐀𝐓𝐄𝐂𝐈 𝐀 𝐒𝐀𝐋𝐕𝐀𝐑𝐄 𝐆𝐋𝐈 𝐎𝐒𝐓𝐀𝐆𝐆𝐈 𝐈𝐒𝐑𝐀𝐄𝐋𝐈𝐀𝐍𝐈"
𝐓𝐀𝐍𝐓𝐄 𝐅𝐎𝐓𝐎 𝐀𝐏𝐏𝐄𝐒𝐄 𝐈𝐍 𝐌𝐀𝐓𝐓𝐈𝐍𝐀𝐓𝐀 𝐍𝐄𝐋 𝐂𝐄𝐍𝐓𝐑𝐎 𝐂𝐈𝐓𝐓𝐀'.


Foto di ostaggi israeliani tenuti prigionieri da Hamas a Gaza sono apparse all'alba di oggi in varie zone del centro città. Le immagini, in bianco e nero,
ritraggono i volti dei cinque cittadini israeliani rapiti nel maggio scorso  da un gruppo di miliziani del movimento islamico palestinese.

Le foto sono state appese a delle cabine telefoniche, in piazza Castello, piazza Cordusio, negli ingressi delle metropolitane in piazza del Duomo.
I manifesti, di grandi dimensioni, riportano anche una didascalia in italiano e in inglese che chiede la liberazione degli ostaggi.

"Queste foto degli ostaggi da Hamas, tenuti prigionieri a Gaza, pubblicate all'alba oggi a Milano, significano molto per me", scrive un utente su Twitter, Anshel Pfeffer.
"Milano è dove mia nonna trovò rifugio quando fuggì dalla Germania nazista e mio nonno la incontrò  e ricostruì la sua vita dopo essere sopravvissuto ai campi".

Al momento non è noto chi ha portati avanti questo blitz nelle prime ore dell'alba. Probabilmente si tratta di un'iniziativa di un gruppo
 di attivisti che vogliono sensibilizzare l'opinione pubblica sulla sorte degli ostaggi israeliani.

Il rapimento dei cinque cittadini israeliani ha suscitato grande clamore in tutto il mondo. Hamas ha chiesto in cambio della loro liberazione la liberazione
di oltre 2.500 prigionieri palestinesi detenuti in Israele. L'esercito israeliano ha lanciato una serie di attacchi contro Gaza per cercare
 di liberare gli ostaggi, ma finora le operazioni non hanno avuto successo.

Le foto apparse a Milano rappresentano un nuovo colpo di scena in questa vicenda che si trascina ormai da mesi.





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GLI SPECIALI DE L’AUDACE

GIORGIO ALMIRANTE: GIORNALISTA, DECORATO
CON LA CROCE DI GUERRA AL VALOR MILITARE,
PADRE DELLA DESTRA ITALIANA DEL DOPOGUERRA,
OGGI  E’ SOLO UNO SCOMODO IDEALE DIMENTICATO.

 di Salvatore Giuliano

Per chi crede che da un anno in Italia ci sia un Governo di Destra è arrivato il momento di ricredersi e di documentarsi,
facendo un passo indietro nella storia d’Italia per capire cosa sia veramente la destra italiana, e quali siano i valori che incarna
e che dovrebbero rappresentare un popolo con degli ideali inossidabili, e non ballerini o intermittenti in base al tornaconto economico
 o di altri compromessi tipici di una politica che mai la destra italiana ha rappresentato e rappresenta. Il Governo Meloni, ideologicamente,
non ha nulla a che fare con la destra identitaria nata nel dopoguerra, non si configura con le radici di una destra autentica, sociale e patriottica;
radici piantate da Giorgio Almirante, segretario del Movimento Sociale Italiano, diventato poi M.S.I-DN, poi annacquato in AN
 dopo la svolta di Fiuggi, fino a trasformarsi in un ibrido partito di destra apparente come FDI. Oggi quasi tutti i movimenti giovanili
 della destra si sono dissociati dalla politica di questo governo e contestano apertamente le scelte e le posizioni prese dal Premier,
perché le  ritengono antisociali, e questo è sempre stato un punto fermo della vera destra italiana, e soprattutto le considerano
non identitarie nel complesso panorama della confusione politica generale.

E’ impossibile, e sarebbe comunque anche scorretto ideologicamente solamente ipotizzarlo, fare oggi un confronto
di parallelismo personale tra Giorgia Meoni e Giorgio Almirante, ma è evidente che la destra italiana,
allo stato dei fatti attuali, non esiste più. Perché le manovre finanziarie, gli interventi generali, la ferma convinzione europeista
e gli atteggiamenti unilaterali assunti nei confronti della geopolitica nel conflitto bellico russo/ucraino, spostano l’asse ideologico
di un movimento nato con la volontà di dare al paese una identità autoctona e ben precisa, mantenendo integri i valori
 della sicurezza, degli interventi sociali, del funzionamento della pubblica amministrazione, e dell’impegno primario, e principe,
 di garantire al paese solidità, ordine e osservanza di leggi giuste e applicate con giustezza.

Tutto questo oggi non c’è, non esiste, e FDI non sta cercando di ripristinare un equilibrio che da anni e anni
questo paese non ha più, e non certo per colpa di FDI. Ha trovato sicuramente uno sfacelo, e questo è innegabile,
ma le scelte e la politica che questo governo sta attuando e sta intraprendendo, non hanno nulla a che vedere
 con qualcosa che ricalca gli schemi e le matrici della destra nazionale ideata e voluta e costruita a fatica da Giorgio Almirante.
E non è certo in merito alle piccole manchevolezze e alla polemica sterile del nome delle vie da dedicare al compianto
 segretario del MSI che si possono identificare le numerose,  e troppe,  incongruenze politiche di questo Governo.
Per quanto, anche sull’argomento della dedica delle vie, qualche parola da dire in merito ci sarebbe pure: per anni FDI,
quando era all’opposizione, ha fatto battaglie durissime per ottenere l’autorizzazione di intitolare vie e piazze
a Giorgio Almirante; autorizzazioni sempre negate, ma oggi che si trova al comando di una nazione sembra aver dimenticato ogni cosa.
Nel 2016 Giorgia Meloni, in corsa per la poltrona di Sindaco a Roma, lanciò il suo anatema: “da sindaco intitolerò una
 strada ad Almirante e non ci daremo mai per vinti”: ma Giorgia Meloni non è mai diventata Sindaco,
però adesso che è addirittura la prima carica dello Stato, non ha tempo e voglia di ricordarsi quello che aveva
 in mente di fare quando era candidata a diventare il primo cittadino della Capitale.

Tutt’altra pasta insomma; tutt’altra capacità e coerenza politica, ma soprattutto tutt’altra destra, che non si può né paragonare
 né confrontare con chi la destra in Italia l’ha costruita nel dopoguerra, con grande difficoltà e con avversari ostili
e difficili da sbaragliare, perché agguerriti e senza la minima voglia di cedere il passo a un uomo che oggi, seppur ricordato
con estremo rispetto da tutte le forze politiche, anche quelle contrarie e avversarie, non è diventato altro che uno scomodo confronto
con gli ideali, gli spessori e la profondità, l’onestà intellettuale e politica, che nulla hanno a che vedere con quelli di Giorgio Almirante.

Almirante è nato a Salsomaggiore Terme il 27 giugno 1914 ed è deceduto a Roma il 22 maggio 1988. E’ stato uno dei più amati
e detratti politici italiani. Funzionario del regime fascista durante la Repubblica Sociale Italiana, per la quale ricoprì la carica
 di capo di gabinetto al Ministero della cultura popolare, fu esponente di spicco della Prima Repubblica mantenendo la carica
di deputato dal 1948 alla sua morte. Nel dopoguerra fu di fatto il fondatore del Movimento Sociale Italiano, un partito
dalla netta e inconfondibile matrice destrorsa, e di cui fu segretario tra il 1947 ed il 1950 e, successivamente, tra il 1969 ed il 1987,
appoggiò la fusione con gli esponenti monarchici che comportò la ridenominazione del partito in Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale.

Adolescente a  Torino  si iscrisse al Ginnasio e prese la maturità Classica  a Roma all’inizio degli anni Trenta. Si iscrisse alla facoltà
 di lettere e filosofia della Sapienza e si dedicò al giornalismo politico diventando  praticante al quotidiano Il Tevere.
Dopo il conseguimento della laurea e dopo il servizio militare, tornò al giornale dove divenne caporedattore.
Nel 1938 fu segretario di redazione della rivista “la difesa della razza”, ma nel dopoguerra, in più occasioni, ripudiò
le tesi che aveva sostenuto sulla questione razziale, e  nel 1940 fu  corrispondente di guerra al fronte africano e venne
decorato di Croce di guerra al valor militare. Il 26 luglio 1943, il giorno successivo alla caduta del fascismo, Almirante
andò regolarmente al lavoro a Il Tevere con il distintivo del Partito nazionale fascista (PNF) sulla giacca, e tra il luglio e il settembre
 del 1943 aveva trovato lavoro al ministero della Cultura Popolare, dove diventerà capogabinetto nel maggio del 1944.

Al contrario di quanto molti credono nella RSI Almirante non svolse attività propriamente politica, ma soprattutto burocratica e giornalistica.
Nei giorni dell’insurrezione, Almirante trovò rifugio a Milano nell’abitazione di Emanuele Levi, un amico ebreo e compagno di scuola a Torino,
a cui aveva anche cercato di evitare al padre la deportazione in Germania. Alla fine del 1947 si misurò con le prime elezioni che coinvolsero
il MSI che sfiorò il 4%  dei consensi. Volle dare al Partito una impostazione fortemente identitaria riproponendo
le riforme sociali della RSI e allontanando la prospettiva di un semplice anticomunismo.

Almirante mostrò da segretario del movimento la sua principale abilità, che poi fu una costante nella sua vita politica,
ovvero l’inossidabile legame con la base dei militanti. La sua correttezza parlamentare, il suo permanere orgogliosamente
all’opposizione, senza alcuna speranza di raggiungere il potere, erano dimostrazione di una pratica accettazione delle
regole dello Stato democratico, senza mai dimenticare però le sue origini di pensiero. Il fascismo per Almirante, come per tutto il MSI,
non era tanto un’ideologia, quanto un “vissuto”, un comportamento, uno stile di vita. Si potevano accettare lo Stato democratico, le elezioni,
il suffragio popolare, ma alla condizione di non dovere, contemporaneamente, rinnegare se stessi e il proprio passato.

Dal punto di vista politico, Almirante ritenne l’umanesimo del lavoro e del sociale come struttura portante della società
che aveva in mente: le proposte politiche alle quali fu più legato, e che propose costantemente e con forza, furono la integrazione
della rappresentanza parlamentare e la partecipazione agli utili e alla gestione delle imprese che, insieme con la repubblica presidenziale,
non dovevano lasciare nessun italiano indietro, perchè Almirante ha sempre sostenuto con fermezza e caparbietà che non si dovevano creare sacche
 di ricchezza o di povertà, ma una società giusta ed equilibrata dove, appunto, il sociale ne diventasse la bandiera e lo stemma.

La grande popolarità conquistata dal MSI accrebbe ulteriormente con la campagna per il ritorno di Trieste all’Italia e il successo alle elezioni del 1953.
Nel 1969 Almirante tornò alla segreteria del Partito, che gestì proseguendo con la sua incrollabile politica di destra che aveva caratterizzato
la segreteria precedente, con il nuovo nome aggiunto al vecchio MSI: DN, Destra Nazionale, a significare un forte ancoraggio a destra
con i monarchici e con i cattolici. I risultati vennero alle elezioni amministrative del 1971 e alle politiche del 1972,
quando raggiunse il suo massimo storico: 8,6% alla Camera e 9,1% al Senato, quasi tre milioni di voti per complessivi 81 parlamentari.
Nel 1974 il MSI-DN decise di appoggiare il referendum abrogativo della legge sul divorzio, introdotta nel 1970.
Dopo il congresso del 1977 iniziò un’altra fase della seconda segreteria di Almirante e  quattro anni dopo, nelle elezioni anticipate del 1987,
 ci fu  un lieve ridimensionamento dei consensi. Fu così indetto il XV congresso a Sorrento nel Dicembre del 1987,
dove Almirante  raccomandò di diffidare dalle storicizzazioni, perché potevano essere un’anticamera della liquidazione.
Un paio di mesi prima del congresso, indicò il possibile successore in Gianfranco Fini. Almirante ribadì il concetto:
“noi siamo quello che fummo, e saremo domani quello che siamo”.  Ricoprì la carica ancora per soli quattro mesi:
 la sua salute, già precaria, peggiorò e, dopo un’ultima operazione, morì il 22 maggio 1988. 


       


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𝐆𝐈𝐀𝐌𝐁𝐑𝐔𝐍𝐎 𝐒𝐄𝐆𝐍𝐀𝐋𝐀𝐓𝐎 𝐀𝐋 𝐂𝐎𝐍𝐒𝐈𝐆𝐋𝐈𝐎 𝐃𝐈 𝐃𝐈𝐒𝐂𝐈𝐏𝐋𝐈𝐍𝐀
 𝐃𝐄𝐋𝐋'𝐎𝐑𝐃𝐈𝐍𝐄 𝐃𝐄𝐈 𝐆𝐈𝐎𝐑𝐍𝐀𝐋𝐈𝐒𝐓𝐈 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐋𝐎𝐌𝐁𝐀𝐑𝐃𝐈𝐀.
𝐋𝐎 𝐒𝐏𝐎𝐓 "𝐆𝐈𝐀𝐌𝐁𝐑𝐔𝐍𝐎/𝐄𝐒𝐒𝐄𝐋𝐔𝐍𝐆𝐀" 𝐃𝐈𝐕𝐄𝐍𝐓𝐀 𝐕𝐈𝐑𝐀𝐋𝐄.


 
Andrea Giambruno, ex compagno della premier Giorgia Meloni, è stato segnalato dall'Ordine dei giornalisti della Lombardia al Consiglio
 di disciplina territoriale in merito ai fuorionda trasmessi del tg satirico Striscia la Notizia. Giambruno, 42 anni, è giornalista pubblicista dal 2014.

Sotto la lente in particolare, le possibili violazioni del Codice etico, che all'articolo 8 recita che "il Gruppo Mediaset rifiuta ed esclude
ogni forma di sfruttamento dei lavoratori, salvaguarda gli stessi da atti di violenza psicologica e contrasta qualsiasi atteggiamento
o comportamento lesivo della persona e/o discriminatorio posto in essere in base a sesso, età, razza, lingua, nazionalità, religione,
condizioni personali e sociali, orientamento sessuale, opinioni politiche e sindacali". Lo stesso articolo precisa che i dipendenti di
Cologno Monzese sono tenuti ad "impegnarsi per prevenire il verificarsi di discriminazioni, atti e/o comportamenti lesivi della dignità della persona,
contribuendo al raggiungimento di tale obiettivo anche attraverso relazioni interpersonali e contegni individuali rispettosi della sensibilità altrui".
Inoltre il Gruppo "esige che nelle relazioni di lavoro non sia dato luogo a molestie o ad atteggiamenti comunque riconducibili
 a pratiche di mobbing o simili, che sono tutti, senza eccezione, proibiti".

In caso di procedura disciplinare, non ancora decisa, il primo atto abitualmente è una lettera di contestazione, con il coinvolgimento degli
organi sindacali; il destinatario può rispondere con le controdeduzioni e al termine dell'iter possono scattare le sanzioni, che arrivano fino al licenziamento.

È attesa quanto prima anche la decisione di Mediaset sul futuro di Andrea Giambruno conduttore della rubrica Diario del giorno
di Retequattro che il 20 ottobre si è autosospeso per una settimana, in accordo con la direzione di testata, dopo la diffusione
di alcuni fuorionda sessisti da parte di Striscia la notizia e dopo la rottura con Giorgia Meloni annunciata via social dalla premier.

Le ombre sul comportamento di Giambruno sono calate quando durante la diretta della sua trasmissione, in cui si affrontava
 il tema delicato delle violenze sessuali subite da alcune ragazze dopo una festa, il conduttore ha dichiarato che:
"una ragazza quando esce dovrebbe fare attenzione a non bere troppo, a non ubriacarsi, altrimenti corre il rischio che il Lupo lo trova!".
Questa uscita infelice è stata subito criticata sia dalla Rete che dai Media e Giambruno, nel tentativo di correre ai ripari,
il giorno dopo ha cercato di chiarire, senza riuscirci, che il suo voleva solo essere un avvertimento, un monito, da genitore,
ai ragazzi, proprio per non incorrere in situazioni pericolose per loro. Ma ha ottenuto il risultato contrario e a niente è valso
il suo tentativo di correre ai ripari. Il Premier in quella circostanza ha cercato di dirimere le polemiche senza entrare
troppo nel merito, sperando che il polverone si abbassasse in fretta. Ma dopo aver visto e ascoltato i fuiori onda trasmessi
da Striscia non ha più potuto evitare lo scontro e ha letteralmente "buttato" fuori di casa il suo compagno che adesso
si trova in una condizione di estrema difficolta: senza casa, senza più famiglia, sospeso dal lavoro, e in attesa di
verifiche per eventuali sanzioni nei suoi confronti. Rischia sia il licenziamento che la sospensione dall'Ordine dei Giornalisti.

Come dopo la cattura di Matteo Messina Denaro il Web si è scatenato con vignette, meme e video in merito sulla vicenda:
il video montato dalla pagina social "il grande flagello" è diventato addirittura virale. Questo il link del video diventato virale:

https://www.youtube.com/watch?v=loRQ0DXGYfY


    

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UN ANNO DI GOVERNO MELONI
E L’ITALIA E’ COLLASSATA.
MA IL PREMIER DICHIARA:
“SONO FIERA E SODDISFATTA”


Un anno di Governo Meloni, ma il Premier, in questi giorni di disordine familiare, diserta a Roma l’incontro con FDI.
Però invia un video dove sorridente e nonostante tutto, serena e gioiosa, con il piglio di chi sa bene cosa dire con soddisfazione,
esterna senza incertezza: “sono soddisfatta e fiera del nostro lavoro, ci attaccano come mai è successo prima, ma noi proseguiamo
 a schiena dritta e con lo sguardo verso l’alto. Abbiamo fatto tanto in questo anno per l’Italia, e tanto faremo ancora”.
In effetti questo Governo in un anno ha fatto davvero tanto, tantissimo: è stato un vero disastro. Un disastro che
 non si era mai visto prima, nemmeno con il peggior politico italiano, Renzi. Ma cos’ha da essere orgogliosa e fiera il Premier?
Tutto è aumentato, il carovita non è mai stato a livelli così alti, abbiamo il 63% degli italiani che sono a rischio di indigenza e, attenzione,
si tratta di dati ufficiali, non di fake-news di Facebook o di Twitter. Questo governo, dall’inizio del suo insediamento,
ha dichiarato guerra ai poveri, non alla povertà; ha deluso i ignorato tutti i giovani, gli anziani, i fragili, i disoccupati. Ma non ha solo
abbandonato al loro destino tutte queste, chiamiamole per comodità: “categorie”, ma le sta proprio fiaccando, eliminando,
 e le costringe a lasciare il paese. Questo Governo non ha fatto altro che garantire ulteriori agi e nuove misure di intervento solamente
a chi non ne ha bisogno, a chi se la passa bene, a chi un lavoro sicuro ce lo ha già (vedi la Pubblica Amministrazione e le grandi
 e solide aziende), ignorando tutti gli altri. Quest’anno 200.000 aziende commerciali,  negozi e piccole/medie aziende agroalimentari
 hanno chiuso, sono  fallite; sono stati ripristinati i contratti a termine, i voucher, e tutte quelle forme di sfruttamento contrattuali
(progetti, collaborazioni, a chiamata) ballerine, sottopagate, senza garanzia e senza nessuna forma di assistenza e futuro.

L’associazione dei Medici italiani ha comunicato proprio oggi che 5.000 medici se ne sono andati all’estero (e altrettanti stanno
 facendo le valigie), perché sottopagati, sfruttati e senza tutele. Il 58% dei giovani neo-laureati non trova un impiego con forma
 contrattuale onesta e seria e idoneo alla preparazione scolastica ricevuta. La fuga all’estero è diventata un esodo: scappano
 i giovani, scappano i professionisti, e scappano anche i pensionati che ricevono assegni da fame e che all’estero (purtroppo
 sempre in minor numero di stati ormai) riescono a riqualificare al meglio possibile le loro esigue risorse.

Ma non è ancora tutto: l’immigrazione, che produce sacche di potenziali terroristi e che crea l’ingrossamento della schiera della mafia
 e delle organizzazioni criminali, non è mai stata così fuori controllo; le sanzioni alla Russia e i continui aiuti economici
per le forniture belliche alla Ucraina hanno fatto schizzare i prezzi del Gas e del petrolio, e di conseguenza, a cascata,
hanno innescato il meccanismo perverso dell’aumento esponenziale e insostenibile di tutti  i costi delle le forniture domestiche,
ornai diventate impossibili da sostenere. La benzina continua ad aumentare, così come i trasporti e qualsiasi cosa necessaria
per vivere: dagli alimentari ai farmaci, niente è escluso da questo aumento folle e in continua crescita per tutto.

Non esiste uno strumento per cercare di contenere i costi di gestione della vita degli italiani: gli affitti delle case sono raddoppiati,
così come i mutui; e i giovani rimasti in Italia, quelli che non sono riusciti a partire per l'estero, non possono sposarsi,
non possono affrontare una spesa del genere. Non nascono più bambini, siamo il paese europeo con la natalità più bassa in assoluto.
La delinquenza e le organizzazioni malavitose sono ormai al comando delle città rese invivibili per via di carenza di uomini
 e mezzi delle forze di polizia, e la Magistratura detta una legge "politica" a seconda del colore dei magistrati che esercitano la professione.
E tolto tutto questo, come se già non fosse abbastanza per rendersi conto che l’Italia è una pese allo sfacelo totale,
siamo sull’orlo di una crisi pericolosissima per l’escalation del conflitto mediorientale che vede coinvolto il mondo intero,
anche se per ora sembra essere solo qualcosa di endemico e che non ci riguarda.
 
E in mezzo a questi crolli continui, a questa Italia marcia che crolla sulle proprie fondamenta ogni giorno, cosa dice il Premier,
da casa sua in pantofole perché ha problemi di famiglia a causa della rottura con il suo compagno? “Sono fiera e soddisfatta!”.
Ma di cosa Premier è fiera e soddisfatta, di grazia: per cosa? Per chi? Ma come si può essere fieri soddisfatti di un fallimento
epocale e mai visto prima in Italia e così evidente da cominciare ad essere compreso anche da chi il voto l’ha dato proprio a FDI?
Il Generale Vannacci è stato contesto da tutti per le suo libro: “il mondo al contrario”, ma questa Italia è al contrario per davvero,
e indipendentemente dalla giustezza del resoconto del libro del Generale, è un fenomeno sotto gli occhi di tutti.

Perché un premier che si loda per un fallimento visibile a tutti; che ignora che a Bari medici del pronto soccorso,
hanno ricevuto una multa per aver lavorato ”troppo” durante la pandemia e aver salvato vite; che finge di ignorare che i 12 miliardi stanziati
 per la costruzione del ponte di Messina (che non risolve i problemi di nessuno) siano una follia; che rimane cieco
e disinteressato nei confronti di oltre 20 milioni di italiani disoccupati; che finge di non sapere che il 63% di italiani non arriva 
più a fine mese (e che quegli italiani sono costretti a vendere l’oro di famiglia per pagare l’affitto); che ignora che il 58% dei giovani
deve scappare da questo paese di coglioni; che i nostri medici e tutte le nostre eccellenze se la filano perché l’Italia
ormai non è più in grado di garantire niente a nessuno, che Premier è?

Insomma signor Presidente del Consiglio, con tutto il rispetto dovuto: lei davvero ha motivi per essere fiera e soddisfatta? Ma dice sul serio?
Perché viene da chiedersi con che coraggio, e con che coscienza, si possa essere “fieri e soddisfatti” di tutto questo. Viene proprio da chiederselo...

il video del Premier: https://www.youtube.com/watch?v=Hn2NLWjoRPo




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𝐕𝐀𝐑𝐀𝐓𝐀 𝐋𝐀 𝐌𝐀𝐍𝐎𝐕𝐑𝐀 𝐃𝐈 𝐆𝐎𝐕𝐄𝐑𝐍𝐎 𝐃𝐀 𝟐𝟖 𝐌𝐈𝐋𝐈𝐀𝐑𝐃𝐈:
𝐈𝐋 𝐏𝐑𝐄𝐌𝐈𝐄𝐑 𝐄' 𝐒𝐎𝐃𝐃𝐈𝐒𝐅𝐀𝐓𝐓𝐎, 𝐌𝐀 𝐄' 𝐈𝐋 𝐒𝐎𝐋𝐈𝐓𝐎 𝐓𝐑𝐔𝐂𝐂𝐎.
𝐏𝐄𝐑 𝐈 𝐂𝐈𝐑𝐂𝐀 𝟐𝟎 𝐌𝐈𝐋𝐈𝐎𝐍𝐈 𝐃𝐈 𝐈𝐓𝐀𝐋𝐈𝐀𝐍𝐈 𝐈𝐍 𝐃𝐈𝐅𝐅𝐈𝐂𝐎𝐋𝐓𝐀'
𝐍𝐎𝐍 𝐂𝐀𝐌𝐁𝐈𝐀 𝐍𝐈𝐄𝐍𝐓𝐄, 𝐀𝐍𝐙𝐈: 𝐋𝐄 𝐂𝐎𝐒𝐄 𝐏𝐄𝐆𝐆𝐈𝐎𝐑𝐀𝐍𝐎.



Manovra 2024, misure per 28 miliardi: benefici solo per i dipendenti della P.A. e per chi il lavoro ce l'ha già.
Benefici anche per le famiglie con più figli (ma le famiglie italiane con più di un bambino rappresentano percentuali reali bassissime
 e di fatto infinitesimali); stanziato più di 1 miliardo per le armi in Ucraina, e ben 12 miliardi in un orizzonte pluriennale e con quote crescenti
 per le risorse necessarie per la realizzazione del Ponte sullo stretto di Messina, che è davvero la priorità degli italiani, e di cui non possiamo farne a meno.
Mentre, per andare in pensione, servono sempre almeno 36 anni di contributi (che ormai solo i dipendenti della P.A. possono avere, dato che l'80%
delle aziende italiane piccole e medie ha chiuso da più di 10 anni) e per poterci andare si aspetta di essere più che vecchi, prossimi alla morte.

Insomma, niente di nuovo: fumo negli occhi e giochi di prestigio. E' il solito trucco, quello in cui è cascato il 30% degli elettori di FDI, perché
questo è un Governo che sostanzialmente ignora del tutto i disoccupati; se ne infischia del futuro dei giovani (e di tutti quelli che non vogliono
 essere sfruttati e mal pagati o essere vittime di contratti di lavoro capestro e ad orologeria e non meritocratici), e che i vecchi li disprezza proprio.
Un Governo che non ha assolutamente  niente di "sociale", che invece è sempre stato il fiore all'occhiello della vera destra,
 e che con questa manovra non vara nemmeno una misura vera e autentica per la maggior parte degli italiani, cioè quei circa
 20 milioni che hanno un lavoro precario, o che non ce l'hanno per niente e che vivono con estrema difficoltà. 

Questa manovra è un abile gioco di prestigio, perché anche quando sembra che venga favorita una fascia debole, c'è sempre il trucco.
Un esempio, la "detassazione alle aziende che assumono a tempo indeterminato": ma ormai tutti sappiamo (o meglio, tutti quelli
che pensano e che non sono anestetizzati dalla televisione e dalla propaganda di FDI dovrebbero sapere o comunque avere ormai capito)
che le aziende non assumeranno ma più nessuno a tempo indeterminato, dato che proprio questo governo ha sdoganato
(con il primo intervento, subito dopo l'insediamento del Premier Giorgia Meloni) i contratti a termine, e ha ripristinato i voucher,
e ha ri-legalizzato i contratti a progetto e quelli a "part-time ciclico". Quindi il contratto a tempo determinato, che in questa manovra ha previsto
 chissà quali stanziamenti ipotetici, è solo tutta una farsa, niente altro che fumo negli occhi, visto che nessuna azienda privata ha interesse a farlo.

Così come una farsa e fumo negli occhi sono lo stanziamento per l'asilo nido gratis per il "secondo" figlio, dato che oggi tutte le nuove coppie
(e sono pochissime, e non parliamo dei matrimoni che sono praticamente a zero), non hanno figli, o ne hanno al massimo uno, e per quell'unico
figlio, guarda caso, l'asilo nido invece si deve pagare, eccome! E dato che è impossibile per i giovani, e per tutte le nuove famiglie,
 comprare case e sfamare più di un bambino, il Governo sa bene che il secondo figlio non arriverà mai.
Quindi anche questa è solo una farsa e niente altro che fumo negli occhi.

Ma andiamo avanti: altri 5 miliardi sono destinati al rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione (quindi per i famosi miracolati
che non solo hanno un contratto a termine, ma che riusciranno ad andare in pensione perché sono gli unici che godranno di almeno
36 anni di contributi versati); e altri circa dieci miliardi della manovra sono destinati ai 14 milioni di lavoratori privati: persone che
fortunatamente hanno un contratto e un lavoro vero (oltre ai dipendenti della P.A.) che avranno un aumento di 100 euro al mese in più in busta paga.

In pratica, e in soldoni per intenderci: i dipendenti della P.A. e i dipendenti privati (che in 60 milioni di italiani sono solo 14 milioni)
avranno un maggior compenso, e questo va benissimo! Ma tutti gli altri italiani, cioè i restanti, che, tolti i bambini che sono pochissimi
visto che ne nascono sempre meno,  e tolti gli over 67 che avranno una pensione minima o qualcosa del genere (e che comunque anche loro
 sono sempre di meno perché fragili, e con un tasso di mortalità 10 volte superiore al decennio precedente), restano circa 20 milioni di italiani,
che sono tutti gli altri per cui questa manovra a non ha previsto niente. Ma non poco: niente di niente in assoluto!
20 milioni di perosne che fanno fatica a campare e che con una manovra di 28 miliardi dovranno continuare a fare fatica a campare!
C'è proprio da essere soddisfatti, ma per davvero.

Quindi, tirando definitivamente le somme: gli anziani, gli over 67, (quelli che andranno in pensione senza i contributi necessari
per godere di un indennizzo decente e dignitoso), dovranno campare con 600 euro al mese. I giovani che non trovano lavoro
(e sono quasi il 60% dei giovani diplomati e laureati costretti ad accettare lavoretti  sottopagati, non contrattualizzati equamente,
e comunque non idonei alla loro preparazione scolastica) dovranno cercare di scappare all'estero nella speranza di trovare sistemazioni adeguate,
e comunque non potranno nemmeno pensare di costruirsi una famiglia in Italia, perchè senza un lavoro vero è impossibile
comprare una casa e pensare di fare un figlio, figuriamoci di farne due per avere l'asilo nido gratis!

Però, attenzione: avremo finalmente il ponte sullo stretto, o meglio, avremo il progetto e poi vediamo.
Avremo tutti  quanti 20 euro l'anno in meno da pagare per il canone Rai obbligatorio in bolletta (pizzo di stato), 
e avremo tutto il resto come prima, identico e peggio di prima. E avremo in più la gioia di aver speso un miliardo per le armi
 da inviare ad un dittatore che non ne vuole sapere di trovare una via diplomatica per trovare la pace.

Ecco , questa è la manovra di cui il nostro Premier è "soddisfatto". Grazie Premier, noi italiani siamo davvero
soddisfatti e fieri di questa destra e di questo governo trasparente e sociale e di questa magnanimità senza precedenti. 

Questo noi, che ormai siamo un popolo decaduto e cieco e privo di dignità: ma lei, ci crede davvero? Così, giusto per saperlo, se ce lo vuole dire...






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𝐈𝐋 𝐃𝐄𝐂𝐋𝐈𝐕𝐈𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐅𝐀𝐌𝐈𝐆𝐋𝐈𝐀 𝐄 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐄 𝐍𝐀𝐒𝐂𝐈𝐓𝐄:
𝐄 "𝐑𝐀𝐃𝐈𝐎 𝐌𝐀𝐑𝐈𝐀" 𝐏𝐔𝐁𝐁𝐋𝐈𝐂𝐀 𝐏𝐔𝐑𝐄 𝐈𝐋 𝐃𝐈𝐒𝐄𝐆𝐍𝐈𝐍𝐎


 
Tempi oscuri questi, di confusione. Di omini non uomini, di donne non donne e di bambini non bambini.
E l'unica radio in Italia che si prende anche nelle gallerie, nei bunker e praticamente ovunque, e l'unica Radio che nessuno ascolta, ci bacchetta
con un disegnino postato nella sua pagina Facebook e ci ricorda che la situazione non è grave, ma gravissima per tutti.

Radio Maria è solo un pretesto però, perchè chiunque di noi sa bene come stanno andando le cose. Le famiglie tradizionali sono spezzate
ormai da una ventina d'anni, e quelle nuove sono "diverse", fragili, e quasi sempre ad orologeria. Non è tanto il fatto
delle unioni gay il problema, da cui i figli naturali non possono, per motivi genetici, venire procreati, ma da una generale mancanza
di necessità, di pazienza e di desiderio, di crearne una per davvero.

E lo stesso vale per la natalità autotctona: dal 1976 le donne italiane fanno mediamente meno di due figli, spesso uno solo,
e ancora più spesso nemmeno quello. In pratica, seguendo questo trend, andiamo verso l'estinzione della razza italica nell'arco di poco tempo. 
Il tasso di natalità è ormai fermo da un pezzo a 1,32, (contro quello di 3,5 degli anni '70) e senza il contributo delle donne straniere sarebbe pure peggio.
E non lo dice Radio Maria, ma i dati dei ricercatori dell'Istat.

I motivi sono molteplici: l'incertezza del lavoro, il costo della vita in merito agli introiti, la voglia di restare liberi e indipendenti e,
su tutto, una sensazione di "diffidenza" nei confronti del sesso opposto. Sembra assurdo, ma nessuno più si fida di nessuno.
Questa è la verità più grave. Si è persa la fiducia nei partner, indipendentemente dal sesso.

Se niente cambierà e se questo nichilismo globale non verrà aggredito e combattuto da un nuovo umanesimo,
seppur improbabile e seppur difficile anche solo da ipotizzarlo, le donne invecchieranno sole e accudiranno branchi di gatti,
e gli uomini saranno sempre più allo sbando e preda di occasionali incontri scadenti e senza futuro.
Che si deve fare quindi? Spegnere Radio Maria per sempre? Magari bastasse!
Preghiamoci sopra, va.




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𝐋𝐀 𝐂𝐈𝐍𝐀 𝐒𝐈 𝐄' 𝐒𝐂𝐇𝐈𝐄𝐑𝐀𝐓𝐀 𝐂𝐎𝐍 𝐇𝐀𝐌𝐀𝐒,
𝐄 𝐈𝐋 𝐓𝐄𝐑𝐑𝐎𝐑𝐈𝐒𝐌𝐎 𝐄' 𝐀𝐋𝐋𝐄 𝐏𝐎𝐑𝐓𝐄
𝐃𝐈 𝐎𝐆𝐍𝐈 𝐒𝐓𝐀𝐓𝐎 𝐎𝐂𝐂𝐈𝐃𝐄𝐍𝐓𝐀𝐋𝐄.
𝐋𝐀 𝐏𝐀𝐋𝐄𝐒𝐓𝐈𝐍𝐀 𝐎𝐑𝐀  𝐄' 𝐒𝐎𝐓𝐓𝐎
𝐈𝐋 𝐅𝐔𝐎𝐂𝐎 𝐍𝐄𝐌𝐈𝐂𝐎 𝐄 𝐀𝐌𝐈𝐂𝐎.
𝐈𝐒𝐑𝐀𝐄𝐋𝐄 𝐇𝐀 𝐒𝐔𝐁𝐈𝐓𝐎 𝐔𝐍 𝐀𝐓𝐓𝐀𝐂𝐂𝐎,
𝐄 𝐍𝐎𝐍 𝐈𝐋 𝐂𝐎𝐍𝐓𝐑𝐀𝐑𝐈𝐎.


 
La Cina si è schierata con Hamas. Non tanto, e solo, con i Palestinesi, perchè è troppo facile fingere di stare dalla parte di un popolo che è sotto
il fuoco amico e nello stesso tempo è sotto il fuoco nemico. Una popolazione ormai allo stremo e che, in ogni caso, ospita da sempre
 nelle loro case, gli stessi terroristi che hanno sferrato l'attacco a Israele. Gli stessi terroristi che hanno ucciso a sangue freddo gli innocenti,
che hanno tagliato le gole ai bambini, che hanno stuprato tutte le donne e le ragazze rapite: gli stessi  terroristi che adesso impediscono
l'esodo della popolazione civile dalla Palestina, trasformandola in scudi umani per evitare l'attacco massiccio e violento previsto da Israele.

Questa guerra è assurda, come tutte le guerre intendiamoci, ma questa è ancora più subdola, perchè ingenera confusione nelle persone
 poco informate e nelle masse che si fanno manipolare facilmente da organizzazioni criminali e assassine. Perchè non è una questione
di idee politiche, non può esserlo; e non è nemmeno una questione di stare a favore di Israele o della Palestina, e non può essere nemmeno
 in discussione la ragione per cui, dopo  l'olocausto, gli Israeliani hanno fatto ritorno nella loro terra, non insediandola, ma riprendendola.
La convivenza da allora tra Israeliani e Palestinesi è sempre stata difficile, ma un attacco come quello sferrato da Hamas
 sabato scorso non è possibile perdonarlo, nè sostenerlo. Come sta appunto facendo la Cina.

E' come se da domani, tutti quanti noi, decidessimo, a causa della dichiarazione di stasera del governo cinese, di non andare più
 a fare la spesa nei negozi gestiti dai cinesi, nei bar, nei loro ristoranti e nelle loro tabaccherie. Sarebbe sbagliato, eppure è quello
che la Cina sta facendo con l'occidente, è quello che Hamas sta facendo con la propia gente, con i loro amici e parenti, con chi li ha sempre
 sostenuti e ospitati nelle loro case. Perchè questi terroristi non se ne stavano nascosti nei tunnel di Gaza e non vivevamo in una
comune a parte isolati dalla popolazione civile, perchè, per chi ancora non lo avesse capito, i terroristi di Hamas sono i figli, i mariti,
i padri degli stessi palestinesi che oggi vengono usati come scudi umani e che non hanno più acqua, luce, gas, viveri e medicine;
che non hanno più una casa e che sono costretti a vivere un delirio di terrore e di ingiustizia, ma non a causa di Israele,
non a causa dei bombardamaneti di Israele, ma solo a causa, e grazie, a chi ha voluto che questo accadesse.

E' qualcosa di aberrante, di ingiusto e di terrificante, perchè come sempre sono gli innocenti a fare le spese dell'ingiustizia di chi cerca
potere,  ricchezza e dominio, dimenticando il prezzo di vite umane da sacrificare. Attaccare Israele prevedeva, senza dubbio,
una risposta armata, immediata, come è giusto aspettarsela dopo un attacco del genere; come è giusto che accada:
perchè chiunque, nel momento in cui viene attaccato si difende e cerca di contrattaccare.

Quindi a che servono le manifestazioni in Italia contro Israele? A che servono le manifestazioni in Italia a favore della Palestina? A niente. 
Perchè Israele è stata attaccata, non ha attaccato, e sono stati uccisi barbaramente migliaia di israeliani innocenti: anziani, donne, bambini.
 E la Palestina sta vivendo la colpa e la responsabilità di chi questo attacco lo ha sferrato, e cioè sempre il popolo palestinese, quella frangia
estremistica radicata nella popolazione e che oggi colpisce anche i loro concittadini. Come si può non capire cosa è successo veramente
 e perchè, e come si può inneggiare a favore di assassini che usano la violenza come unico modo di esprimersi; ma non tanto una
 violenza contro i loro nemici, ma la violenza e la barbaria anche contro i loro stessi sostenitori, i loro parenti, i loro amici.

Questa guerra sta avvelando il mondo, già avvelenato da conflitti bellici, pandemia, crisi economica planetaria e crisi di valori e identitari,
e sta infervorando le così dette "cellule dormienti", ovvero quegli individui che non fanno parte di nessuna organizzazione, a prendere un fucile,
un coltello, un sasso, e a compiere un atto di terrorismo senza senso e senza motivo. E ormai si tratta di un allarme planetario: la Francia,
la Germania, l'Italia, tutta L'europa e tutto l'occidente, devono ora fare i conti anche con questo nuovo allarme, come se gli allarmi
non fossero già troppi e numerosi in questi tre anni di iattura per tutti.

Se non possiamo fermare la guerra, se non ne abbiamo la possibilità di farlo, fermiamo almeno l'ignoranza, la disinformazione,
 la demagogia e la manipolazione: non è chi subisce un attacco il nemico, e non è chi fiancheggia i terroristi l'amico. La geopolitica,
la storia dei popoli, è tutt'altra cosa, e non si comprende o si cambia o si discute con le bombe, con gli atti terroristici, con le uccisioni
 e le barbarie più inaudite. E la geopolitica non si può riscrivere con il sangue versato degli innocenti.


                     

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  𝐒𝐈𝐀𝐌𝐎 𝐈𝐍 "𝐒𝐎𝐒𝐏𝐄𝐒𝐎"
𝐄 𝐍𝐎𝐍 𝐍𝐄 𝐒𝐀𝐏𝐄𝐕𝐀𝐌𝐎 𝐍𝐈𝐄𝐍𝐓𝐄..
.

 
di Mirco Maggi


Siamo tutti con le mani in alto, non arresi, non in arresto, e almeno per il momento (ma in questi giorni non si può abbassare la guardia)
non abbiamo nessuno che ci punti un'arma addosso; siamo tutti semplicemente "sospesi", da ogni cosa, su ogni cosa, per ogni cosa.
Siamo sospesi. Immobili, E fluttiamo nel niente, come se stesse per accadere qualcosa, da un momento all'altro, che ci sblocchi;
oppure come se non dovesse accadere proprio nulla, e che quindi si resti tutti quanti lì, a galleggiare, a volteggiare, su tutto e tutti.
Come degli idioti, e chissà per quanto tempo ancora. E quindi scambiamocele due parole, qualche pensiero, su questo momento "sospeso".
Prendiamo almeno coscienza, tanto per cominciare, che oltre alle due guerre in corso (che sarebbero tre con il Covid, ma quello adesso
ci preoccupa molto di meno) siamo davvero, sempre, perennemente, sospesi nell'attesa che qualcosa debba accadere.

Siamo sospesi nell'attesa che Israele lanci l'attacco "Madre", quello devastante contro Gaza, nella speranza che vengano
trovate le centinaia di persone rapite dai terroristi di Hamas. Siamo sospesi perchè abbiamo paura che le "cellule dormienti" invocate
 da Hamas si sveglino. Le stesse cellule che in questi giorni si sono scatenate in Francia, e temiamo che si scatenino
anche contro di noi mentre stiamo facendo la spesa o mentre stiamo prendendo la Metropolitana per andare al lavoro.
Ma soprattutto siamo in sospeso perchè i conti non ci tornano: Hamas lancia un attacco senza precedenti contro Israele,
sapendo che Israele si incazzerà e reagirà spianando Gaza e la Palestina come la suola di un vecchio scarpone schiaccia l'insetto per terra.
Non capiamo come possa Hamas aver firmato la condanna a morte di tanti palestinesi e in più, ai sopravvissuti, impedisca di abbandonare
il territorio con posti di blocco. Siamo sospesi perchè questo ci ricorda tanto  il popolo Ucraino che cercava di svignarsela
dopo l'invasione Russa, ma Zelensky glielo ha impedito chiudento tutti i confini e le possibilità di uscita dall'Ucraina.
Insomma abbiamo sempre un motivo per essere in sospeso con qualcosa o con qualcuno: con la nostra coscienza ad esempio,
 con quel progetto mai portato a termine, con quel sogno mai realizzato, con il panettiere, con la nostra ex, con il nostro amico.

Noi non contiamo niente di niente, come al solito. E mettiamocelo in testa: non contiamo niente per davvero.
E chi crede che con il proprio apporto e con il proprio intervento si possa cambiare qualcosa, sbaglia, ed è un illuso.
Siamo sempre in sospeso con qualcosa e con qualcuno, siamo sempre alla mercè di qualcosa e di qualcuno; siamo sempre le solite
marionette, i pupi siciliani, i robottini con le Duracell, e non siamo altro che finti ingranaggi di un finto macchinario immaginario
che non esiste, e che è solo fumo negli occhi. Una farsa: la solita farsa, vista e rivista e che ormai abbiamo imparato a memoria.
Cambiano solo gli scenari, i colori, e le facce degli interpreti ma il colore del sangue degli innocenti, purtroppo, è sempre lo stesso.
E sì cari lettori: il colore di quel sangue, purtroppo, è sempre lo stesso, ed è solo quello che non è mai sospeso.

E quindi che si fa, visto che non contiamo niente? Semplice: aspettiamo. Aspettiamo che Israele spiani la Palestina a suon di razzi e bombe
 e carri armati; aspettiamo che l'America mandi tutti i Rambo disponibili; aspettiamo che il Libano, la Siria e l'Iran facciano tutto il casino possibile.
Aspettiamo con il fiato sospeso che questo e che quello... Che quello e che questo...

L'unico consiglio che mi sento di darvi è quello restare sospesi, più che potete. Di fluttuare, di rimanere leggeri
e di sfruttare la sospensione per volare via, almeno qualche attimo, da tutte queste tensioni, paure, ansie.
Non credo che si possa fare di meglio, non credo che vi siano altre possibilità.

Buona "sospensione" a tutti noi.




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𝐒𝐈𝐀𝐌𝐎 𝐈 𝐏𝐑𝐈𝐌𝐈 𝐈𝐍 𝐄𝐔𝐑𝐎𝐏𝐀,
𝐌𝐀 𝐀 𝐍𝐎𝐍 𝐂𝐀𝐏𝐈𝐑𝐄 𝐂𝐎𝐒𝐀 𝐒𝐔𝐂𝐂𝐄𝐃𝐄.


E 'un sondaggio pubblicato da LA7, e l’indagine in questione si chiama The perils of perception, è stata condotta da Ipsos
su un campione di 30.000 individui provenienti da 38 diversi Paesi e studia il livello di coerenza tra la percezione soggettiva di determinati
aspetti complessi della società e la realtà dei fatti descritta in numeri.

Ai partecipanti sono stati sottoposti 17 quesiti relativi a 14 grandi temi che riguardano il loro Paese di provenienza
 (fra cui figurano ad esempio il tasso di suicidi, il tasso di omicidi, l’incidenza di attentati terroristici, il numero di veicoli per persona,
l’utilizzo dei profili social e via dicendo), le loro risposte sono poi state confrontate con i dati reali forniti dagli istituti di statistica dei singoli Stati.

Il risultato dell’inchiesta è una graduatoria dei Paesi analizzati: in cima ci sono le nazionalità dei partecipanti che hanno
dato risposte più vicine alla realtà, scendendo la classifica si trovano, invece, le nazionalità dei partecipanti cui risposte si allontanano
maggiormente dalle statistiche reali. Insomma, i partecipanti appartenenti alle nazionalità che si trovano in fondo sono quelli che hanno
una percezione più distorta della realtà. I partecipanti italiani risultano i peggiori fra gli intervistati di 15 Stati membri dell’Unione Europea.

Nella classifica generale l’Italia, infatti, si classifica ventisettesima su 38, mentre le prime tre posizioni se le aggiudicano Svezia,
Norvegia e Danimarca. Una delle possibili cause della diffusa percezione distorta della realtà in un Paese potrebbe essere individuata
 nel tasso di analfabetismo funzionale presente sul territorio.




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𝐄' 𝐌𝐎𝐑𝐓𝐎 𝐔𝐍 𝐑𝐄𝐏𝐎𝐑𝐓𝐄𝐑
𝐄 𝐓𝐑𝐄 𝐆𝐈𝐎𝐑𝐍𝐀𝐋𝐈𝐒𝐓𝐈 𝐒𝐎𝐍𝐎 𝐆𝐑𝐀𝐕𝐈.
𝐔𝐍𝐀 𝐆𝐔𝐄𝐑𝐑𝐀 𝐀𝐒𝐒𝐔𝐑𝐃𝐀
𝐂𝐇𝐄 𝐍𝐎𝐍 𝐑𝐈𝐒𝐏𝐀𝐑𝐌𝐈𝐀 𝐍𝐄𝐒𝐒𝐔𝐍𝐎.


 
In un nuovo scontro tra Israele e i terroristi al confine Sud del Libano un giornalista è rimasto ucciso e altri tre colleghi sono gravemente feriti.   
Il collega deceduto è Issam Abdallah, un fotoreporter libanese che lavorava per la Reuters. Altri tre reporter sono
 rimasti gravemente feriti: due giornalisti libanesi di Al Jazeera e uno che lavora per l'Afp.

Il mezzo busto semi-carbonizzato e smembrato del cameraman Issam Abdallah è stato ripreso dalle telecamere, steso a terra, mentre
a pochi metri la collega Carmen Joukhadar urla, distesa a terra: "Non vedo più le gambe! Non vedo più le mie gambe!".
Il filmato shock mostra le gambe della giornalista libanese spappolate all'altezza delle caviglie.

"Siamo profondamente rattristati nell'apprendere che il nostro operatore video, Issam Abdallah, è stato ucciso", si legge nella nota
diffusa dalla Reuters in serata. Issam faceva parte di una troupe nel sud del Libano che forniva un segnale video in diretta.
"Stiamo cercando urgentemente maggiori informazioni, lavorando con le autorità della regione e sostenendo
 la famiglia e i colleghi di Issam", ha affermato lìagenzia di stampa internazionale Reuters.





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𝐈𝐒𝐑𝐀𝐄𝐋𝐄 𝐀𝐓𝐓𝐀𝐂𝐂𝐀𝐓𝐀 𝐃𝐀 𝐇𝐀𝐌𝐀𝐒:
"E' IL NOSTRO 11 SETTEMBRE"


  Migliaia di israeliani sono morti negli attacchi di Hamas, oltre 2.000 sono rimasti feriti ed è imprecisato il numero degli ostaggi
fatti prigionieri dai terroristi di Hamas, tra cui ci sono anche cittadini tedeschi e americani, che sono avanzati in Israele via terra, mare e aria durante
 un 'attacco a sorpresa. Sono ormai giorni di scontri con i soldati israeliani in tutta Israele. Le stragi peggiori e più credeli nei kibbutz,
vicino al confine con la Striscia di Gaza dove sono stati giustiziati tanti bambini.

Il ministro della sicurezza nazionale di Israele Ben-Gvir ha firmato l'ordinanza che dichiara lo stato di emergenza, concedendo ampi poteri
alla polizia, mentre il ministro israeliano dell'Energia Yisrael Katz ha firmato un ordine per disconnettere la Striscia di Gaza dalla rete
 elettrica israeliana, dato che Israele fornisce circa due terzi del fabbisogno elettrico della Striscia, e il restante terzo
 è prodotto nella centrale elettrica di Gaza.

"I terroristi di Hamas hanno dichiarato guerra a Israele, con lancio indiscriminato di missili e razzi contro i civili nel sud del Paese,
 a Tel Aviv e Gerusalemme, e con terroristi infiltratisi nei centri abitati del sud per uccidere famiglie e civili inermi - dichiara
il ministero centrale della difesa israeliano - Le organizzazioni terroristiche  sono una diramazione del regime degli Ayatollah dell’Iran,
che promuove intensamente l'attività terroristica in Israele e contro obiettivi israeliani ed ebraici in tutto il mondo".

L’attacco  dimostra  che  Hamas non è interessato all’incolumità e al benessere dei cittadini della Striscia di Gaza,
dato che era prevedibile l’immediata risposta di Israele che ha lanciato missili proprio in quella zona abbattendo case ed edifici civili.
“Le organizzazioni terroristiche operano consapevolmente all’interno della popolazione civile, commettendo un doppio crimine di guerra:
sparare indiscriminatamente contro i civili, usando i residenti della Striscia di Gaza come scudi umani – dichiara il ministero
centrale della difesa israeliano - Non sono gli abitanti della Striscia di Gaza i nemici di Israele, ma le organizzazioni terroristiche
che operano consapevolmente e deliberatamente all'interno delle concentrazioni di popolazione
 e in prossimità di edifici e istituzioni umanitarie, e ne fanno un uso cinico". 

Il Premier  Netanyahu ha parlato in un video a tutti gli israeliani dicendo: "siamo stati attaccati ma vinceremo. Cittadini
di Israele, siamo in guerra. Stiamo richiamando un gran numero di soldati riservisti e il nemico pagherà un prezzo altissimo.
Obbedite agli ordini dell'esercito e delle forze di sicurezza".

Il leader dell'opposizione Yair Lapid ha dichiarato di essere disposto a istituire un governo di emergenza con il primo
ministro Netanyahu  e ha aggiunto: “la creazione di un governo di emergenza professionale renderà chiaro ai nostri nemici
 che la maggioranza assoluta dei cittadini israeliani sostiene l'establishment della sicurezza. Renderà chiaro al mondo,
sulla scena internazionale, che il popolo di Israele si unisce e ed è unito di fronte alle minacce". Ma l’opposizione non ha tardato
 a criticare la politica svolta in questi ultimi tempi dalla maggioranza e la sbagliata strategia di “scoprire” militarmente la striscia di Gaza per
destinare uomini e mezzi a protezione dei rivoltosi e di zone più calde dove gli estremisti si scontrano quotidianamente con la Polizia israeliana.

Non sono tardate ad arrivare le rivendicazioni: “E' "il giorno della grande rivoluzione – ha affermato Mohammad Deif, comandante militare
di Hamas in una dichiarazione in cui ha rivendicato l'attacco e dichiarato l'inizio di una operazione militare contro Israele - L'obiettivo dell'operazione
 “Alluvione al-Aqsa” è porre fine alle violazioni israeliane. Il movimento palestinese ha colpito obiettivi del nemico, aeroporti
e postazioni militari con 5.000 razzi”. Deif ha chiamato poi alla rivolta generale contro Israele: "se avete un'arma tiratela fuori.
Questo è il momento di usarla. Tirate fuori camion, auto, asce, oggi inizia la storia migliore e più onorevole”.

Subito dopo l’attacco le forze israeliane (Idf) hanno effettuato raid aerei  nella Striscia di Gaza con una pioggia di razzi.
"Spero che entro questa sera non vi siano più terroristi vivi all'interno d'Israele", ha detto alla Cnn Richard Hecht, portavoce delle Idf,
spiegando che, per mettere al sicuro i civili, le forze speciali stanno combattendo in varie aree per riportarle sotto controllo.
Secondo il ministero della Sanità palestinese le vittime del raid israeliano sarebbero 198 e 1.610 i feriti. L'esercito israeliano
ha colpito due grattacieli nella Striscia di Gaza. Secondo il portavoce dell'Idf, gli edifici contenevano infrastrutture militari utilizzate da membri di Hamas.
Decine di migliaia di riservisti sono stati richiamati  per mettere in sicurezza tutti i posti più a rischio.

"Il sostegno della mia Amministrazione alla sicurezza di Israele è solido e incrollabile - ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti,
 Joe Biden - Israele ha il diritto di difendere se stesso e il suo popolo”.  Anche la Russia non ha tardato a diramare un comunicato:
"chiediamo alle parti palestinese e israeliana di cessare immediatamente il fuoco  e di rinunciare alla violenza per dare prova
della moderazione necessaria per avviare, con l'aiuto della comunità internazionale, un processo negoziale”


 
          


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𝐇𝐀𝐈 𝐒𝐄𝐌𝐏𝐑𝐄 𝐓𝐄𝐍𝐓𝐀𝐓𝐎 𝐄 𝐇𝐀𝐈 𝐒𝐄𝐌𝐏𝐑𝐄 𝐅𝐀𝐋𝐋𝐈𝐓𝐎?
𝐁𝐑𝐀𝐕𝐎! 𝐎𝐑𝐀 𝐅𝐀𝐋𝐋𝐈𝐒𝐂𝐈 𝐀𝐍𝐂𝐎𝐑𝐀 𝐄 𝐅𝐀𝐋𝐋𝐈𝐒𝐂𝐈 𝐌𝐄𝐆𝐋𝐈𝐎.


 
di Mirco Maggi

Adoro i falliti, quelli che continuano a fallire, quelli che annoverano fallimenti su fallimenti ma non si arrendono;
 quelli che non li abbatti nemmeno con le cannonate. Amo Wile Coyote e la sua incrollabile genialità; amo i poeti che nelle soffitte
 a lume di candela si struggono sulle loro quartine senza futuro, pur sapendo che nessuno le leggerà mai; amo i musicisti che provano  e riprovano
fino allo sfinimento lo stesso pezzo, solo per imparare a suonarlo meglio, nonostante siano certi che non sarà mai un successo da Sanremo.

Amo chi crede in sè stesso e in quello che fa, fino in fondo; anche se è impopolare, sconveniente, non redditizio: io stimo tutte
quelle persone che imperterrite continuano a percorrere la loro strada in salita e in direzione ostinata e contraria:
li amo perchè hanno un sogno da realizzare, e perchè quel sogno non lo tradiranno mai.

E si può fallire per mille motivazioni, ma chissà perchè la maggior parte delle persone vede sempre e solo un unico motivo
per il fallimento di qualcuno: l'incapacità. E quasi mai invece si tratta di quello, anzi: nella stragrande maggioranza dei casi, il fallimento di qualcosa,
specialmente di progetti ambiziosi, avviene per motivazioni molto più complesse, e che nulla hanno a che vedere con imperizia e incapacità.

Solo i falliti sanno cosa vuol dire avere osato e continuare a farlo, con audacia e coraggio e determinazione; contro ogni logica a volte,
e contro ogni ragione, spesso; e non si tratta di ottusità, ma di quella necessità di intraprendere, di realizzare
 quel sogno, e che, come tale, quasi sempre è difficile, se non impossibile, da realizzare.

Il fallito però non si arrende. Crolla sotto le proprie rovine, ma si rialza sempre, e ci riprova, e poi fallisce ancora.
E continua di nuovo, imperterrito nella ricerca di realizzare una idea che se fosse facile da realizzare sarebbe l'idea di tutti quanti,
visto che le cose difficili sono quelle per pochi, e quelle facili invece, sono le cose di tutti i giorni e per tutti quanti.

Ma il fallito non demorde mai, ed è proprio per questo che il fallito è una grande persona; una persona di carattere
 e con una vera e univoca personalità. Tutti nella vita abbiamo fallito almeno una volta: ci siamo spaventati, e siamo ritornati
 a sognare in piccolo, senza però più sperare di realizzare quel sogno. Almeno un fallimento a testa, nell'esistenza di ogni
 singolo individuo: un tiro di dadi, e poi si abbandona, perdenti e rassegnati, il tavolo da gioco.

Il fallito invece è un vincente, ed è quello che non si arrenderà mai, e poco importa se alla fine riuscirà o meno nella sua impresa,
perchè quello che conta veramente è che in ogni caso, a quel sogno, lui ci è sempre andato vicino, ma così vicino, che lo ha addirittura sfiorato;
e conta quella protervia, quella capacità di non arrendersi nemmeno di fronte alla catastrofe, di non abbandonarsi
alla mediocrità dell'aver perso e di essere stato vinto e battuto, e quindi di non avere accettato quella sconfitta.

Samuel Barclay Beckett è stato un drammaturgo, scrittore, poeta, traduttore e sceneggiatore e nel 1969
è stato insignito del premio più ambìto della sua carriera: il Nobel per la letteratura. Indiscusso maestro del genere teatrale e filosofico,
ha scritto il suo capolavoro "Aspettando Godot", una delle opere più lette e più rappresentate in tutti i teatri del mondo.

Quando Beckett ritirò il Nobel, alla fine del suo brevissimo e impacciato discorso di ringraziamento,
alzò la statuetta e disse: "ho sempre tentato, e ho sempre fallito. E ogni volta mi sono detto: non discutere, provaci ancora.
Fallisci ancora, e fallisci meglio. E questa sera credo di esserci riuscito benissimo".




(nella foto: Samuel Barclay Beckett (Dublino, 13 aprile 1906 – Parigi, 22 dicembre 1989)


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𝐈𝐑𝐀𝐍, 𝐑𝐀𝐆𝐀𝐙𝐙𝐀 𝐃𝐈 𝟏𝟔 𝐀𝐍𝐍𝐈 𝐈𝐍 𝐂𝐎𝐌𝐀 𝐃𝐎𝐏𝐎 𝐄𝐒𝐒𝐄𝐑𝐄
𝐒𝐓𝐀𝐓𝐀 𝐂𝐎𝐋𝐏𝐈𝐓𝐀 𝐃𝐀𝐋𝐋𝐀 "𝐏𝐎𝐋𝐈𝐙𝐈𝐀 𝐌𝐎𝐑𝐀𝐋𝐄”:
𝐍𝐎𝐍 𝐈𝐍𝐃𝐎𝐒𝐒𝐀𝐕𝐀 𝐈𝐋 𝐕𝐄𝐋𝐎.
 
Il mondo si schiera dalla parte sbagliata, come sempre, e cioè  dove ci sono interessi economici, dove la politica estera non tiene conto di gravi crisi
e di dittature violente, però sostiene una linea di comodo assecondando i dissapori atavici USA/URSS. favorendo conflitti che potrebbero portare
 alla catastrofe planetaria. Meglio quindi favorire un despota, che non permette ai cittadini di scappare, che li obbliga a morire e a combattere
 una guerra sbagliata, piuttosto che intervenire in aiuto di uno stato dove  si possono uccidere ragazze solo perché non indossano un velo.

La foto della giovane di 16 anni picchiata perché girava per strada senza velo ha fatto il giro del web, ma quella foto dovrebbe indignare il mondo
che non interviene e che finge  di non vedere, di non sentire e di non capire. E’ stata arrestata anche la mamma della giovane e  non ha potuto visitare
la figlia in ospedale Il regime di Teheran sta facendo pressioni e minacce agli insegnanti e ai compagni di scuola di Armita Geravand, la sedicenne ricoverata
 da domenica in coma all'ospedale Fajr per un trauma cranico subito, dopo in un diverbio per il velo con la polizia morale in una stazione della metropolitana.
Secondo gli educatori iraniani, il direttore della sicurezza del Ministero dell'Istruzione è andato nella scuola di Armita e ha diffidato dalla diffusione di qualsiasi notizia
o foto della giovane sui social media, pena pesanti multe e la fine immediata dei loro contratti.

Armita è ora intubata, una ferita alla testa coperta da un grosso cerotto, gli occhi chiusi, la flebo sul braccio sinistro abbandonato. L'istantanea,
scattata nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale Fajr della capitale iraniana, è stata diffusa dal gruppo curdo per i diritti umani
Hengaw Organization for Human Rights ed è rimbalzata su siti e social con la velocità della rete: una possibile miccia per una nuova ondata di proteste
come quelle che hanno scosso l'Iran dopo la morte di Mahsa Amini, arrestata perché non indossava l'hijab secondo gli standard degli ayatollah e
 'misteriosamente' deceduta dopo tre giorni di coma.

Era stata la stessa associazione a denunciare la "grave aggressione fisica" subita da Armita dopo che un video circolato sui social mostrava una
ragazza portata a braccia fuori da un vagone da alcune donne in chador nero e deposta a terra, immobile. Versione smentita, come nel caso di Mahsa,
 a livello ufficiale. I media statali - che secondo la ong hanno pubblicato il filmato modificato - hanno riferito che la giovane è invece svenuta
 dopo un calo di pressione che l'avrebbe fatta sbattere contro la parete del vagone del treno.

L’agenzia di stampa ufficiale Fars ha pubblicato un'intervista ai genitori della ragazza in cui affermano che non è stata aggredita.
"Abbiamo controllato tutti i video e ci è stato dimostrato che è stato un incidente", ha detto il padre. Tecnica sperimentata da parte dei guardiani dell'ortodossia
 che però non ha impedito nei mesi scorsi né la circolazione delle notizie né le rivolte che hanno fatto tremare il regime. Così stavolta, per essere più
convincenti, gli agenti della sicurezza - riporta ancora Hengaw - hanno sequestrato i telefoni cellulari dei parenti della giovane. La giornalista
Samira Rahi  ha condiviso una foto che mostra il dispiegamento delle forze di polizia fuori dall'ospedale. Due auto della polizia sono posizionate
 all'ingresso del pronto soccorso dell'ospedale Fajr ed è evidente la presenza di agenti in borghese.  La giornalista ha anche riferito che le forze di sicurezza
 hanno ispezionato i veicoli che transitavano nell'area e, in alcuni casi, hanno esaminato attentamente il contenuto dei cellulari dei passeggeri.
Agenti in borghese sarebbero presenti anche nel reparto di terapia intensiva dove Armita è ricoverata da domenica sera. Un'altra giornalista, Maryam Lotfi,
che lavora per il quotidiano Shargh, è stata arrestata dopo essere riuscita a entrare nell'ospedale dove si trova Armita. Sono stati oltre 90 i giornalisti
presi di mira dalle autorità iraniane nel corso delle manifestazioni innescate dalla morte di Mahsa. Ma nel blindatissimo Iran le notizie circolano ugualmente.
E la miccia della rivolta è già accesa.

Le forze di sicurezza iraniane hanno arrestato Shahin Ahmadi, la madre di Armita Geravand,  dopo avere gridato contro le forze di sicurezza
 perché non le hanno permesso di visitare la figlia, Armita Geravand, nei giorni scorsi nell'ospedale di Teheran in cui è ricoverata da domenica. 
 Testimoni presenti nella metropolitana di Teheran, intervistati dal Guardian, hanno affermato che la polizia morale ha colpito con violenza
 Armita Geravand proprio  perché non portava il velo.

Una donna avvolta nel chador le ha gridato contro chiedendole perché non fosse velata. Armita quindi le ha detto: “ti sto per caso chiedendo di toglierti il velo?
Perché chiedi a me di portarlo?", ha affermato un testimone aggiungendo che dopo il diverbio la donna della sorveglianza
 ha attaccato fisicamente Armita e poi l'ha spinta con violenza.
 




        



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𝗣𝗔𝗥𝗘𝗥𝗚𝗔 𝗘 𝗣𝗔𝗥𝗔𝗟𝗜𝗣𝗢𝗠𝗘𝗡𝗔: 𝗤𝗨𝗔𝗡𝗗𝗢
 𝗔𝗥𝗧𝗛𝗨𝗥 𝗦𝗖𝗢𝗣𝗛𝗘𝗡𝗔𝗨𝗘𝗥, 𝟭𝟲𝟵 𝗔𝗡𝗡𝗜 𝗙𝗔,
𝗙𝗘𝗖𝗘 "𝗟'𝗜𝗦𝗧𝗔𝗡𝗧𝗔𝗡𝗘𝗔" 𝗔𝗜 𝗡𝗘𝗚𝗔𝗭𝗜𝗢𝗡𝗜𝗦𝗧𝗜.


 𝖽𝗂 Mirco Maggi

Era il 1851, e non c'erano Pandemie di Coronavirus in corso, o meglio: se c'erano non erano indentificabili come oggi,
ma soprattutto in quel periodo non esisteva quasi niente di quello che oggi conosciamo e di cui disponiamo. Non c'era nemmeno la corrente
elettrica vera e propria, perchè entrò a far parte della vita dell'uomo solamente nel 1879 con le lampadine ad incandescenza,
che fino ad allora non erano altro che surrogati e filamenti ad arco. Ma soprattutto non esistevano i "negazionisti", quelli che, specialmente
nei  primi mesi  della pandemia del Covid, inseguivano le ambulanze perchè erano convinti che fosserovuote; oppure quelli che
ancora oggi credono di subire una vessazione da parte di chissà quali poteri occulti che limiterebbero
 la loro, del tutto inesistente e solo fittizia, libertà individuale.

No, nel 1851 avevano altri problemi, ma non questi; e avevano davvero poco e niente rispetto a quello che tutti abbiamo oggi.
Non era ancora stata inventata nemmeno la radio, e quindi le notizie circolavano o di bocca in bocca o sui fogli di giornali.
stampati da macchine meccaniche enormi grazie alle colonne di piombo.
 
Eppure Arthur Schopenhauer (1788-1860) nel 1851, pubblicò due tomi di altissima levatura: "Parega e Paralipoma", un'opera omnia,
cioè, alla lettera del titolo, il compendio e la sintesi, e la revisione e la parziale riscrittura, della sua opera più importante:
"Il mondo come volontà e rappresentazione", e in quell'opera individuò la figura del "Negazionista", del complottaro,
che a quei tempi  di fatto non esisteva nemmeno come entità ipotetica.

Come Friedrich Wilhelm Nietzsche profetizzò che il terzo millennio sarebbe stata: "l'era del nichilismo",
e ci accezzò in pieno; anche Arthur Schopenhauer nei suoi libri anticipò il futuro, senza potersene rendersene conto allora. Oggi
 invece abbiamo i profeti del nulla assoluto, scrittori che non sanno scrivere, che non hanno niente da dire se non macinare cose ovvie
 e luoghi comuni così mediocri e stucchevoli da generare repulsione e ribrezzo. Ma in compenso abbiamo ancora il passato da cui attingere,
con cui confrontarci, e da cui prendere spunti per comprendere il presente. E uno di questi casi è proprio questo.

Leggete queste note tratte dal primo tomo , il "Parega" di Arthur Schopenhauer. Parla di noi, o meglio: parla di quelli che sono "negazionisti",
complottari, sostenitori della terra piatta e delle scie chimiche, dei poteri forti che si mangiano le persone come pedine, dei Bill Gates
 che inventano virus per vendere alle farmaceutiche il vaccino già pronto; insomma vi spiega perchè siete "negazionisti", senza girarci troppo intorno.
E soprattutto vi mette uno specchio davanti per potervi meglio guardare. E chissà che una mente illuminata di quasi 200 anni
 fa non possa farvi venire almeno un dubbio, farvi afferrare qualcosa, o magari anche solo farvi vergognare un po'. Chissà.

                           
   

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𝗔 𝗖𝗢𝗟𝗢𝗚𝗡𝗢 𝗠𝗢𝗡𝗭𝗘𝗦𝗘 𝗔𝗣𝗥𝗘 𝗜𝗟 "𝗠𝗔𝗟𝗢",
𝗨𝗡 𝗟𝗢𝗖𝗔𝗟𝗘 𝗦𝗘𝗥𝗔𝗟𝗘 𝗗𝗜 𝗡𝗨𝗢𝗩𝗔 𝗖𝗢𝗡𝗖𝗘𝗭𝗜𝗢𝗡𝗘
𝗣𝗘𝗥 𝗔𝗚𝗚𝗥𝗘𝗚𝗔𝗥𝗘 𝗧𝗨𝗧𝗧𝗘 𝗟𝗘 𝗚𝗘𝗡𝗘𝗥𝗔𝗭𝗜𝗢𝗡𝗜.


 𝖽𝗂 𝖦𝗂𝗎𝗅𝗂𝖺 𝖬𝖺𝗂𝗇𝖺𝗋𝖽𝗂

Cologno Monzese è una città di più di 50mila abitanti, ma che a livello di aggregazione serale non offre niente, o quasi.
Esistono pochi locali aperti la sera, e ricalcano comunque gli schemi classici dei Pub e spesso sono fin troppo di "nicchia".
Il Comune di Cologno sta pensando da tempo di allestire e destinare spazi comunali per il ritrovo serale di giovani e non solo giovani; 
luoghi aggregativi per coinvolgere le persone di tutte le età che vogliono uscire in sicurezza la sera e vogliono poter frequentare luoghi di incontro.
Ma questi progetti sono fermi e ancora allo studio, e comunque non realizzabili nell'immediatezza.

Nel frattempo ci hanno pensato Martina e Lorenzo (l'acronimo del locale  MALO: le due prime sillabe dei nomi dei titolari)
già titolari del "Baretto" di Via Indipendenza, nell'isola pedonale di Cologno Monzese, che hanno voluto creare un locale di nuova concezione
proprio per permettere ai giovani, ai meno giovani, alle famiglie e anche ai tanti single, di passare serate all'insegna della compagnia
 e di "aggregarsi" a gruppi di frequentatori in modo di fare nuove conoscenze e di passare del tempo insieme.
Quindi non il solito Pub irlandese o il solito locale serale, ma un vero e proprio crocevia generazionale, dove ognuno è il benvenuto
 e dove è possibile passare serate all'insegna del divertimento, o semplicemente per bersi qualcosa al bancone
 senza essere scambiati per solitari  e soprattutto per non sentirsi soli.

"L’idea di aprire questo locale singolare e originale, a partire dall'arredamento e dallo spirito famigliare che abbiamo creato,
nasce dal desiderio di creare un luogo di ritrovo per famiglie, giovani, gruppi di tutte le età, e soprattutto per gli amanti della
 buona birra artigianale - ha dichiarato Lorenzo Aridiacono la sera dell'apertura al pubblico del MALO - Dopo tanti anni passati nel centro
 di Cologno abbiamo capito che dopo l'orario di chiusura, tanti clienti e amici, restavano davanti al Bar in mezzo alla stada,
e non sapevano dove andare per concludere la serata. Ed è stato a quel punto che abbiamo compreso che era forse il caso di spostarc
i per concentrare il lavoro nelle ore serali, fornendo aperitivi a base di fritti e cene con una vasta scelta di hamburger hot dog e panini con la salamella".

Il MALO è inoltre in una posizione strategica, pochi metri della rotonda dell'Esselunga in viale Lombardia;
zona che con il calar delle tenebre si svuota, e dove non esiste un locale in grado di generare aggregazione. Il posto è grande,
ben strutturato, e l'atmosfera è davvero "aggregante". Davanti, e ai lati del locale, ci sono panchine e ampi spazi per conversare,
per stare con gli amici, per conoscere gente e persone nuove, e per passare serate senza rischi e in tranquillità.

"E' una scommessa che vogliamo vincere - ha dichiarato Martina Arfanotti la sera dell'apertura al pubblico del MALO - perchè
crediamo che questo nuovo locale possa davvero fare la differenza in una città che di sera non è in grado di offrire molto.
Noi ce la metteremo tutta, e siamo certi che tanti apprezzeranno il nostro impegno e la nostra professionalità".

Tanti auguri a Martina e Lorenzo da la redazione e la direzione de L'Audace!

                        


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QUEI MALEDETTI ANNI '70 E '80: OGGI I RAGAZZI
HANNO TUTTO, EPPURE NON HANNO NIENTE


di Mirco Maggi

Com'era bello avere problemi senza avere problemi. Sembra un gioco di parole, ma non lo è affatto.
Negli anni 70/80 l'unico vero e reale problema che i giovani (ma anche i meno giovani) potevano avere era soltanto quello di non essere
 corrisposti in amore o di essere lasciati da qualcuno. Tutto lì, perché era davvero quello il vero, sostanziale ed unico,
problema di quelle generazioni, non altri. Perché tutto il resto, in quegli anni “maledetti”, funzionava a meraviglia, per i giovani e non solo per loro.

C'era lavoro per tutti, e chi non lo trovava era solo perché non aveva voglia di fare niente; le case in affitto si potevano scegliere
 a piacimento perché c'era "l'equo canone", e non ci si accordava con le agenzie, ma direttamente con i proprietari e l'affare si concludeva
 sempre, a costi affrontabili e sostenibili per chiunque. E ci si poteva sposare, convivere, fare progetti per il futuro, e i monolocali
 li utilizzavano  solo i vetrai e i corniciai come magazzini. Non c'erano suicidi per le cartelle di Equitalia, semplicemente perché Equitalia
 non esisteva affatto, e soprattutto nessuno poteva mai veramente rimanere disoccupato, a meno che non fosse proprio un fannullone,
e la povertà e la miseria erano qualcosa di astratto, che non si identificava nemmeno.

Polizia e Carabinieri presidiavano il territorio, e lo facevano veramente; e ci si sentiva sicuri, a qualsiasi ora, ed erano loro il terrore di tutti quanti,
buoni o cattivi; perché anche se non si aveva nulla da temere quando si veniva fermati erano sempre momenti di ansia, perché bisognava stare comunque attenti:
bastava un niente, a volte anche solo rispondere male o fare gli stupidi, per trovarsi in un mare di guai. Non parliamo poi dei cattivi: perché a quei tempi
 gli “sbirri” facevano proprio gli sbirri, e non chiedevano "scusi" o "permesso", e quando intervenivano l'unica soluzione era arrendersi o fingersi già morti.

Sì, era bello avere problemi senza avere problemi. Eccome se lo era. Erano gli anni dei cantautori tosti, dei film da ridere con Pozzetto e Celentano,
delle donne che per strada venivano “cacciate”, e degli uomini che le cacciavano, e nessuno invocava sessismo, maschilismo o altre idiozie. Tra ragazzi
(e anche fra gli adulti), e si parla naturalmente di persone per bene, non esisteva la molestia, lo stupro, la violenza: macchè. Nessuno sapeva nemmeno
 cosa fossero quei termini, perché i baci si rubavano, e le donne si conquistavano, e la resistenza faceva parte della seduzione. Tutto quello che poteva
accadere era al massimo prendere  uno schiaffone o un "no" secco. E chi, di chi ha vissuto quegli anni, non ha mai preso entrambi almeno una volta?
Così come nessuno ha mai avuto bisogno di psicologi per superare il trauma di un "no", e nessuno ha mai sentito la necessità di stuprare
 una ragazza per un rifiuto, e soprattutto nessuno è mai stato denunciato per avere accarezzato la ragazza portata al cinema; la stessa ragazza
 a cui avrebbe  poi chiesto di diventare la “sua” ragazza, dopo quel bacio e dopo quella carezza rubata. Ma soprattutto nessuna ragazza in quegli anni
 ha mai detto: “mi hai fatto ubriacare e mi hai drogata”, semplicemente perché nessuno faceva ubriacare nessuno, e nessuno drogava nessuno,
perchè il rispetto era nel dna dell’educazione ricevuta in famiglia dai genitori.  Perchè in quegli anni se qualcuno si azzardava a fare del male per davvero
 ad una ragazza, se qualcuno mancava di rispetto oltre il lecito a una ragazza o ad una donna, prima veniva massacrato di botte gli amici, poi dai genitori
della vittima, poi dai propri genitori e infine anche dai Carabinieri quando lo prendevano. E nessuno si lamentava perché altrimenti la situazione peggiorava.
Era così che andava: si rigava dritto e basta, oppure erano guai veri. La delinquenza c'era, certo che c'era, c'è sempre stata e ci sarà sempre;
ma erano diversi gli equilibri, i rapporti tra le persone, e gli stessi delinquenti avevano un codice etico che a raccontarlo oggi sembra una barzelletta e cui nessuno crede.

Inutile poi entrare nel paragone tecnologico, perché negli anni 70/80  non c’era quello che gli adolescenti e i ragazzi possiedono oggi, 
eppure non mancava davvero niente, perché se i ragazzi di quegli anni “maledetti” avessero avuto smartphone, tablet, Playstation e cose del genere,
 non avrebbero mai imparato a giocare a biglie per strada, a tollini, a macchinine, a bussolotti. Non avrebbero mai imparato a smontare i carburatori dei motorini,
ad appiattirne i pistoni, e a truccarli bucando le marmitte con il trapano del benzinaio. Non avrebbero mai fatto parte di quelle compagnie immense e numerose,
e non avrebbero mai capito cosa volesse dire scrivere lettere d'amore roventi con le Bic blu, spiando poi il momento in cui venivano lette: e non avrebbero
 mai conosciuto l'incanto e la meraviglia di chiamare dalla finestra l'amico e di urlargli di scendere. Ma sopra ogni cosa non avrebbero mai potuto fare
 e ricevere sorprese così vere come: "il tuo telefono è sempre occupato dal “duplex”, e quindi sono venuto a vedere come stavi",
senza correre il rischio di essere denunciati per stalking.

Le bravate, i rischi, i brividi non c’erano in quegli anni? Eccome se c’erano, ma era la portata ad essere differente: fumare di nascosto
 dai genitori nei cinema di seconda e terza visione, prendere botte durante le manifestazioni, scoprire il brivido delle domeniche pomeriggio
nelle discoteche di allora, dove se a qualcuno andava bene, limonava per il tempo di un lento con la tipa che aveva appena rimorchiato.

Queste, e altre milioni di cose, sono quelle che oggi mancano più di tutto ai nostri ragazzi nonostante tutto quello che invece possiedono,
perché erano quelle le cose meravigliose, semplici, e che non torneranno più: piccole cose in fondo, ma che sono invece grandi come montagne,
perché chi è stato giovane in quegli anni oggi si sente come se lo avessero derubato di tutto quel vissuto. Sapere che non tornerà mai più niente come allora,
 è un po' come ricordare gli amori che in quei maledetti e straordinari anni 70/80 erano il solo e unico vero problema di tutti.
E che bello è stato crescere in un'epoca in cui, l'unico vero problema della Società, era soltanto la cosa più bella che esiste: l'amore?

E chi glielo dice ai ragazzi di oggi come andavano le cose allora? E davvero ci possono credere? I giovani di oggi sono ragazzi confusi, socialmente
 e sessualmente; costretti a scappare all'estero per cercare uno straccio di lavoro, a tenere d'occhio il bicchiere in discoteca, a stare attenti a non avvicinarsi
 ai bagni dei locali pubblici per il timore di essere rapinati o stuprati; costretti a rientrare a casa guardinghi per evitare gruppi di clandestini ubriachi
 o "branchi" pronti a bullizzare chiunque nelle periferie delle grandi città. Questi ragazzi di oggi, tutti così scolarizzati e così tecnologici,
ma cresciuti senza genitori, in famiglie allargate o smembrate o del tutto assenti; dove droga e alcol sono diventati troppo presto i loro migliori e peggiori amici,
e dove l’educazione e il rispetto per il prossimo non sono mai stati tramandati e insegnati nelle loro case.

In quei maledetti e straordinari anni '70 e '80, dove in fondo non si aveva quasi niente, rispetto ad oggi, si aveva davvero tutto.


            

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LA FELICITA' NON E' SUBORDINATA AL RAPPORTO DI COPPIA.

ANCHE I SINGLE POSSONO ESSERE FELICI NELLA SOLITUDINE.



Essere single non sempre è negativo, anzi; avere un partner a volte può essere sì una fortuna. Ma anche essere single ha grandi vantaggi.
Si può ad esempio rimanere più facilmente in contatto con gli amici, e si dispone della possibilità di entrare in contatto con sè stessi e di capire meglio
 le necessità della propria esistenza. E per questo si è in grado di riempire la propria vita con ciò che rende davvero felici.

Essere single però non è facile. Film e programmi televisivi e messaggi continui esprimono il concetto che non si è veramente “completi” finché
 non si è trovato un partner adeguato, e la vita da single spesso è raffigurata come una sorta di “purgatorio” da sopportare fino a quando non si trova l'anima gemella.
Eppure, uno studio pubblicato sull’European Journal of Social Psychology ha scoperto che i single hanno livelli di benessere simili,
se non maggiori, rispetto alle persone impegnate in una relazione.

Secondo gli esperti, essere single, può rendere le persone più disposte a lasciarsi trasportare dalle esigenze della vita.
“È quasi come se non avessi scelta - ha dichiarato la dottoressa Niloo Dardashti, psicologa ed esperta di relazioni di New York - perchè quando
 sei solo devi essere per forza più autosufficiente. Liberi dai vincoli di avere un partner, la vita delle persone diventa improvvisamente totalmente
 e completamente propria. Non c’è nessuno che ti ostacola nell’inseguire le tue ambizioni. È più probabile che tu corra dei rischi, che abbia delle
 avventure e che per questo  tu possa vivere più novità”.

“Non ti preoccupare; resteremo in contatto!”: queste sono le frasi degli amici che si sono sposati e che hanno avuto figli.
Quanti di loro hanno poi effettivamente mantenuto la parola? Questo non dovrebbe sorprendere, dato che le grandi decisioni di vita richiedono
 il sacrificio del tempo libero e della libertà personale. È difficile trovare il tempo per fare tutto quando si ha un coniuge e un figlio da considerare.

Spesso quando si ha una relazione, le persone pensano di aver perso la loro identità, e questo è in gran parte dovuto al fatto che smettono
 di fare le cose in modo indipendente. Quando si è single invece si crea l’opportunità di sentirsi più vicini a sé stessi. Uno dei più importanti vantaggi
 dell’essere single è la possibilità di capire i propri bisogni reali e individuare meglio i proprio obiettivi personali.

Quando non si vive in una relazione, c'è più tempo per chiarire ciò che conta per noi e scoprire ciò che apprezziamo veramente.
Tante persone identificano le relazioni di coppia con la felicità, ma questo non vale per ogni relazione e per ogni persona. Si può essere felici e non avere la necessità
 di avere una relazione. La felicità può essere misurata dalla persona che la vive, indipendentemente da un rapporto o da una relazione o dal vivere in solitudine.



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CIAO TOTO... 
  l'editoriale di Mirco Maggi

Conoscevo bene Toto Cutugno, non eravamo amici di quelli che escono a cena insieme, avevamo troppa differenza di età, ma c'è
stato un periodo delle nostre rispettive vite in cui ci vedevamo tutti i giorni. Abitavamo entrambi a Milano, in zona Città Studi, nella stessa via:
io  al civico nr.10 e lui al civico nr. 12. Ma non era ancora il "Toto" internazionale, non aveva ancora vinto Sanremo e soprattutto non aveva
 ancora scritto canzoni per Celentano. Ci incrociavamo tutti i giorni, e abbiamo iniziato a parlarci  e a conoscerci meglio per via dei nostri cani:
avevamo entrambi un pastore tedesco, il mio era cucciolo ai tempi, e il suo era già vecchiotto e stanco, e faceva fatica a correre,
e li portavamo tutti i giorni nel giardinetto davanti casa nostra.

Toto girava con un furgone azzurro con la scritta bianca "Toto e i Tati": era il suo gruppo, la sua Band; e mi diceva che qualche volta
sarei dovuto andare a sentirli suonare perchè: "andavano forte". Anche io ai tempi facevo musica e gli diedi una cassetta per fargli sentire dei pezzi.
Qualche giorno dopo mi disse che erano molto belli, e che avremmo dovuto fare qualcosa insieme, cosa che non accadde mai.

Avevamo in comune altre passioni, oltre la musica e i pastori tedeschi: l'amore per le Citroen: io allora avevo una bellissima,
ma vecchiotta e pò malandata, DS21 (lo Squalo, per intenderci) e lui invece una CX nuova di zecca di color bronzo. Toto era molto più grande di me,
 io ai tempi ero poco più di uno "sbarbato" e lui era già un uomo, e la nostra amicizia non riuscì mai ad andare oltre a quegli incontri di circostanza;
anche se spesso ci fermavano tanto a parlare, di tutto, e non solo di musica e di Citroen.

Poi Toto conobbe Mike Bongiorno e da lì cominciò la sua ascesa. Anche quella che poi diventò sua moglie, Carla, una bellissima donna
che tutti in zona conoscevamo, abitava in quella stessa zona, praticamente nella via parallela. La notte in cui Toto vinse a Sanremo tornò a Milano
 alle prime ore del mattino e stanco e euforico, parcheggiò la sua CX nel parcheggio dei taxi che avevamo proprio di fronte alle nostre case:
la mattina dopo la ritrovò con tutte e quattro le gomme tagliate.

Man mano che il suo successo e la sua popolarità crescevano si faceva vedere sempre molto meno in giro; cambiò casa,
e pur restando sempre in zona, si defilò. Ci siamo persi di vista per tanto tempo, e ci risentimmo circa una decina di anni fa, in una circostanza fortuita,
e mi disse che ricordava poco dei trascorsi, dei nostri cani, della sua Cx. Il suo successo era ormai al tramonto, ed era diventato proprietario di una sala
 di registrazione, sempre a Milano, e più o meno sempre nella stessa zona, che era appartenuta, per tanti anni,
ad uno degli arrangiatori preferiti di Adriano Celentano. Fu quella l'ultima volta che parlammo insieme.

Ciao Toto, la Maria che salutavi ne: "l'italiano vero", con gli occhi pieni di malinconia,
la salutavo anche io ogni giorno, e qualche volta l'abbiamo addirittura salutata  insieme, mentre usciva dal tuo portone
 per andare a fare la spesa. Chissà se dove siete adesso vi salutate ancora, e chissà se vi ricordate
 di quegli anni meravigliosi, sempre con un po' di malinconia però, ma poca!

Buon viaggio amico mio, riposa in pace Italiano vero! 



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𝐋’𝐄𝐏𝐎𝐂𝐀 𝐎𝐒𝐂𝐔𝐑𝐀 𝐃𝐄𝐋 𝐓𝐄𝐑𝐙𝐎 𝐌𝐈𝐋𝐋𝐄𝐍𝐍𝐈𝐎:
𝐍𝐈𝐂𝐇𝐈𝐋𝐈𝐒𝐌𝐎 𝐄 𝐃𝐄𝐋𝐈𝐑𝐈𝐎 𝐂𝐎𝐌𝐏𝐎𝐑𝐓𝐀𝐌𝐄𝐍𝐓𝐀𝐋𝐄. 


di Mirco Maggi

“Dobbiamo smetterla, oggi, di parlare dei valori; in generale. Non ha più senso nemmeno discuterne. Perché non c’è più niente da fare, è cambiato
 tutto, è sparito tutto. Ormai viviamo in un’altra epoca, diversa, e dobbiamo capirlo e rendercene conto. Viviamo in tempi privi di educazione, di rispetto, e di verità.
Non possiamo più sperare o credere che tutto possa  ritornare come un tempo. Non può accadere: ormai è finito tutto”.
Non è il pensiero di un filosofo greco, o di un cattedratico di sociologia: è l’amara, e lucida, e rassegnata, esternazione di un
 Maresciallo dei Carabinieri di una Caserma sperduta della provincia di Milano. Sono cinque righe di una fulminante realtà, di una fredda
analisi che purtroppo, nella sua semplicità, è un assioma indefettibile.
 
Tutto ha avuto inizio con lo scoccare del terzo millennio (quello che Nietzsche aveva predetto e ipotizzato essere il millennio
 che avrebbe portato l’avvento del nichilismo planetario, ma questo forse il Maresciallo non lo sa). Dal 2000 in poi tutto è imploso e ha iniziato
 a distruggersi, a erodersi, a deteriorarsi e sgretolarsi e a cadere in rovina; una rovina che non ha risparmiato niente e nessuno, che non si arresta
 e che assume dimensioni catastrofiche sempre maggiori con il passare del tempo.  E’ un processo ormai irreversibile, e riguarda tutto ciò che è reale
 e anche tutto ciò che è trascendente, perché è un inarrestabile disfacimento culturale, morale e sociale. Solo a comprenderlo vengono i brividi, ma quello
 che è più terrificante è che le nuove generazioni, che non possono fare il confronto con le precedenti epoche generazionali, non ne avvertono il pericolo
 e la gravità, perché credono che questi comportamenti e modi di vivere la quotidianità siano invece la normalità, e che quindi si tratti addirittura di qualcosa di corretto.
  
La politica è tutta una menzogna? Il 50% dell’elettorato non vota? E dove sta il problema? E’ così! E lo si accetta come tale,
non come una anomalia, ma come una normale consuetudine.  Così come è normale per le nuove generazioni accettare che la giustizia possa essere sommaria,
che la violenza sia qualcosa di naturale, che l’assenza di pene e condanne e l’impotenza delle FF.OO sia una realtà incontrovertibile, proprio come lo è la presenza,
di giorno e di notte, in qualsiasi città, di spacciatori a cielo aperto di droga che restano impuniti nonostante gli arresti. E lo stesso vale per le truffe, per le prepotenze,
per le prevaricazioni, per i femminicidi: è idea ormai comune che le denunce non servano quasi più a niente, perché i mancati, o tardivi,
interventi preventivi sono sempre maggiori ai pochi che invece vengono effettuati.

E’ normale affondare senza sperare che qualcuno venga a salvarti; è normale l’indifferenza, l’apatia; il vedere violentare una ragazza
 di 21 anni su un treno e cambiare carrozza senza fare nulla. Così come è normale ammazzare di botte un pensionato che chiede a un gruppo
 di giovani fermi nella piazza a parlare, di spostare le loro macchine per potere uscire dal parcheggio. Ed è normale anche il barista 30enne che uccide
 la moglie incinta perché vuole stare con l’amante; così come diventa addirittura diabolicamente comprensibile
uccidere un bambino in un incidente d’auto, pur di postare un video su Youtube.

Oggi la nuova religione è non credere più a niente; per questo gli “Influencer”, che sono una categoria di riferimento per il successo
 e la notorietà contingente, non sono altro che inutili ignoranti abissali che comunicano con altri inutili ignoranti abissali, di niente
 e di argomenti da sotto cultura generazionale. Oggi ciò che conta è solo, ed esclusivamente, l’inconsistenza e l’apparire, e si sconosce del tutto
 il significato dell’essere. E’ diventato determinante tutto ciò che è inutile e frivolo, come l’abbigliamento o l’estetismo, ed è proprio tutto questo
 che è diventato un nuovo Vangelo. Perché è giusto, oggi, credere che non esista un Dio e che non esista nemmeno una Società concreta,
corretta e funzionante; ed è giusto e sacrosanto pensarlo proprio perché Dio lo permette, e la Società pure. Solo che Dio ha a che vedere
 con il mistero della fede, e la Società invece non dovrebbe rappresentare un mistero, ma una fiducia certa. Cosa che non si esprime nell’immaginario
 collettivo a causa della mancanza di serietà della politica e dei dilaganti e continui scandali e menzogne, e della contraddizione che la Società stessa
 manifesta rendendosi sempre più fittizia e incerta. Ma non è solo ciò che accade ogni giorno il problema, perché il vero problema,
quello di fondo, che nessuno, o quasi nessuno, è in grado di percepire, è ciò che invece non accade più ogni giorno; ed è solo e proprio questo il vero danno.
 
L’interazione tra individui ha subito un contraccolpo estremo nei rapporti interpersonali. Oggi non si comunica più realmente, e lo si fa quasi
 esclusivamente attraverso gli smartphone, dove spesso ci si fidanza, ci sia ama e ci si lascia con un messaggio su whatsapp. Non ci sono più artisti
veri e dotati di talento autentico che riescono ad emergere: pittori, poeti, scrittori, compositori, scultori, perché mancano le figure e le strutture adeguate
 in grado di intuirli e di intercettarli, e questo accade perché l’interesse della domanda è cambiato, appiattito, e nessuno di questi geni ha più speranza
 di eccellere concretamente in un’epoca consumistica e priva di spessore e di profondità. Siamo regrediti di migliaia di anni tornando a ricalcare
 i netti divari dei solchi profondi tra i ricchi e i poveri, tra la servitù e i potenti, e non esistono più le zone intermedie di benessere, ma soltanto
estremismi di povertà e di ricchezza, e questo ingenera un crollo economico e sociale senza precedenti e senza possibilità di redenzione.

I poteri sono ormai esclusivamente relegati in circoli ristretti e circoscritti, e non solo politici e istituzionali, che dispongono di pletore
 di individui prezzolati, manipolati e asserviti, avvezzi alle piaggerie e ai compromessi senza ritegno e senza remore.
 Impera la mediocrità assoluta, il luogo comune è dominante, e la percezione di quello che realmente accade è distorta dalla falsità delle informazioni
 e degli apparati di comunicazione che sfruttano, alimentando quotidianamente, questa totale anestesia intellettuale.

Oggi le persone oneste e di valore (sempre in numero minore) sono spesso considerate sconvenienti, e vengono sempre meno apprezzate
 e quasi sempre defilate, mentre si è più inclini a premiare chi è esattamente l’opposto. E non si tratta affatto della “sindrome dell’epoca d’oro”
(cioè l'idea persistente di essere nati nell'epoca sbagliata, idealizzando epoche passate mai vissute come migliori e rassicuranti), perché  siamo di fronte
non solo a un cambiamento epocale negativo e distruttivo, ma stiamo vivendo una vera e propria regressione
a tutto ciò che di peggiore abbiamo già vissuto, combattuto e debellato in passato.

Ha ragione quel Maresciallo, che non sa argomentare meglio il suo scoramento se non con lo scuotimento del capo e con un sospiro profondo.
Le Forze dell’Ordine sono relegate in una sorta di impotenza che i cittadini non comprendono. Sempre sott’organico cronico, con carenza di mezzi e di personale,
 con turni impossibili da ricoprire e con pattuglie impossibili da inserire nei territori. Ogni intervento rischia di ritorcersi contro i militari operanti,
 ripresi da smartphone e spesso messi alla gogna solo perché svolgono il loro lavoro, e alla mercé di una Magistratura sorda e cieca,
silente e inetta. E questo riguarda, a cascata, tutti gli apparati delle istituzioni.

Sanità, scuola e sicurezza sono i tre pilastri necessari per  garantire il funzionamento e la qualità della vita di qualsiasi Società evoluta,
e purtroppo nel nostro paese questi pilastri sono marci nelle fondamenta e: o sono già crollati o stanno crollando del tutto.
Il resto è tutto un rattoppare quotidianamente qualcosa. File di ore e ore nei pronti soccorso, corsie di Ospedali piene, assenza di medici
 e di posti  letto e di infermieri di attrezzature. Scuole che non hanno riscaldamenti  e insegnanti che mancano, e atti di violenza continui nei confronti dei docenti
che devono fare i conti con una realtà sconosciuta che confligge con qualsiasi logica di insegnamento.

Cos’altro bisogna capire per comprendere che questa Società non è niente altro che la materializzazione del pensiero di Nietzsche: il nichilismo assoluto?
Cos’altro bisogna sopportare, subire e vedere per tentare di correre ai ripari? Saranno forse la smart, o green, economy e le auto elettriche a salvarci?
 Macché, sono solo tutte inutili giravolte politiche, perché basta un acquazzone per inondare intere città e allagare ettari e ettari di territori
 e far morire le persone come topi intrappolati nelle cantine e nelle fogne a causa di mancanza di interventi preventivi e di controlli alle strutture.
A che serve progettare qualcosa di innovativo se si dimentica di tenere efficiente quello che abbiamo? Non ha senso.
Siamo vivendo l’epoca del paradosso, della contraddizione continua, e l’essere umano non combatte più per migliorarsi,
e si lascia trasportare da una corrente malvagia che lo farà precipitare in un abisso.
L’abisso in cui già viviamo ogni giorno, che è quello dell’indifferenza, dell’egoismo, della cattiveria spicciola e del totale disinteresse per tutto e per tutti.

La sola salvezza possibile sarebbe l’avvento di un nuovo umanesimo, simile a quella corrente culturale di pensiero sorta negli ultimi decenni
del XV secolo e caratterizzata da un rinnovato fervore per lo studio dell'antichità, che si esplicava in una intensa attività filologica, e motivata
 da una accentuata consapevolezza della posizione privilegiata dell'uomo nel mondo della natura. Ma un umanesimo nel terzo millennio è pura utopia,
così come lo è sperare che le nuove generazioni comprendano il delirio e la pochezza del vivere quotidiano di ognuno di noi,
fatto di atti e di individui miserrimi, di ignoranza abissale e di egoismo e degrado intellettuale ormai irreversibile.

Maresciallo: purtroppo lei ha ragione, così come aveva ragione anche Nietzsche, ma specialmente oggi avere ragione è un problema, un danno se vogliamo;
perché questa è l’epoca oscura del terzo millennio, dove non pensare e non capire è la salvezza, e non il contrario. Mai il contrario.





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𝐆𝐄𝐒𝐔' 𝐂𝐑𝐈𝐒𝐓𝐎 𝐑𝐈𝐓𝐎𝐑𝐍𝐀,
𝐏𝐄𝐑𝐂𝐇𝐄' 𝐐𝐔𝐈 𝐀𝐁𝐁𝐈𝐀𝐌 𝐁𝐈𝐒𝐎𝐆𝐍𝐎 𝐃𝐈 𝐓𝐄.


 
di Mirco Maggi

Oggi pomeriggio, di circa 2000 anni fa, più o meno intorno alle 15, su una piccola altura a settentrione di Gerusalemme, denominata Golgota,
un uomo di 33 anni è stato prima crocefisso, poi ucciso con una lancia scagliata da un soldato. Prima di crocefiggerlo lo hanno torturato,
eviziato, picchiato e frustato. Quest'uomo però non aveva fatto niente, era innocente; portava soltanto la parola di Dio, girava con un gruppo di amici,
e esortava chiunque ad abbandonare tutto ciò che era materiale: soldi, oro, ricchezza. Gli hanno attribuito anche qualche miracolo, ma è ragionevole
pensare che gli unici miracoli effettivi fossero appunto l'aver distolto i suoi seguaci da una ottusa venerazione e obbedienza nei confronti di Sacerdoti falsi,
pieni d'oro e potenti, che fingevano di amministrare la parola di un Altissimo che con molta probabilità li ha sempre disprezzati. Quell'uomo assassinato
si è immolato per tutti noi, per la nostra salvezza eterna, e dopo tre giorni è risorto ed è andato a sedersi alla destra di suo Padre. E da allora
non lo abbiamo più rivisto in carne ed ossa, ma lo abbiamo incontrato spesso, tutti quanti. Ma spesso non lo abbiamo riconosciuto,
emmeno ce ne siamo accorti. Io qualche volta però credo di averlo almeno intravisto.
(io non ti vedo, però ci credo)

D'altra parte l'uomo è così: cieco e stolto; e lo è da millenni. Ancora oggi, messo di fronte ad una scelta di potere, è capace di scegliere di nuovo
 il Barabba di turno, al posto di qualcosa che possa elevarlo, ma nel contempo privarlo degli averi materiali. E' la Storia che si ripete in fondo, e lo fa sempre.
Lo fa ogni giorno. Oggi lottiamo tutti quanti contro un nemico invisibile che ci sta sterminando, sia in termini strettamente concreti, che in termini generici.
Siamo stanchi, stufi, spaventati, impoveriti. E siamo stati tutti privati di qualcosa e di qualcuno, e di un anno di vita, chi più chi meno, non fa differenza.
Eppure siamo ancora tutti qui a chiederci come faremo a non andare al ristorante il giorno di Pasqua; a chiederci come faremo ad andare in vacanza;
 chiederci quando potremo tornare in palestra, o in discoteca o a divertirci. I tre milioni di morti dall'inizio della Pandemia quasi li abbiamo già dimenticati.
Proprio come abbiamo già dimenticato quell'uomo che 2000 anni fa, si è fatto crocefiggere per salvarci tutti quanti.

Questo ragazzo io l'ho conosciuto a Milano, un pomeriggio di tanti anni fa, si chiamava Alessandro;  Alessandro Bono. Ci ripromettemmo
 che avremmo scritto qualcosa insieme, ma purtroppo non ne abbiamo mai avuto il tempo e l'opportunità. Era bravo, e ha scritto una delle più belle
 canzoni dedicate a quell'uomo che 2000 anni fa si è fatto crocefiggere per la nostra salvezza; e quando quel pomeriggio gli ho chiesto di suonarla
 e di cantarla per me, lo ha fatto senza nemmeno farsi pregare. Usò la mia chitarra, un'Aria12 corde nera che ho ancora. Ma che non suono più da un pezzo.
 Io non ho mai dimenticato quello che l'uomo crocefisso a 33 anni ha fatto anche per me, e non ho mai dimenticato nemmeno
 questo ragazzo. Io qualche volta però credo di averli ancora intravisti. Di nuovo.
(io non ti vedo, però ci credo)

 Buona Pasqua a tutti i lettori, i simpatizzanti, i collaboratori e i sostenitori de L'Audace. Buona Pasqua anche a te Alessandro ovunque tu sia.



             

https://www.youtube.com/watch?v=y1VkT3By340


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"𝐈𝐥 𝐆𝐢𝐨𝐫𝐧𝐚𝐥𝐞" 𝐜𝐨𝐩𝐢𝐚 𝐒𝐏𝐔𝐃𝐎𝐑𝐀𝐓𝐀𝐌𝐄𝐍𝐓𝐄
𝐢𝐥 𝐭𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥'𝐞𝐝𝐢𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐬𝐮 𝐋'𝐀𝐮𝐝𝐚𝐜𝐞
(𝐞 𝐬𝐮 𝐚𝐟𝐟𝐚𝐫𝐢𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚𝐧𝐢). 𝐂𝐨𝐦𝐩𝐥𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢! 𝐂𝐨𝐩𝐢𝐨𝐧𝐢. 



https://www.affaritaliani.it/politica/silvio-berlusconi-addio-all-ultimo-cavaliere-d-italia-860266_pg_3.html?fbclid=IwAR0xEjANLRDTjUBFATwBSPw2F3unw3S-nqMj_UixETdS3ab_T28K2oe3Gqw

https://www.facebook.com/laudaceonline/posts/pfbid02iwSuBX2tYhe4QLZeN8fGURZB527baTd286ZwrNbgg8CrY9XEybVcskGfS4mVHTBJl




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𝐓𝐑𝐄𝐍𝐓'𝐀𝐍𝐍𝐈 𝐃𝐈 𝐂𝐎𝐑𝐓𝐀 𝐄 𝐃𝐈 𝐋𝐔𝐍𝐆𝐀. 𝐃𝐈 𝐏𝐑𝐈𝐌𝐀 𝐏𝐀𝐆𝐈𝐍𝐀.
𝐃𝐈 𝐀𝐏𝐄𝐑𝐓𝐔𝐑𝐄 𝐄 𝐃𝐈 𝐓𝐀𝐆𝐋𝐈 𝐁𝐀𝐒𝐒𝐈. 𝐃𝐈 𝐁𝐑𝐄𝐕𝐈 𝐄 𝐃𝐈 𝐏𝐀𝐋𝐋𝐈𝐍𝐈.


di Mirco Maggi

A Febbraio di quest'anno, esattamente il giorno 18, ho compiuto 30 anni di iscrizione all'Ordine dei Giornalisti della Lombardia.
Nessuna medaglia, perchè è solo un traguardo, e si va avanti perchè sono ancora troppo giovane per andare in pensione,
e sono troppo vecchio per farmi ancora delle illusioni sbagliate.

Trent'anni di corta e di lunga, di scoop, di aperture in prima pagina, di pallini e di feuilleton, di taglio basso e di brevi.
Di pagine precotte, di cucina e di Desk, di riunioni infinite in stanze piene di fumo, di piedi sulle scrivanie, di parolacce e di chiusure del giornale
 alle tre del mattino per poi andare tutti insieme a mangiare solo per aspettare la prima copia del giornale, ancora calda
perchè appena uscita dalle rotative. E denunce, e querele, e avvocati e Tribunali. Senza contare i rischi reali, i tanti rischi corsi
e i tanti spaventi presi; le ingiurie, le minacce di morte, gli spintoni, gli insulti e le aggressioni, e anche le bombe incendiare,
 perchè in questa lunga carriera non mi sono mai fatto mancare proprio niente.

Trent'anni di giornalismo, di un paese che è cambiato sotto i miei occhi proprio mentre ne scrivevo la storia;
di attualità, politica, e di cronaca nera; di morti ammazzati e di disgrazie autentiche, di proiettili che hanno ucciso veramente, molto più delle mie parole.

Quando ho iniziato non c'erano i telefoni cellulari, non c'era Internet, e il mondo della carta stampata era ancora tutto analogico e in bianco e nero.
I pezzi si dettavano al telefono ai dimafonisti, e il massimo della tecnologia era il Teledrin (il cercapersone) e il Fax. Per il resto dovevi arrangiarti,
fare sempre del tuo meglio, improvvisare, ogni volta. Ma la vera differenza tra ieri ed oggi è una, e una soltanto: allora i giornali esistevano per davvero,
ed esistevano i veri giornalisti e le vere redazioni fatte di persone, di colleghi; e oggi invece non esiste più niente di tutto questo, perchè soprattutto
 allora esisteva una professione vera che oggi è invece annacquata, distorta, impoverita, confusa, eterea.

Ho scritto per Direttori che hanno fatto la storia del giornalismo italiano: Scaglia, Montanelli, Feltri, Mosca, Vesigna, Costanzo, Bianco,
Sallusti, Donelli, Romani, Lanza, Boriani, Paragone Perrino e tanti altri. Ho lavorato per l'Ansa, in televisione, ho fondato e diretto
 due testate giornalistiche nazionali e un fligh-magazine internazionale, perchè non ho mai saputo fare niente altro che scrivere.
E oggi fare questo mestiere non ha più quasi nemmeno senso: tutti i giornali, dal primo all'ultimo, dal più grande al più piccolo,
o sono in crisi, o hanno chiuso o stanno chiudendo, o non pagano i collaboratori, o li pagano poco.
Le redazioni sono diventate solo masse di fibre ottiche ed eserciti di stagisti, e chi va in pensione non viene rimpiazziato,
e gli articoli 1 e 2 del CCNL dei Giornalisti sono ormai considerati una immaginaria leggenda del passato.

Ho conosciuto centinaia e centinaia di colleghi e insieme ne abbiamo passate di ogni colore: ci siamo protetti,
spalleggiati, coperti, sorretti e aiutati, e a volte senza nemmeno conoscerci. Uomini e donne armati di penna e di taccuino,
segugi dall'olfatto finissimo, impiccioni, irriverenti, spregiudicati, sempre pronti a essere la spina nel fianco di qualcuno, ma sempre sul pezzo,
 sempre in prima linea e con un unico obiettivo: la verità sostanziale dei fatti. Tanti di loro purtroppo non ci sono più, e tanti li ho persi di vista,
ma si continua a scrivere e non si smette mai di farlo, perchè c'è ancora chi ci crede e c'è ancora chi ci crederà, per fortuna.
E io sono ancora troppo giovane per la pensione, e sono troppo vecchio per farmi ancora delle illusioni sbagliate.sere 





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  𝐃𝐈 𝐕𝐄𝐂𝐂𝐇𝐈𝐎𝐍𝐈, 𝐃𝐈 𝐍𝐎𝐁𝐄𝐋, 𝐄 𝐃𝐄𝐈 𝐏𝐀𝐑𝐀𝐃𝐎𝐒𝐒𝐈 𝐃𝐄𝐋𝐋'𝐈𝐆𝐍𝐎𝐑𝐀𝐍𝐙𝐀


Nel 2013 la redazione e la direzione de L'Audace ha scritto alla Segreteria dell'Accademia Reale Svedese per proporre Roberto Vecchioni,
per l'album, e il singolo: "io non appertengo più", per il Nobel per la Letteratura. A nostro avviso il singolo: "io non appartengo più",
è un capolavoro e rappresenta l'apice della carriera di Roberto Vecchioni sia come paroliere che come autore musicale.

Nell'album Vecchioni ha affrontato argomenti sociali e contesti comportamentali che riguardano tutti noi, e che adesso, a quasi 10 anni di distanza dall'uscita,
esplodono nella cruda realtà oggettiva, e non più soltanto nella prosa e nella lirica straordinaria dei componimenti del Professore. Vecchioni è sempre stato
 un artista originale, un precursore; e sicuramente meritevole di attenzione e di riconoscimenti che invece, spesso, gli sono stati negati.

Oggi, a distanza di nove anni, la Segreteria del premio più prestigioso del mondo, ci ha risposto laconicamente:
"Ci spiace comunicare che per la sezione di Letteratura i candidati al Nobel vengono proposti esclusivamente da ex vincitori del premio, membri
 dell’Accademia reale svedese, docenti di letteratura e linguistica, e da presidenti di società di autori rappresentative del proprio Paese".
In pratica: tutti i fruitori, comuni mortali della letteratura, cioè di fatto il vero e unico volano dell'indotto che rappresenta
il mercato e il successo di un autore, non possono proporre nessuno.

Questo paradosso, perchè di questo si tratta, conferma la poesia e l'autenticità, e purtroppo la verità,
del testo del singolo "io non appertengo più", e acclarano, senza ombra di ragionevole dubbio, che: "Io non appartengo a un tempo che non
 mi ha insegnato niente, tranne che puoi esser uomo  ma non diventare gente".

Per noi, comunque sia andata, nel 2013, il Nobel per la letteratura italiana, l'ha vinto Roberto Vecchioni. Per il resto,
ormai da un bel pezzo, anche noi: "non apparteniamo più ai borghesi, agli inciuciai, alle banche, ai cazzinculo. E ci scusiamo" 
Un consiglio: ascoltate tutto l'album, ma in special modo il singolo. Indossate le cuffie, chiudete gli occhi e state ad ascoltare.
Il resto viene sempre da sè. O quasi sempre.

https://www.youtube.com/watch?v=hEk8dBYprEs




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  𝐓𝐑𝐎𝐏𝐏𝐈 𝐅𝐄𝐌𝐌𝐈𝐍𝐈𝐂𝐈𝐃𝐈, 𝐓𝐑𝐎𝐏𝐏𝐈 𝐄𝐑𝐑𝐎𝐑𝐈 𝐄 𝐋𝐄𝐆𝐆𝐄𝐑𝐄𝐙𝐙𝐀.
𝐒
𝐄𝐑𝐕𝐄 𝐔𝐍𝐀 𝐂𝐔𝐋𝐓𝐔𝐑𝐀 𝐏𝐑𝐄𝐕𝐄𝐍𝐓𝐈𝐕𝐀, 𝐒𝐄𝐕𝐄𝐑𝐀 𝐄 𝐀𝐓𝐓𝐄𝐍𝐓𝐀.


de L'Audaceonline

Nessuno avrebbe mai pensato che nel terzo millennio ci saremmo trovati a dover fronteggiare un  mostro del genere, e non parliamo del Covid
o di questo grottesco conflitto mondiale, ma del femminicidio, della violenza in genere contro le donne, dei maltrattamenti e delle vessazioni che il genere femminile
è costretto a subire ogni giorno, in varie forme, fino allo sfociare di tragedie insostenibili e non più accettabili. Ci troviamo di fronte ad un fenomeno sociale
pericolosissimo, esploso e deflagrato sotto gli occhi di tutti, e dove tutti, di fatto, non sono intervenuti, e non intervengono veramente per contrastarlo e debellarlo a dovere.
La politica parla a vanvera di questo fenomeno: finge di indignarsi, di rassicurare che verranno fatti sforzi e investimenti per contrastarlo, fa proclami inutili e inverosimili,
 ma è solo demagogia e finzione: di fatto la politica non si impegna a mettere mano risolutiva al problema e continua a infischiarsene di fatto.

Le forze dell'ordine sono tutte sott'organico, prive dei reali strumenti necessari per combattere come vorrebbero questa piaga, e fanno miracoli,
straordinari su straordinari (spesso non pagati o pagati forfettariamente), e di fronte a tutto quello che accade spesso si sentono impotenti, nonostante le nuove
 leggi varate (Codice rosso, rafforzamento del codice rosso e altri provvedimenti in materia), perchè non esiste un numero adeguato di personale specifico,
almeno sufficiente, per gestire tutte le denunce, per seguire ogni caso come andrebbe seguito, per intervenire prontamente, e per controllare, continuamente,
tutta la fase post-denuncia. Polizia e Carabinieri fanno l'impossibile, con gli strumenti che hanno a loro disposizione, ma mancano le taske-force preparate,
mancano uomini e mezzi che si dovrebbero occupare solo di questi fenomeni. Ed è qui che entra in ballo la responsabilità e il totale disinteresse politico al problema,
perchè i fondi destinati alle forze dell'ordine per nuovi reparti e il nuovo personale specializzato, non solo non arrivano, ma non arriveranno mai.

Per non parlare della Magistratura, che spesso, troppo spesso, sembra non comprendere la gravità del problema  nonostante vi siano
 gli strumenti per operare con più determinazione, spesso, e per fortuna non sempre, viene meno quella sensibilità e quell'impronta rigida da dare al sistema
 Giudiziario proprio in materia di fatti del genere, affinchè questi reati vengano prevenuti o, almeno, una volta verificatisi, adeguatamente ed esemplarmente puniti.
Qualcuno deve prendersi la responsabilità di quello che sta accadendo, ma non lo fa; e chi dovrebbe farlo, e chi ha il potere di farlo,
ma soprattutto il dovere,  continua solamente a parlare di voti e di elezioni.

Quindi tocca alle donne, gioco-forza, dover affrontare principalmente il problema, singolarmente, quasi fossero abbandonate a loro stesse,
rendendosi conto che nessuna di loro è più al sicuro, e quindi è necessario attuare un protocollo difensivo e preventivo
di maggior efficacia a livello pratico, comportamentale e quotidiano.

Innanzitutto è necessario ribadire che la prima cosa da fare, è ricorrere sempre alla denuncia: mai scoraggiarsi dal farla,
 mai farsi prendere da inesistenti sensi di colpa o dai luoghi comuni: "tanto non cambia niente". Perchè anche se con personale ridotto e con tutte le difficoltà,
 le Forze dell'Ordine intervengono sempre e comunque: come e dove possono. Perchè al primo segno di comportamento violento o pericoloso non bisogna
mai scusare, mai lasciar perdere, mai trovare scuse e giustificazioni. Al primo segnale si deve denunciare e basta, fermamente, senza paura, anche se spesso
 bisogna fare ore di fila, anche se spesso ci si trova in difficoltà emotiva, o di fronte ad agenti apparentemente inesperti, anche se spesso ci si sente derise
 e prese in giro proprio dalle persone che più consideriamo vicine! Perchè più sono le denunce, più le forze dell'ordine chiederanno aiuti e interventi; 
e di fronte a una richiesta sempre maggiore, politica e magistratura faranno sempre più fatica a fare orecchie da mercanti.

Detto questo consigliamo ad ogni donna di leggere e di stampare il vademecum allegato all'articolo. Di divulgarlo, di parlarne con parenti,
con le amiche, con i colleghi, con chiunque meriti fiducia. Non è un vademecum per un post da Social, ma un brevissimo compendio di consigli importanti
redatti da specialisti, psicologi, esperti di criminologia e di scienza del comportamento. Non si tratta di teoria, ma di pratica reale,
attraverso l'analisi dei casi studiati delle vittime. Perchè sono stati analizzati migliaia di casi di femminicidio e di violenza, e ognuno di questi,
nella lettura delle denunce e delle testimonianze, ha manifestato la presenza pregressa di queste circostanze:

COME INDIVIDUARE UN UOMO POTENZIALMENTE PERICOLOSO
Un carattere troppo vivace, troppo sicuro di sè (anche se solo in apparenza e sempre in presenza di terze persone), introverso, incapace di esprimere
 sentimenti intimi e manchevolezze. Atteggiamenti di chiusura caratteriale senza motivi giustificati, reazioni colleriche per fatti di poca importanza, difficoltà di aprirsi
 e di confidarsi in generale. Un senso di possesso ingiustificato per oggetti, cose e persone. Il continuo dire "ti proteggo io, con me non ti accadrà niente".
Tratti improvvisi di aggressività verso terzi, anche maneschi e anche per motivi futili. In questo caso non si deve fare l'errore di pensare
"che macho, questo uomo mi protegge", perchè si appena palesato il comportamento di un potenziale assassino che in situazioni di difficoltà o di nervoso
potrebbe perdere il controllo facilmente con chiunque. Tendenza a mentire, anche in cose non determinanti e difficoltà di comportamento in ambienti differenti dal suo:
 locali, compagnie, persone, luoghi di svago o di lavoro. Scatti collerici in cui alza la voce o colpisce oggetti.

QUANDO CAPIRE CHE ALLONTANARSI E'LA SOLA COSA DA FARE
Quando assume atteggiamenti o pronuncia frasi che contengono questi contenuti: gelosia a seguito di abbigliamento (che invece valorizza in altre donne);
richiesta di non truccarsi e di non mostrarsi; richiesta di moderare la propria gioia e divertimento in pubblico; quando eserciterà un controllo della tua privacy
 (telefoni, social) di nascosto, o senza il consenso o con la forza; insulti e derisione; insofferenza e intolleranza a proposte diverse dalle sue.
La reiterata dichiarazione: "io sono fatto così", che manifesta il sospetto di un disturbo borderline.





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  L'INADEGUATEZZA DI CUI VIVONO
QUASI TUTTI GLI ARTISTI:
DISADATTATI IN UN MONDO
MATERIALISTA  E SUPERFICIALE.


 
di David Ackert

Musicisti, Artisti, poeti, scrittori, gente di teatro: sono fra le persone più forti e coraggiose sulla faccia della terra.
In un solo anno affrontano il rifiuto quotidiano da parte delle persone in misura maggiore di quello che gli altri vivono in un’intera vita.

Ogni giorno affrontano la sfida finanziaria di vivere uno stile di vita freelance, la mancanza di rispetto
della gente che pensa che dovrebbero trovarsi un lavoro vero, e la loro stessa paura di non lavorare più in futuro.
Ogni giorno, devono ignorare la possibilità che la visione a cui hanno dedicato la propria vita sia un sogno irrealizzabile.
Con ogni nota, opera o performance espongono se stessi, emotivamente e fisicamente, rischiando critiche e giudizi...

Ogni anno che passa, molti di loro guardano come i loro coetanei raggiungono gli obiettivi di una vita normale:
la macchina, la famiglia, la casa, i risparmi. Perché? Perché gli artisti sono disposti a dare la loro intera vita ad un solo momento, a quella melodia,
 a quella frase, a quell'accordo o a quell'interpretazione che toccherà l’anima del pubblico.

Gli Artisti sono persone che hanno assaporato il succo della vita in quel momento cristallino in cui hanno fatto
uscire il loro spirito creativo e hanno toccato il cuore di qualcun altro. In quell'istante erano più vicini alla magia, a Dio
e alla perfezione di quanto chiunque altro avrebbe mai potuto. E nei loro cuori, sanno che dedicarsi a quel momento vale più di mille vite intere."





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𝐇𝐎𝐔𝐒𝐓𝐎𝐍 𝐑𝐈𝐒𝐏𝐎𝐍𝐃𝐄𝐓𝐄, 𝐀𝐁𝐁𝐈𝐀𝐌𝐎 𝐔𝐍 𝐏𝐑𝐎𝐁𝐋𝐄𝐌𝐀.
(Non calpestate le aiuole e
a
ttenti al cane!)

 

de L'Audaceonline

Houston abbiamo un problema, anzi, più di uno; e ci sono giorni in cui si perde addirittura il conto di quanti problemi abbiamo.
E in quei casi non resta altro da fare che affidarsi alla speranza e alla buona sorte, pur sapendo che è poca cosa, e che quasi sempre non funzionerà mai.
Ma in qualche cosa bisogna pure credere, altrimenti si rischia di implodere e di darla vinta a quell'esercito ostile di difficoltà, di disturbi, di complicazioni,
 di controversie, che ogni giorno è sempre più agguerrito, sempre più incalzante. Abbiamo millenni e millenni di storia alle spalle che ci hanno insegnato,
sostanzialmente e in primis, solamente due cose precise: non calpestare la aiuole, e attenti al cane. In pratica: il pianeta si rispetta, e  le guerre non si fanno.

Houston, rispondete, abbiamo un problema: il crimine in sè, gli atti violenti, la cattiveria e la prepotenza, alla fine, non ripagano mai.
Tutti i più grandi invasori, i criminali, i fuorilegge, tutti i bastardi insomma, hanno sempre fatto una brutta fine, ingloriosa; hanno vissuto vite miserrime,
in malattia, e piene di tormenti e di nemici e di veleni, e di sofferenza. Molti di loro sono morti giovani, da soli, senza amore e senza onore.
Eppure non è cambiato niente: ancora siamo qui a parlare di bombe, di morti, di palazzi che crollano, di bambini che vengono uccisi senza un motivo.
Houston, rispondete, abbiamo un problema: il Pianeta sta morendo, o meglio: lo stiamo assassinando, e lui risponde con Coronavirus e malattie sempre
più aggressive e mortali. Vuoi lo sterminio dei boschi e delle foreste; vuoi le industrie chimiche e le fabbriche, vuoi i motori, la benzina, il nucleare
 e i campi elettromagnetici: non importa come, ma lo stiamo uccidendo. In Antartide si stanno registrando temperature estreme, tra i 20 e i 30° superiori
rispetto alla media, e i rischi sono potenzialmente catastrofici; si stanno estinguendo gli Orsi polari, i Lupi, i Giaguari, e migliaia  di specie di insetti e di volatili.
E anche tutto questo accade senza un reale motivo, perchè siamo noi stessi il pianeta, e distruggendolo, stiamo distruggendo l'intera umanità, con noi tutti dentro.

Houston, rispondete, abbiamo un problema: le cose stanno andando veramente  a scatafascio. Il vero problema è l'uomo, ha perso ogni valore,
ogni verità, ogni pudore. L'uomo non sa più riconoscere la sua identità, sembra essere regredito alla preistoria,  è ritornato ad essere un selvaggio,
un essere primitivo senza vergogna e senza onore. Magistrati che non condannano, madri che uccidono i figli,  mariti che uccidono le mogli, amici che tradiscono,
vicini di casa che ti rubano in casa, e disoccupazione, e povertà, falsità, solitudine, e cattiveria, e violenza, e stupri, e...  E che cazzo Houston! Rispondi!

Facciamo così, nell'attesa che qualcuno a Houston si svegli e ci risponda, vediamo se riusciamo, nel nostro piccolo piccolo, a fare qualcosa
per almeno tentare di migliorarci la vita; facciamolo insieme tutti quanti. Tanto per cominciare, metaforicamente parlando, torniamo almeno
 a non calpestare più le aiuole, e stiamo attentissimi ai cani nelle case degli altri. E' poco, d'accordo, ma tutti i grandi viaggi cominciano sempre da piccoli passi.
Facciamo il primo sforzo: smettiamo di guardare la televisione, di colpo: tutti quanti, bum, spenta. Off. Poi torniamo a leggere più libri, almeno i classici;
riempiamoci di quelli e rileggiamoli tutti, e non diamo più credito agli idioti, agli ignoranti. E  allontaniamo dalle nostre vite tutte le persone sospette,
equivoche, false, bugiarde, rancorose, anaffettive, permalose, violente: isoliamole definitivamente. Ignoriamole. Del tutto.

Ma non sentite che va già un pochino meglio? Ma non avete nemmeno il sospetto che anche a Houston siano già tutti morti, di noia o dalle risate non cambia niente,
e che la colpa è individualmente, in buona parte, di ognuno di noi? Ma è davvero così difficile da capire?

Houston, lascia perdere. Ci arrangiamo da soli a distruggerci, come non detto. Fine delle trasmissioni. Passiamo e chiudiamo. 





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UNA SOLA MOLTITUDINE,
QUELLA DEI TANTI FERNANDO PESSOA


 
di Mirco Maggi

"Furono dati alla mia bocca i baci di tutti gli appuntamenti, sventolarono sul mio cuore i fazzoletti di tutti gli addii":
 Fernando Pessoa fu un uomo inquieto, solitario, innamorato del sogno, capace di passare giornate intere a guardare l'ingresso
 di una Tabaccheria per scrutare nell'animo delle persone e per scoprirne segreti.

È considerato uno dei maggiori poeti di lingua portoghese. Visse una vita modesta, discreta, ritirata: mai mondana.
Fu giornalista, scrittore e poeta e si scompose in varie personalità, contrassegnate da diversi pseudonimi, decine e decine di alias,
di "nome de Plume", il più celebre è: Alvaro De Campos.

Taciturno, schivo, tormentato, amante delle grandi passioni e dei vizi; studioso della filosofia classica quanto della filosofia
spicciola del vivere. Innamorato di una donna che non volle, o meglio dire che non potè, mai possedere: una moltitudine di aspetti e di caratteri,
racchiusi in un uomo indecifrabile e di indiscusso talento. La sua figura enigmatica è ancora oggi un interrogativo.

Morì giovane, a causa di problemi epatici, all'età di 47 anni. Le sue ultime parole, in punto di morte, furono: "datemi gli occhiali",
e si preparò a conoscere l'altro mondo con un sorriso, uno dei pochi che chi lo frequentava ricorda. Si spense così uno dei più grandi
poeti del '900 che ha lasciato un testamento di indimenticabili capolavori di una poesia cruda, reale; a volte tagliente e malinconica, altre volte ironica e sagace.

UNA SOLA MOLTITUDINE
Non voglio ricordare, nè conoscermi. Siamo troppi se guardiamo chi siamo.
Mi sono moltiplicato per sentirmi.
Per sentirmi ho dovuto sentire tutto, sono straripato, non ho fatto altro che traboccarmi...
Alla fine di questa giornata rimane ciò che è rimasto ieri, e ciò che rimarrà domani;
l'ansia insaziabile e molteplice dell'essere sempre la stessa persona e un'altra.
Mi sento multiplo. Sono come una stanza dagli innumerevoli specchi fantastici che distorcono
in riflessi falsi un'unica anteriore realtà che non è in nessuno, ed è in tutti.
Furono dati alla mia bocca i baci di tutti gli appuntamenti,
sventolarono sul mio cuore i fazzoletti di tutti gli addii.
La mia anima è una misteriosa orchestra; non so quali strumenti suoni e strida dentro di me:
corde e arpe, timpani e tamburi. Mi conosco come una sinfonia.
Sento che niente sono, se non l'ombra di un volto imperscrutabile nell'ombra:
 e per assenza esisto, come il vuoto.
La morte è la curva della strada. Morire è solo non essere visto.
Essere stanca, sentire duole, pensare distrugge.
La sincerità è un grande ostacolo che l'artista deve vincere.





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𝕃'𝔸ℕℕ𝕀𝕍𝔼ℝ𝕊𝔸ℝ𝕀𝕆: 𝔽𝔼𝔹𝔹ℝ𝔸𝕀𝕆 𝟙𝟡𝟝𝟠/𝔽𝔼𝔹𝔹ℝ𝔸𝕀𝕆 𝟚𝟘𝟚𝟛
𝐋𝐀 𝐋𝐄𝐆𝐆𝐄 𝐌𝐄𝐑𝐋𝐈𝐍 𝐎𝐆𝐆𝐈 𝐂𝐎𝐌𝐏𝐈𝐄 𝐈 𝟔𝟓 𝐀𝐍𝐍𝐈.
𝐍𝐀𝐓𝐀 𝐏𝐄𝐑 𝐅𝐀𝐑 𝐏𝐀𝐑𝐓𝐄 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐂𝐄𝐄, 𝐎𝐑𝐀 𝐒𝐈𝐀𝐌𝐎
𝐒𝐂𝐇𝐈𝐀𝐕𝐈 𝐃𝐈 𝐔𝐍𝐀 𝐂𝐎𝐌𝐔𝐍𝐈𝐓𝐀' 𝐅𝐀𝐋𝐋𝐈𝐌𝐄𝐍𝐓𝐀𝐑𝐄.


 
di Mirco Maggi

E l'Euro, che ci ha impoveriti tutti quanti, e il vino italiano che fa male, e i formaggi che non vanno bene, e le automobili a benzina
e diesel che dovranno scomparire entro 10 anni, e la fornitura di armi a Zelensky, e un Atlantismo cieco e suicida, e questo e quello: insomma,
 ogni giorno, dal 1958, paghiamo un prezzo da inflazione per far parte di una Comunità che non solo non ci serve a niente, ma che è fallimentare
 in tutto e per tutto, perchè ci ha portato soltanto povertà e distruzione, e che oggi ci sta portando verso il baratro della terza guerra mondiale.
Stupidi e folli gli inglesi che ne sono usciti? E chiamali scemi! Sono gli unici che hanno capito che non era altro che una trappola,
e con coraggio se la sono filata e oggi non devono sottostare al delirio di una Comunità impazzita che non porta
alcun beneficio, ma che giorno dopo giorno affossa e limita l'individualità a e la storia dei paesi membri in ogni cosa, mettendo a rischio,
almeno per quanto riguarda il nostro paese, tutte le industrie, il benessere e l'incolumità del nostro popolo.

Era meglio quando gli italiani andavano a puttane liberamente, quando la lira stava per decollare e nessuno si sarebbe
sognato di inviare armi e soldi a un dittatore che manda al macello il suo popolo in nome di una libertà che è finta come una moneta da tre euro?
 Forse sì. Il 20 febbraio del 1958 la legge Merlin abolisce la regolamentazione statale della prostituzione e decreta la chiusura delle case
 di tolleranza, ma non lo fa solo per salvaguardare le donne, che poi vedremo quanto non sono state affatto salvaguardate
da niente e da nessuno, ma lo fa esclusivamente per poter entrare a far parte dell'allora CEE, la Comunità Economica Europea,
che aveva posto il veto per l'ingresso del nostro paese nella comunità, proprio su quell'argomento spinoso: la legalizzazione della prostituzione.
L’Italia è uno dei Paesi fondatori dell’attuale Unione Europea che venne istituita con il trattato di Roma del 25 marzo 1957 e di cui
 è diventata Stato membro dell'UE proprio dal 1958, cioè proprio dopo l'emanazione della legge Merlin.

Ma questa legge ha liberato per davvero le donne dalla prostituzione? Assolutamente no! Perchè oggi la prostituzione è imperante
e selvaggia, ovunque; le case di tolleranza sono in ogni palazzo delle nostre città, ma sono case di tolleranza abusive, e poi nemmeno tanto
 occultate, dove le donne sono costrette a forza a prostituirsi da malavitosi e delinquenti che le obbligano con i più crudeli
e malvagi e criminali modi, e nessuno le tutela minimamente. Le rapiscono, le minacciano, le ricattano. Queste donne sono del tutto
 pari alle schiave, sotto ogni profilo: italiane, straniere, per la maggior parte cinesi, africane e provenienti dai pesi dell'est.
Vengono portate in Italia con la promessa di un finto lavoro e poi costrette a prostituirsi con la forza. Vengono picchiate, drogate,
stuprate e minacciate di essere uccise, loro e i loro familiari. Non hanno assistenza medica, non hanno libertà di niente,
e chi si ribella viene sfregiata, quando va bene; e purtroppo, spesso, vengono addirittura uccise.

Prima della legge Merlin le donne in difficolltà sceglievano la "vita", così di chiamava allora il mestiere più antico del mondo: "fare la vita".
Avevano controlli e assistenza sanitaria, e protezione, ma non la protezione intesa come quella di oggi che in pratica
non è altro che coercizione e schiavitù e violenza, ma protezione sotto tutti profili. Era uno sfruttamento della donna? E' probabile che lo fosse,
anzi ne è certo, ma abolire la prositituzione palese non ha voluto dire abolire la prostituzione occulta, quella più pericolosa e più ingiusta.

La Merlin e la Fornero sono state le due leggi italiane più assurde e sbagliate nella storia della Repubblica, Leggi nate solo per motivi
politici ed economici. La prima ha consegnato il mercato della prostituzione in mano a criminali assassini; la seconda ha
distrutto il futuro di milioni di italiani costretti a lavorare fino a 67 anni, anche a costo di morire. Ma l'importante però
è far parte dell'Unione Europea: quello si che è determinante. Altrimenti oggi come faremmo ad avere bollette per le forniture triplicate
 e aumenti su tutto, e lavoro nero imperante, e disoccupazione alle stelle, e giovani laureati che devono accontentarsi
di finti lavori sottopagati e in nero e costretti ad espatriare per trovare nuove opportunità?

In fondo, anche se è bruttissimo doverlo ammettere, stavamo meglio quando stavamo peggio, perchè è proprio oggi, che la legge Merlin compie 65 anni,
 e che la prostituzione non è più una vergogna legalizzata, che l'Italia è andata veramente a puttane, nel vero senso della parola e sotto ogni profilo e certezza.


       


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 𝐋𝐀 𝐆𝐔𝐄𝐑𝐑𝐀 𝐃𝐄𝐋𝐋'𝐄𝐒𝐓: 𝐔𝐍𝐀 𝐕𝐄𝐑𝐈𝐓𝐀' 𝐂𝐇𝐄 𝐍𝐎𝐍 𝐒𝐀𝐏𝐑𝐄𝐌𝐎 𝐌𝐀𝐈.
𝐋𝐀 𝐑𝐔𝐒𝐒𝐈𝐀 𝐇𝐀 𝐈𝐍𝐕𝐀𝐒𝐎 𝐋'𝐔𝐂𝐑𝐀𝐈𝐍𝐀 𝐌𝐀 𝐍𝐎𝐍 𝐓𝐄𝐌𝐄 𝐋𝐄 𝐒𝐀𝐍𝐙𝐈𝐎𝐍𝐈.
 


 

Tutto si può dire su Putin, e qualsiasi cosa oggi va benissimo. E vanno bene anche le offese peggiori, le reprimende più severe, le invettive più esasperate,
ma nessuno potrà mai dire che Putin sia un Presidente impreparato, o distratto, o superficiale. Perchè Putin sa benissimo quello che sta facendo,
mentre il resto del mondo non saprà mai quali siano i veri motivi dell'invasione in Ucraina. Ci sono ragioni che non conosciamo, segreti che nemmeno immaginiamo,
interrogativi che resteranno per sempre senza risposta e che nemmeno i plurilaureati su Facebook potrebbero mai supporre...

l'editoriale di Mirco Maggi su L'Audace e su Affaritaliani:

https://www.affaritaliani.it/esteri/crisi-ucraina-la-guerra-est-una-verita-che-non-sapremo-mai-782254.html?fbclid=IwAR1VSs15Q0jialw0L55PquM4dIzMAv1-XXDu-dUOa7uHvOJi9UT8di7s684





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TREMATE, LE STREGHE NON SONO TORNATE.
PURTROPPO.

l'editoriale di Mirco Maggi

Già, chissà quando torneranno? Le abbiamo fatte scappare quasi tutte. E ci sta bene. E quelle vere, che sono sopravvissute, o sono troppo poche,
o sono troppo nascoste, o sono troppo annoiate. Gli uomini hanno paura delle donne in generale, figuriamoci delle streghe: quelle le temono come la peste,
da sempre. Abbiamo cercato di incatenarle; in periodi oscuri le abbiamo addirittura bruciate vive. E adesso le abbiamo fatte allontanare quasi del tutto:
che razza di coglione è l'uomo di questo millennio.

E loro, le streghe, quelle vere, se la sono filata e ci hanno abbandonato. E per castigo e per meritata maledizione, ci hanno lasciato queste donne inette
travestite da streghe, che streghe non sono; queste piccole donne che non sanno più nemmeno crescere. Ibridi indefiniti: forti con i deboli, e deboli con i forti.
Piagnucolanti, rompicoglioni, petulanti, incerte, insicure, perennemente insoddisfatte e superficiali. Finte streghe insomma, autentiche come una moneta da tre euro;
aggressive e opportuniste senza motivo, e sempre con un "ma", un "se", un "però". Donne che amano viaggiare, ma che non sanno andare
in macchina dall'altra parte dell'isolato; donne che dicono: "mi piace leggere ma non ho mai il tempo di farlo".

Battaglioni di oche decerebrate che il sabato sera (a volte anche il giovedì, o alla festa della donna o in occasione di altre ricorrenze idiote)
arrembano nelle discoteche e nei locali come se dovessero riscrivere la storia del mondo, vestite come viados e armate di due o tre cellulari a testa che
per tutta la sera, tra un cocktail, uno scarico di adrenalina e una sequela di idiiozie, arroventano a furia di mandare messaggi ad uomini annoiati, più stupidi
di loro e che le hanno lasciate sole. Donne che han fatto dell'happy hour e delle palestre il loro tempio del niente.

Ma quando torneranno le streghe, quelle vere? Perchè la strega non è niente altro che una donna ordinaria che diventa straordinaria:
è la figura femminile più bella del mondo. Veste di nero, ha i capelli lunghi, ed è quasi sempre spettinata; è femminile, sensuale, erotica.
Indossa sempre gonne, tacchi a spillo. Ha sempre il rossetto color rosso sangue. E' cattiva, ma di quella cattiveria potente che ha bisogno
dei giganti per esprimersi, non dei nani e dei falliti: ma soprattutto è immortale, ed è forte e decisa. Conosce tutti i trucchi, tutti i sortilegi, tutte le magie.
E' la depositaria di tutti i segreti oscuri. Sopporta il dolore, non conosce la paura e qualcuna di loro sa addirittura volare.

La strega ama e odia con la stessa violenza, con la stessa determinazione e la stessa struggenza; dispensa vita e morte con la stessa precisione e convinzione.
Quando c'è, non ti devi mai chiedere se è lì: non passa inosservata e la sua presenza riempie la casa, la strada, la città, la nazione, il mondo. L'universo.
La strega usa rasoi affilatissimi con la precisione di un chirurgo, non perdona; ma sa apprezzare chi le è fedele e forse può lasciarlo addirittura vivere.
Ha carattere, è di parola e se ti dice che sei un uomo morto stai tranquillo: sei un uomo morto. Puoi contarci.

Tornate streghe, io vi imploro. Serve la vostra onesta cattiveria, non quella delle finte streghe che è sempre e solo gratuita e inutile;
serve la vostra vera forza, non quella finta di chi non conosce la forza ma solo la menzogna della forza. Serve la vostra presenza,
non questa assenza siderale di donne vere a cui ci avete condannato.

Entrate dalle finestre socchiuse sotto le spoglie di pipistrelli; tornate con le vostre nebulose e terrificanti apparizioni.
Arrivate nel buio spaventandoci a morte, e guardateci negli occhi. Stappateceli se serve, inceneriteci se volete: perchè è meglio essere ciechi e polvere
 in un mondo dove si vedono streghe non streghe, donne non donne, e uomini non uomini. Ed è proprio questo che fa più paura di tutte le streghe del mondo.

Tremate uomini, perchè le streghe non sono ancora tornate e pregate affinchè ritornino. Andrebbero bene anche i riti con le candele nere, se servissero.
Ma sono certo che basterebbero anche solo le lusinghe con le candeline bianche dell'Ikea. Magari un pò di musica, una bottiglia di quello buono in ghiaccio,
qualche petalo di rosa sparso sul pavimento al loro rientro, pregandole di camminare a piedi scalzi su quei petali.

Inginocchiatevi e guardatele. A lungo, più a lungo che potete. Non dite niente, state zitti che è meglio. Restate muti e continuate
 a guardarle con occhi supplichevoli, più che potete e chissà... Magari una di quelle finte streghe potrebbe addirittura, d'incanto, o per malvagio sortilegio,
trasformarsi di nuovo in vera strega. Magari butterà i suoi tre cellulari nella spazzatura, magari deciderà che la palestra e la discoteca
 e la giostra del niente, possono provare ad aspettare per qualche giorno. Magari deciderà di dare a tutti noi un'ultima possibilità.
Invochiamole, preghiamole. E alla fine, sono certo, le streghe torneranno.

Quando Mecenate era in punto di morte, il suo assistente , Quinto Flacco, era disperato: sia per l'imminente dipartita del suo mentore,
che per il terrore che nessun poeta, nessun artista al mondo, avrebbe mai più avuto modo, dopo quell'evento nefasto, di emergere.
Mecenate prima di morire lo rassicurò dicendogli: "non ti crucciare Flacco e sii speranzoso. Per ogni Virgilio che nascerà, nascerà un Mecenate".
Ecco: facciamo in modo che per ogni strega vera, risorga un cavaliere vero; un uomo pronto a perdersi per lei, pronto a morire per quella strega
 che ci ha messo al mondo. Perchè come è stata capace di darci la vita, ricordiamocelo, è allo stesso modo capace di togliercela. E per farlo non deve fare
nessuno sforzo, nessuna magia, non deve usare la stregoneria. A lei basta dire: "è finita" e scomparire dalla nostra esistenza, così come è apparsa.

E morte certa, allora, è già scesa su tutti noi.



 

l'editoriale di Mirco Maggi è anche su Affaritaliani:
 https://www.affaritaliani.it/costume/halloween-tremate-le-streghe-non-sono-tornate-purtroppo-569654.html?fbclid=IwAR1s6rV9dGuTalM_S1R7DKa2ID-F26t3X21hPCAKFozYYUeiDuDYTF9A7U4

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𝐎𝐆𝐆𝐈 𝐄' 𝐋𝐀 "𝐆𝐈𝐎𝐑𝐍𝐀𝐓𝐀 𝐈𝐍𝐓𝐄𝐑𝐍𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐀𝐋𝐄 𝐃𝐄𝐋 𝐒𝐎𝐆𝐍𝐎":
𝐀𝐏𝐑𝐈𝐓𝐄 𝐈 𝐂𝐀𝐒𝐒𝐄𝐓𝐓𝐈 𝐄 𝐒𝐎𝐆𝐍𝐀𝐓𝐄 𝐒𝐄𝐍𝐙𝐀 𝐀𝐕𝐄𝐑𝐍𝐄 𝐏𝐀𝐔𝐑𝐀.

 

de L'Audaceonline

Oggi è il World Dream Day, la giornata mondiale dedicata al sogno,  che si celebra ogni 25 settembre, dal 2012.
È nato alla Columbia University, dove una docente esperta di strategie motivazionali, Ozioma Egwuonwu, pensò di dedicare una giornata ai sogni:
un'idea che incontrò un consenso così smisurato da farlo diventare un appuntamento mondiale.

Ma per me la giornata internazionale del sogno è tutti i giorni, perchè io sono un sognatore professionista, e ne ho fatto addirittura un mestiere.
Vendo sogni di carta da quasi trent'anni. Per quanto mi riguarda sognare è una funzione naturale, come respirare. I sogni che si vivono ad occhi aperti,
quelli che si fanno da svegli per intenderci, sono i migliori; e ho sempre diffidato da chiunque non ne avesse almeno uno da realizzare,
e da chi non ne avesse almeno un centinaio in coda ad aspettare.

Il sogno è una speranza, è essere positivi ed ottimisti, è aspirare a qualcosa, a desiderare qualcuno, e fa la differenza negli individui, la fa sempre.
Chi non ha sogni, chi non spera più in niente, non è altro che un rassegnato, un materialista che ha perduto tutto ed ha fallito,
e che non potrà mai migliorare nulla nella propria vita e in quella di chi gli vive a fianco.

Perchè sognare è una filosofia esistenziale, è la continua ricerca del benessere e della felicità, è l'essere mai paghi.
E la straordinarietà del sogno è che a forza di inseguirlo, a volte, si lascia anche acchiappare e realizzare. Non sempre, intendiamoci, ma capita spesso.
Ed è quello uno dei momenti più belli della vita di ognuno di noi. Non esiste il sogno possibile o impossibile, il sogno grande o piccolo: un sogno non può
avere misura e non può avere  grandezza, per questo è quello che è. E non avere sogni equivale a non avere più niente da aspettarsi e niente più in cui credere.
In pratica equivale a non avere più nessuna motivazione di esistere; vuol dire essere dormienti da svegli, e non esiste cosa peggiore.

Io ho cassetti, armadi, comodini, ripostigli, librerie e scatole piene zeppe di sogni, fin da quando ero bambino, e non ho mai smesso sognare e di far sognare.
 E se ho vissuto, e ho avuto, e ho ottenuto (e se vivrò, e se avrò, e se otterrò) qualcosa di straordinario (il mio sogno più grande realizzato è stato
 quello di avere la figlia che ho), è soltanto perchè l'ho sognato con tutte le mie forze e con tutta la mia volontà.
Contro ogni aspettativa, contro ogni logica e spesso contro ogni barlume di intelligenza e di buon senso.

La nostra esistenza sarebbe così povera e così triste senza sogni e sognatori, che in fondo non varrebbe nemmeno la pena di essere vissuta.
Come si può immaginare di vivere senza aver mai visto un quadro di Guido Reni o di Bouguereau? O senza aver mai ascoltato
 una canzone di De Andrè, o una sinfonia di Beethoven; o senza aver mai letto niente di Seneca o di Dante, o senza aver mai sfiorato una scultura o senza
 aver mai visto la Nike di Samotracia? Tutte le opere d'arte, nessuna esclusa, tutte quante, dalla prima all'ultima, non sono altro che sogni sognati
 da qualcuno più bravo e più capace di noi, e che Dio benedica quei talenti e quei sognatori.

E senza la forza e la capacità e la voglia e la perseveranza di sognare, non avremmo nemmeno mai scoperto nulla, e vivremmo ancora
nell'età della pietra, perchè tutti i grandi uomini che hanno contribuito alle scoperte che han permesso l'evoluzione della specie, non sono stati niente
altro che dei semplicissimi  e instancabili sognatori. Dei visionari in pratica. E che Dio benedica anche tutti loro.

E quindi amici miei sognate senza ritegno, con ingordigia, senza timore e paura, e con stupida speranza, e fatelo sempre:
da quando aprite gli occhi a quando li riaprite. Non fermatevi mai, non smettete mai di sognare, nemmeno per un momento. Dicono che il motore
di quella grande ruota che gira per tutti noi, sia alimentato proprio dai nostri sogni. A volte quella ruota è ferma, a volte gira pianissimo.
A volte sembra che si sia incastrata, o che si sia rotta. Ma voi continuate, sognate sempre, senza sosta e senza incertezza, anche quando
 sognare sembra del tutto inutile. E vedrete che quella ruota tornerà a girare, che si disincaglierà, che si aggiusterà e che tornerà a girare.

Fatelo, vi prego, perchè il sogno è sempre: parola di sognatore professionista.utto






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 Mirco Maggi, The Three Sisters:
nuovo libro per chi ama il mistery new-gotico

 

di Angelo Maria Perrino
(direttore di Affaritaliani)

Mi piacciono i libri di Mirco Maggi, mi catturano. E spesso mi chiedo se quello che ho appena letto sia davvero
solo frutto della sua fantasia, o se si tratta di qualcosa che è accaduto per davvero. Mi succede ogni volta.

Mirco  è un collega e un amico, ci conosciamo da anni, è un collaboratore di Affaritaliani.it e insieme abbiamo combattuto guerre di inchiostro,
perché entrambi facciamo questo mestiere non per soldi, non per guadagno, non per tornaconto economico ma perché abbiamo il fuoco sacro
 del giornalismo che, nonostante nessuno di noi due sia più giovanissimo, arde ancora come il primo giorno in cui abbiamo scritto il nostro primo articolo.

The Three Sisters è un libro da leggere, punto. Non ho altre raccomandazioni da fare. Tratta un argomento scomodo, spinoso; una vergogna del nostro vivere:
il maltrattamento in generale delle donne, sotto ogni forma. Ma in questo racconto l’argomento diventa addirittura secondario, perché emerge un contesto
 irreale dove tre donne inquietanti stravolgono il nostro modo di pensare, e ci fanno vedere le cose da un altro punto di vista.

E lo fanno per non soccombere, perché hanno deciso di reagire. In questo libro non vengono cavalcati i buonismi stucchevoli, i luoghi comuni più mediocri,
le risoluzioni più scontate: tutt’altro. Ed è questo che avvince, la narrativa ti prende per mano e ti porta via, e non puoi staccare
gli occhi dal libro, e non puoi staccare la mente da quella storia fino a che non è finita.

Dicono che un libro sia scritto bene quando il lettore non si accorge che sta leggendo: ecco, io mentre ho letto The Three Sisters
non solo non mi sono accorto di leggere, ma ero finito anche io in quello strano posto vicino a Dallas, e facevo parte anche io di quella storia
 assurda e incredibile. Non compratelo però, non leggetelo se fate parte di quella categoria di materialisti, di superbi e di maschi alfa irriducibili,
ma soprattutto non compratelo e non leggetelo se siete donne a cui non piace lottare per ottenere la vita che vi spetta,
libera da condizionamenti e davvero meritevole per il valore che ogni donna possiede. Personalmente questa storia
 non solo l’ho trovata davvero geniale, ma so già che non la dimenticherò mai.

Mirco Maggi è al suo ottavo libro, ed è la prima volta che esce con una edizione unica bilingua (testo inglese e italiano nello stesso libro).
E’ un libro stampato e distribuito in esclusiva per Amazon, e l’autore vuole scoprire la realtà del mercato editoriale USA.
In tempi come questi vale la pena di fare almeno un tentativo, e per quello che posso saper io questo racconto
 potrebbe essere apprezzato con notevole interesse proprio oltre oceano.

La presentazione del libro avverrà giovedì 22 luglio alle 21, nella Chiesa sconsacrata dell’isola pedonale di Cologno Monzese, in piazza XI Febbraio.
La serata prevede un intervento teatrale della compagnia “I Tarocchi” diviso in tre atti . La regia della serata sarà di Marco D’Alò,
e i relatori al fianco dell’autore saranno i due alfieri che da sempre Mirco Maggi porta con sé, ad ogni sua presentazione:
il Colonello dei Carabinieri Cataldo Pantaleo, e il dottor Antonio Basile. Parteciperà, eccezionalmente, anche il Commissario della Polizia Locale
 di Cologno Monzese Besma Bouzid. Interverranno tutti i rappresentanti delle istituzioni locali e sarà una serata da non perdere.

The Three Sisters è un libro assolutamente da leggere, credetemi. Parola di un direttore che quasi mai scrive dei colleghi, e che quasi mai scrive dei loro libri.




(l'articolo è anche su Affaritaliani)

https://www.affaritaliani.it/libri-editori/mirco-maggi-the-three-sisters-nuovo-libro-per-chi-ama-il-mistery-new-gotico-750433_pg_1.html?fbclid=IwAR1NxpPgHvolO0aWEV8QaRwBpSuuhmP_onTnoFWHKEWSDaUOY9OAzn2sLt8


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𝟏𝟎𝟎 𝐀𝐍𝐍𝐈 𝐃𝐈 𝐏𝐑𝐎𝐆𝐑𝐄𝐒𝐒𝐎 𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐂𝐎𝐏𝐄𝐑𝐓𝐄 𝐏𝐄𝐑 𝐃𝐈𝐕𝐄𝐍𝐓𝐀𝐑𝐄
𝐍𝐎𝐕𝐀𝐗 𝐄 𝐍𝐎𝐌𝐀𝐒𝐊, 𝐄 𝐏𝐄𝐑 𝐌𝐄𝐓𝐓𝐄𝐑𝐄 𝐈𝐍 𝐃𝐔𝐁𝐁𝐈𝐎 𝐎𝐆𝐍𝐈 𝐂𝐎𝐒𝐀.

 


de L'Audaceonline
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La storia ci ha insegnato qualcosa ma lo abbiamo dimenticato in fretta, perchè oggi, a differenza di 100 anni fa, non siamo affatto più intelligenti,
più colti, più tecnologici e più progrediti, o più civilmente responsabili di allora. Macchè, semmai il contrario! Siamo diventati soltanto
 più disobbedienti, più arroganti; solamente più stupidi insomma.

Mettiamo in discussione ogni cosa, grazie ad un totale e  inesistente sapere, e grazie alla abissale mancanza di preparazione scientifica,
spacciata invece per conoscenza. Dubitiamo e contestiamo tutto, senza titolo o ragione: la scienza, i vaccini, le regole,
i DPCM, le Forze dell'Ordine, i coprifuoco, le zone rosse. Dubitiamo e diffidiamo su ogni cosa, a prescindere, per partito preso,
con la stoltaggine ottusa frutto dell'ignoranza più assoluta.
 
Eppure 100 anni fa, con un virus cento volte più letale e più aggressivo del Covid, e che ha fatto più di 50 milioni di morti nel mondo,
le regole erano poche ma semplici, e tutti le rispettavano, senza fiatare, o quasi. Non indossi la mascherina? Non rispetti il coprifuoco? Non ti comporti responsabilmente?
Non ottemperi ai divieti? La risposta era chiara: prigione, arresti e interventi energici e severi, dato che la disobbedienza non conosce ragione, se non nella reprimenda:
* (leggere l'editoriale di Mirco Maggi su Affaritaliani)

 
Cento anni fa abbiamo sconfitto quel Virus senza avere il vaccino, e soltanto grazie all'impegno di tutti; un impegno dettato
dall'intelligenza e dal buon senso che possedevamo nel passato; quell'intelligenza e quel buon senso che oggi invece non possediamo più,
perchè abbiamo relegato tutto il nostro vivere e sapere ai parolai, ai prestigiatori, ai falsi, alle macchine, agli Smartphone, ai talk-show,
ai Reality, e a tutto l'effimero possibile, quello che crediamo sia il nostro progresso, e invece non è altro che la chiara
manifestazione di un mortificante regresso umanistico.

Per quanto riguarda l'Italia (ma è un problema mondiale), la colpa del disastro pandemico, fino a un paio di mesi fa,
era tutta e solo di Giuseppe Conte. E quindi abbiamo dato i 30 denari a Renzi per tradirlo e per farlo crocefiggere. E adesso che è
arrivato il Banchiere dagli occhi di ghiaccio non può che fare la stessa cosa, se non addirittura qualcosa di peggio,
e noi non possiamo fare altro che trovare nuovi argomenti e nuove persone a cui dare la colpa di tutto, su cui dissentire, a cui disobbedire.
E così sarà sempre, fino a che non impareremo dalla nostra stessa Storia, ad esempio quella di 100 anni fa, dove tutto era,
ma solo apparentemente, molto più povero e più semplice, ma dove l'uomo almeno credeva ancora
 nell'uomo e in sè stesso. Nei suoi limiti e nella sua onestà intellettuale.




(* l'editoriale di Mirco Maggi è su Affaritaliani)

 

https://www.affaritaliani.it/coronavirus/covid-cosi-il-mondo-debello-il-virus-703337.html?fbclid=IwAR0P8ztGXQ9H_QKKATt3lO9keAY-EQKC4ouXmewW24Ym9Ubvx0TMu1a-ogw


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E' LA FOTO PIU' POTENTE DEL TERZO MILLENNIO:
MA NON E' UNO SCOIATTOLO CHE ANNUSA UN FIORE.


 
di Mirco Maggi

E' la foto più bella che abbai mai visto negli ultimi anni, l'ha scattata Dick Van Duijn, e anche se a prima vista
può sembrare uno scoiattolo che annusa un fiore, non è affatto questo quello che l'immagine trasmette. E' molto di più.
Ed è qualcosa di ben più profondo e che arriva chissà da dove; comunque da molto lontano.

Il senso sta tutto nella percezione e in quello che questa fotografia esprime. Perchè rappresenta l'infinita e apocalittica
 bellezza della vita,  la naturalità dell'stinto che prevale sopra ogni cosa  senza un briciolo di ragione, l'uguaglianza della natura
 nei confronti della natura stessa. E' una foto potente, potentissima.

E la bellezza di questa immagine trascende qualsiasi comprensione: perchè Dick Van Duijn è riuscito
a fotografare la speranza. Se uno scoiattolo può soffermarsi ad annusare un fiore, se nonostante il suo minuscolo apparato
 cognitivo sia comunque  attratto da questo richiamo naturale senza comprenderne il gesto in sè, abbiamo tutti quanti una possibilità.

Non siamo ancora estinti, non del tutto almeno, anche se lo sembriamo. Ogni guerra genera una resistenza, e questo olocausto dell'umanesimo,
questa indifferenza sociale, questo annichilimento sentimentale, questa apatia siderale, potrebbe passare, potrebbe addirittura finire.
Questa foto è il dopo Hiroshima e Nagasaki, è il ritrovarsi a costruire sulle macerie dopo anni di liti furibonde per motivi inesistenti;
è la ragione che cede all'istinto, che lascia il passo, stordita, al sentimento puro; e lo fa per naturalità, senza nemmeno comprenderlo.

Questa è davvero la foto più bella che io abbia mai visto in questo millennio oscuro, e non è per niente uno scoiattolo
che annusa un fiore, nemmeno lontanamente. Non lo è affatto.





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DA ANNI E' SCOPPIATA LA TERZA GUERRA
 MONDIALE: MA NOI NON LO CAPIAMO,
 PERCHE' NON ABBIAMO PIU' COSCIENZA. 


 
di Mirco Maggi

Prima l'Amazzonia, poi l'Australia, quale sarà il prossimo sterminio, e dove? Magari una guerra, un nuovo virus costruito in un laboratorio segreto?
 Il problema non è il surriscaldamento del pianeta, la plastica, lo smog. Non è vero che è la natura che si ribella, sono tutte cazzate.
 
Il vero problema è l'uomo, la bestia più pericolosa e distruttrice del pianeta. Bruciano boschi e foreste solamente per costruire,
per avere terreni dove investire, a discapito dell'umanità, dell'ecosistema, a discapito di qualsiasi cosa. E' solo l'uomo il colpevole di tutto questo,
e si sta annientando da solo senza capire di essere  manovrato, usato, sfruttato anche in questo, proprio come nel periodo più oscuro della schiavitù umana.

Non serve Greta, non ne abbiamo bisogno, serve cambiare mentalità, bisogna intervenire sulle nuove generazioni dei nascituri.
Serve una nuova scuola che instilli la cultura ed una educazione civica planetaria.

Meritiamo l'estinzione, meritiamo quello che sta accadendo, e non è un cambiamento climatico, sono gli olocausti,
le guerre del petrolio, dei gasdotti, della produzione elettrica, per la cementificazione selvaggia. E'  l'avidità, la cattiveria, i femminicidi, l'inerzia
 e la rassegnazione delle persone, la mancanza di leggi precise. E' la mancanza di controllo su ogni cosa che è deleterea.

Ma possibile che nessuno capisca la cosa più ovvia che è sotto gli occhi di tutti? Si cercano cause divine, scientifiche,
addirittura esoteriche, ma la soluzione ce l'abbiamo davanti a noi: o cambia la mentalità dell'uomo, o la terra imploderà, e verrà distrutta,
perchè non c'è più la coscienza umana, è sparita quasi del tutto, si sta estinguendo. E' solo questa la vera causa dell'Apocalisse che stiamo vivendo.
E la sparizione della nostra coscienza è stata generata da un fenomeno ancora più subdolo, ma invisibile, e che troppo in pochi  hanno intuito.

Sono anni che siamo in guerra, che siamo sotto attacco, e nessuno se ne rende conto, e ognuno dice: "ma i tempi cambiano!".
Non è vero niente: per 1800 anni i tempi sono cambiati, ma in meglio, non in peggio; e sono cambiati cercando tecnologia e migliorie della qualità della vita.
Poi tutto ad un tratto negli ultimi 150 anni si sono inanellate tutte le scoperte che ci hanno portato a questo stile di vita freddo, senza senso,
 individuale, dove i ragazzi sembrano tutti quanti dei rimbambiti, anaffettivi, senza carattere e incomprensibili: alcol a 13 anni,
droghe e sballi a 16: è sparita l'amicizia, l'amore, le compagnie, l'affetto disinteressato, l'empatia, gli ideali, il bene. Sono tutti storditi, ammassati
davanti a qualche videogioco o immersi negli smartphone che trasmettono messaggi e segnali piatti, a tutti quanti, bulli e vittime del bullismo compresi.
 
Gli adulti invece non vedono, non capiscono, picchiano medici e professori e poliziotti, rubano, truffano, mentono, si tradiscono,
hanno spaccato le famiglie, quasi tutte quante; non ci si sposa più, non si crede più in niente, non si fanno più figli e sacrifici. C'è povertà ovunque,
miseria ovunque, e siamo tonati ai Patrizi (pochi), e ai plebei (quasi tutti quanti). Viviamo nella diffidenza e nell'indifferenza, nel gelo emotivo,
nella confusione dei apporti inesistenti. L'unico Dio rimasto è il denaro e l'obiettivo di ognuno di noi è solo quello di  tirare a campare.

Ma non lo vediamo, non lo capiamo, e non siamo nemmeno  in grado di crederci. Perderemo tutti quanti questa guerra,
perchè non ci sarà alcun vincitore questa volta. O meglio: un vincitore ci sarà, ma non sarà certo nè una nazione nè un popolo, ma qualcosa di molto, molto peggio.
Perchè la storia di 2000 anni non ci ha insegnato proprio niente e il popolo ha scelto ancora, un'altra volta, Barabba.





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"PERDONO TUTTI. E A TUTTI CHIEDO PERDONO":
LE ULTIME PAROLE SCRITTE DA CESARE PAVESE


de L'Audaceonline

Cesare Pavese si tolse la vita nella stanza dell’hotel Roma, a Torino, Nella notte tra il 26 e il 27 agosto del 1950.
Giornalista, poeta, scrittore, editore (potenziò la sede romana dell'Einaudi) venne accusato di antifascismo nel 1935
 e fu arrestato e incarcerato. In seguito al processo venne condannato a tre anni di confino. Ma si trattò di un equivoco
per via una lettera inviata ad una donna che amava e che risultava essere  iscritta al Partito comunista d'Italia clandestino.

Nel giugno del 1950 ricevette il Premio Strega per "La bella estate". Ateo e inquieto, di profonda ideologia sinistrorsa,
si iscrisse al Partito Comunista e collaborò al quotidiano L'Unità dove conobbe Italo Calvino. In preda a un profondo disagio esistenziale,
tormentato dalla recente delusione amorosa con Constance Dowling, alla quale dedicò i versi di "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi",
si tolse la vita in una camera d'albergo dopo aver ingerito 10 bustine di sonnifero.

Quella notte, sulla prima pagina del suo libroi "Dialoghi con Leucò", scrisse:
«Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi»
Queste le ultime righe lasciate scritte prima di suicidarsi.



                                   


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IL PEGGIOR CRIMINE
NELLA STORIA DELL'UMANITA'.


de L'Audaceonline

E non passa, non passa mai, e forse non passerà mai nemmeno più. E' sempre lì, non si muove: non scivola, non guarisce,
e non fa piu nemmeno così male in fondo. Perchè alla fine ci si abitua a tutto, anche al dolore. E non si reagisce più,
non si dice più niente: ci si rassegna e basta. Si resta immobili davanti a tutto ciò che è sbagliato, che non funziona, che fa così male da smettere
 addirittura di fare male; siamo inermi di fronte a quello che non dovrebbe essere, e invece è.

I curdi hanno combattuto l'Isis,il terrorismo internazionale, hanno sterminato il Califfato versando sangue, perdendo famiglie intere, case e territori.
Guardiamoli morire tutti quanti, stiamo lì a vedere come muoiono bene. Le donne curde hanno combattuto fino allo stremo, ma non potevano
 sapere che contro l'unico nemico senza armi avrebbero perso per sempre la loro battaglia. E quel nemico è l'indifferenza, l'avidità, il potere.

Ed è lo stesso nemico invisibile che stravolge il nostro paese, che snatura la nostra storia, che strappa le radici del nostro passato.
 Che rende i buoni perseguitati e i cattivi incentivati. Si guardano morire le donne curde con indifferenza, così come si guardano morire
gli operai sui cantieri, i padri di famiglia che si suicidano nelle macchine al freddo; e non si fa niente, non si interviene.
Perchè nessuno capisce più il dolore, nessuno è più in grado di sentirlo.

E si tagliano i parlamentari, inutilmente, ma non si tagliano le miserie; si combatte la droga ma non si combattono gli spacciatori;
si criticano i femminicidi ma non si condannano chi li commette; si salvano le banche ma non si salvano i malati, i poveri, i disoccupati.
E si resta tutti quanti a guardare, incapaci di fare, di aggiustare. Incapaci addirittura di capire.

E non passa, non passa mai, e forse non passerà mai nemmeno più. E' sempre lì, non si muove:non scivola, non guarisce,
e non fa più nemmeno così male in fondo: è la tua indifferenza, la mia, quella di tutti quanti. Di tutti quelli che non contano niente,
ma che permettono tutto questo, proprio decidendo di non fare niente: che da sempre è il crimine peggiore nella storia dell'umanità.






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𝟏𝟗𝟐𝟎-𝟐𝟎𝟐𝟎: "𝐈 𝐂𝐄𝐍𝐓𝐎 𝐀𝐍𝐍𝐈 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐓𝐀𝐍𝐀" 𝐒𝐎𝐍𝐎 𝐒𝐂𝐀𝐃𝐔𝐓𝐈.
𝐋'𝐔𝐋𝐓𝐈𝐌𝐀 𝐒𝐓𝐎𝐑𝐈𝐀 𝐃𝐄𝐋𝐋'𝐀𝐍𝐍𝐎: "𝐋𝐈𝐁𝐄𝐑𝐀 𝐍𝐎𝐒 𝐀 𝐌𝐀𝐋𝐎".

 


de L'Audaceonline
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Ci apprestiamo a chiudere definitivamente questo 2020 controverso e bisestile; un anno che difficilmente dimenticheremo
ma che concluderebbe, con la sua dipartita, tutta una serie di iatture mondiali che durano da ben un secolo.
Brindiamo quindi speranzosi al 2021, accogliamolo al meglio che possiamo e facciamoci tutti quanti una promessa: miglioriamo.
Torniamo a vivere "cum grano salis", con un pizzico di sale nella zucca in tutto quello che facciamo;  smettiamola di odiarci l'uno con l'altro
e di metterci i bastoni fra le ruote uno con l'altro. Se Dio vuole (e qui ci sta proprio bene, e se andrete avanti a leggere capirete il perchè)
il 2021 potrebbe essere l'abbrivio e il viatico per un nuovo mondo, l'inizio di una nuova era.  Il Covid ha i giorni contati, i vaccini ci sono,
così come ci sono i no-vax purtroppo, ma in un mondo basato su un criterio dualistico non può esserci il Sole senza le Tenebre, e quindi portiamo pazienza
 e vediamo di fare, e dare, tutti del nostro meglio, visto che del nostro peggio siamo stati bravissimi a farlo fino ad oggi.

Prima di chiudere l'anno quindi voglio raccontarvi una storia, l'ultima storia "Audace" del 2020. Non è nemmeno poi così tanto assurda in fondo,
ed è solo un po', come dire: misteriosa? Ma comunque meritava di essere scritta e raccontata, e forse merita che la leggiate, nella sua semplice realtà:
ognuno poi trarrà le proprie conclusioni, come sempre. Per quanto mi riguarda, e nel mio piccolo-piccolo, e senza falsa modestia, nel 2014 ho pubblicato
 un libro che ne anticipava i contenuti, senza sapere niente di quello che stasera leggerete. Ma come ho sempre sostenuto: tutte le storie, alla fine,
non sono altro che qualcosa che è già accaduto, in qualche parte del mondo, o qualcosa che accadrà, in qualche parte del mondo.

"𝐈 𝐂𝐄𝐍𝐓𝐎 𝐀𝐍𝐍𝐈 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐓𝐀𝐍𝐀"
E' il Maligno in persona che ha chiuso in bellezza i suoi 100 anni di potere con una indimenticabile e di tutto rispetto Pandemia,
e con il suggello della propria e indiscussa vittoria, se non totale, almeno morale: la Chiesa non è caduta del tutto (questo era il suo proposito principale),
ma una bella botta se l'è presa; e l'uomo è confuso, rincoglionito, incattivito, e soprattutto è rimasto da solo. Diciamo che Satana ha segnato qualche bel gol,
e si è giocato una bella partita. Non è stato la Juventus, certo che no; ma in finale di campionato c'è comunque arrivato. Vivo e vegeto e bello pimpante.
La religione, Dio, Satana, il Sole, Pan, Allah, Budda: o ci credi o non ci credi, e non ci sono mai vie di mezzo. Non ci sono mai state.
Nessuno può asserire dimostrando: "è così!", nessuno può dire dimostrando: "non è così". E' il mistero della Fede, e ce lo trasciniamo da migliaia e migliaia
di anni senza averlo mai potuto comprendere e risolvere. Ma questa storia dei 100 anni dati a Satana per vedere se riusciva a distrugge
la Chiesa e la pace dell'uomo sulla terra, merita almeno attenzione.

Tutto è iniziato durante una visione del 1820:  fu rivelato alla beata Anna Caterina Emmerick che Satana sarebbe stato liberato
dalla catene un'ottantina d'anni prima dell’anno 2000, e che la sua libertà sarebbe durata un secolo intero. Questo sarebbe stato confermato anche
 da un messaggio della Madonna di Medjugorje dato ai veggenti il 24 aprile 1982: "Satana esiste, si è presentato al trono di Dio e ha annunciato
 la sua intenzione di tentare la Chiesa con l’intenzione di distruggerla. Dio gli ha concesso un secolo esatto per provarci, ma ha aggiunto: ”non la distruggerai ”.
Una ulteriore conferma arriva anche da una visione avuta da Papa Leone Xlll il13 ottobre 1884, al termine della Messa. Papa Leone XIII
rimase immobile davanti al Tabernacolo per circa 10 minuti e quando si riprese, preoccupato e angosciato, raccontò ai suoi collaboratori che aveva
assistito ad un “colloquio” tra Dio e Satana in persona. Il maligno avrebbe detto all'Altissimo che per lui sarebbe stato più facile distruggere la
Chiesa se avesse avuto maggiore potere su coloro che si mettono al suo servizio, e più libertà di azione sull'uomo, cosa che Dio gli avrebbe concesso senza opinare.
Papa Leone XIII rimase così sconvolto da questa visone che scrisse la famosa preghiera a San Michele Arcangelo per la protezione
della Chiesa, e impose a tutti i Preti del mondo di recitarla dopo ogni Santa Messa, rigorosamente in ginocchio e in Latino. Purtroppo però,
con la riforma liturgica post-conciliare, la preghiera non venne più recitata e la stragrande maggioranza dei fedeli nati dagli anni ’70 in poi del secolo
scorso, non ne conoscono neppure l’esistenza. Questa manchevolezza avrebbe rafforzato ulteriormente il potere del Diavolo su tutti noi.

In questi 100 anni in effetti è accaduto di tutto: dalle guerre, all'olocausto, ai massacri, al terrorismo, all'evoluzione tecnologica,
 ma soprattutto alla distruzione e all'annientamento dei valori:  l'umo è tornato ad essere primitivo, crudele, aggressivo, a uccidere e ad essere violento.
E l'effetto è visibile a occhio nudo in ogni parte del mondo: famiglie distrutte, focolari domestici scomparsi, povertà, prostituzione, droga e tutta l'umanità
di questo secolo è di fatto sorretta sulla menzogna, nell'inganno e nella cattiveria. 

Dicevamo: sono cose queste che o ci credi o non ci credi, ma il  "coupe de teatre" del Maligno, in chiusura di centenario,
l'ha fatto con l'ingresso in scena del Covid-19, e bisogna ammettere che è stato "diabolicamente" geniale. E che questa circostanza qualche dubbio
 lo possa far venire pure anche ai più scettici, è giustificabile in fondo. E senza andare a cercare in tutto il mondo ulteriori conferme basta vedere
 gli atteggiamenti nel nostro paese: negazionismo, disfattismo, nichilismo, ignoranza, femminicidi, disinteresse per la lettura, scomparsa
 totale dell'arte, mafia et similia: insomma i segnali della sfida Bene-Male ci sarebbero proprio tutti.

Ma con la chiusura del 2020 anche Satana, almeno stando ai Beati e alle loro rivelazioni celesti, avrebbe finito il suo centenario
distruttivo e dovrebbe andarsene fuori dai coglioni per un po'. Che dire quindi cari lettori prima di augurarci la fine di questo 2020
 e per un illuminato inizio d'anno? Speriamo che abbia ragione Anna Caterina Emmerick, i veggenti della Madonna di Medjugorje
e pure Papa Leone XIII. Io in fondo un po' ci credo. E più che altro lo spero.

Dubitiamone almeno, non ci costa nemmeno così tanto farlo: incrociamo le dita, vacciniamoci senza fare i fifoni,
continuiamo a indossare la mascherina, a stare a distanza regolamentare ancora per un po', e poi via: tutti quanti torneremo finalmente
ad abbracciarci e ricostruiremo qualcosa, tutti insieme.

E tutti vissero felici e contenti? No cari lettori,  quella è tutta un'altra storia, magari ve la racconterò l'anno prossimo. Magari.
 
Mirco Maggi
direttore responsabile
L'Audace online



                              


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EZRA POUND: FORMICA SOLITARIA
DA UN FORMICAIO DISTRUTTO.
"DALLE ROVINE D’EUROPA, EGO SCRIPTOR“

  di Mirco Maggi

Parlare e scrivere di poesia in un momento disperato come questo sembra una follia, ma forse la follia sarebbe non parlare di poesia
 proprio in un momento disperato come questo. E poi in questi giorni il tempo ci avanza; le nostre giornate si sono allungate,
e si possono fare tante cose: vecchi libri da rileggere, nuovi da scoprire perchè non avevamo mai trovato il tempo di leggerli;
recuperare pensieri sfuggiti nella fretta del vivere quotidiano e riacchiappati per caso, come per incanto o per caso,
in momenti di apparente calma ma carichi di straordinario dolore e di timore.

Anche "l’ammiraglio" Ezra Weston Loomis Pound ha scritto "sulle rovine d'Europa", proprio come stiamo facendo
 tutti noi in questi giorni, e si è sentito una "formica solitaria in un formicaio distrutto", proprio come ci sentiamo
 tutti quanti noi oggi. Ma Pound non ha vissuto il Covid19, perchè in prima persona ha subìto le conseguenze
e la violenza della discriminazione e del pregiudizio politico-culturale. Nel 1945, a guerra finita, certi uomini s’affrettarono
a cambiare la bandiera passando da vittime a carnefici (e ne adottarono la stessa crudeltà),
e fecero subire ad un poeta di altissimo profilo e di straordinaria bravura quello che non viene riservato
 nemmeno alle bestie destinate al macello.

E anche l'Italia non fu meno severa nei confronti di Pound e non servì nemmeno l’incontro del 1967 con Pier Paolo Pasolini,
a redimerne la figura di poeta e intellettuale. Ezra Pound era ormai un anziano ferito, ridotto al silenzio da quei 13 anni di ingiusta detenzione,
e i primi piccoli riconoscimenti dei suoi meriti letterari arrivarono proprio dalla sua stessa America con l'assegnazione
del Premio Bollingen per i "Pisan Cantos", scritti nel 1948 quando il poeta era recluso tra le mura dell’ospedale psichiatrico.
Nel frattempo altri poeti o scrittori, ispirati proprio dalle sue opere, furono invece premiati a livello internazionale e ben quattro di loro
 ricevettero addirittura il premio Nobel: Tagore, Yeats, il suo acerrimo antagonista T.S.Eliot e Hemingway.

Per Pound il vero insulto fu la dequalificazione del suo lavoro poetico per via di una ideologia non condivisa dai suoi detrattori,
e non tanto e solo per l’esser stato rinchiuso come un leone in gabbia nel campo di concentramento americano di Pisa (Coltano).
Nè fu l’internamento nell’ospedale psichiatrico di Washington a  ferirlo, ma l'essersi sentito tradito intellettualmente
 per una ideologia, e per una schiettezza culturale inarrivabile e insuperabile.

Dalla rovine d'Europa, ego scriptor!
(e oggi, anche tutti noi)



                              



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EHI TU, COVID-19: STAMMI BENE A SENTIRE!
  l'editoriale di Mirco Maggi

Sono nato a cavallo tra gli anni '50 e '60, e sono venuto alla luce in una sala parto dove medici e infermieri mangiavano panini con il salame
 e fumavano una sigaretta dietro l'altra nell'attesa che mia madre partorisse, senza mascherine, senza guanti; sono sopravvissuto ai vaccini
al mercurio puro e all'amianto sui tetti e nei tubi degli acquedotti. Ho resistito agli attacchi del vaiolo e ne sono stato marchiato sul braccio;
mi sono imbattuto in influenze mortali come l'Asiatica o la Filippina e altre peggiori di te, e ho schivato la TBC e l'Aids pregando,
 o solo spostando la testa di lato, ma sempre molto velocemente.

Sono cresciuto in scuole senza estintori, senza protocolli di igiene e sicurezza; ho respirato la benzina rossa, la diossina di Seveso
 e sono stato contaminato dalle radiazioni nucleari di Chernobyl. Mi sono disinfettato le ferite delle cadute in bicicletta e in moto
con aceto e calci in culo; sono cresciuto mangiando cibi che non avevano ancora la scadenza per Legge, e ho bevuto acqua dal rubinetto
senza filtri; ho fumato Nazionali e MS, e mi sono sbronzato con alcolici altamente tossici.

Ho guidato senza casco motociclette pericolosissime da 300Kg con i freni a tamburo, e macchine prive di qualsiasi affidabilità:
senza cinture di sicurezza e senza airbag e che non avevano nemmeno la spia dell'acqua.

Ho vissuto il boom economico e l'austerity con la stessa imperturbabilità, e sono stato curato con medicine non testate
dall'OMS o dall'EMA e sparate nel mio corpo con siringhe di vetro dagli aghi enormi e spuntati che si sterilizzavano
sul fuoco in un terrificante contenitore di latta, che ancora oggi mi fa venire gli incubi.

Non ho mai avuto uno psicologo o un sostegno scolastico: ai miei tempi tutto questo non esisteva nemmeno;
e le ho prese di santa ragione da tutti: da mia madre, da mio fratello, e dai bulli più grandi di me che ho incontrato,
 e ne son sempre venuto fuori senza traumi. E tu, Coronavirus, Covid19 cinese del cazzo,
pensi di fare paura a chi come me è sopravvissuto a tutto questo?

Sono io che ti avverto: quelli come me li riconosci subito; perchè siamo quelli che vedi in giro con la mascherina,
ma siamo quelli che continuano a fare quello che hanno sempre fatto: sopravvivere senza paura; quindi non ti fare illusioni sbagliate.
Siamo Italiani, abbiamo conquistato il mondo due volte, abbiamo scritto la storia dell'arte e abbiamo vinto una guerra mondiale;
 e abbiamo superato crisi peggiori della tua, e non ti temiamo: ti mostriamo il dito medio e ci beviamo qualcosa con gli amici,
rigorosamente a distanza di sicurezza, ma alla faccia tua e con l'augurio e con la speranza che sia proprio tu a schiattare per primo,
e molto più alla svelta di tutti noi. Perchè noi abbiamo imparato anche a essere fatalisti e immortali,
e tu non lo sarai mai, e non sarai mai come noi. Dallo per certo. Coglione!

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CREDO, FERMAMENTE,
 E NON CREDO, FERMAMENTE.
NELLO STESSO MODO,
CON LA STESSA FEDE E VERITA'.

  l'editoriale di Mirco Maggi

Non è un gioco di parole, è davvero il mio atteggiamento nei confronti della vita, di ciò che accade e su ciò che si verifica.
E a volte può sembrare un paradosso, un controsenso, ma non è così, perchè tutti noi in fondo crediamo e non crediamo
 con la stessa protervia e convinzione, perchè viviamo in perfetta armonia nel totale dualismo dei contrari, e questa legge assoggetta ogni cosa,
e non si tratta di un concetto, ma di un assioma scientifico, un perfetto e indefettibile bilancere della realtà in cui siamo immersi.

Non credo nei complotti, di nessun genere: dalle scie chimiche, ai vaccini mortali e alle associazioni a delinquere delle
 lobby delle multinazionali, eppure non ho prove inoppugnabili per dimostrare in concreto la mia ferrea non credenza.
Non ci credo e basta.

Così come nello stesso modo credo in Dio, nel bene, nell'assoluta, e spietata, democrazia del Karma;
nei valori imprescindibili della famiglia, dell'amicizia, dell'onestà, della verità e dell''onore. Eppure anche per tutto
questo non ho alcuna prova che giustifichi questa fede e questa cieca obbedienza a istituti che mi vedono comunque deputato e ministro.

Ma  quotidianamente si verificano casi, e cose, che minano ogni certezza, in entrambi i casi. E si parla di tutti noi, nessuno escluso.
Il corona virus che sta terrorizzando il mondo in questi giorni è stato creato in un laboratorio di Wuhan? E da chi?
E perchè?  Io non ci credo: semplicemente perchè non ci posso, e non ci voglio, credere. Dio non esiste, non interviene,
e quindi siamo soli in questo abisso e abbandonati a noi stessi e alle nostre debolezze senza alcun fine e motivo?
Io non ci credo: semplicemente perchè non ci posso, e non ci voglio, credere.

Ma il cornavirus invece esiste, e Dio come sempre non si vede. Ecco il paradosso. E nessuno dei due però parla,
ma entrambi si fanno sentire, entrambi urlano, ognuno a modo loro. Il coronavirus alza la voce e ci fa tremare dalla paura,
Dio ci bombarda la mente e ci ammonisce, ci avverte, ci pone di fronte al peso delle nostre colpe. E come la mettiamo adesso?
Che siano stati i soldati del laboratorio segreto di militare di Whuan ad impacchettare il coronavirus, o che sia stata la natura
inspiegabile e insondabile a minacciare la terra con un'altra pandemia, allo stato dei fatti, e in ragioni di praticità, non fa alcuna differenza per nessuno:
e credere o non credere in uno o nell'altra cosa, non ci cambia proprio niente.

Quindi serve a qualcosa credere o non credere? Sì. E no.

Ma lo facciamo lo stesso, continuiamo a credere fermamente o a non credere fermamente, tanto il Virus si espande comunque,
e Dio continua a rimanere in silenzio comunque: non c'è verso;  sia che ci crediamo o sia che non ci crediamo.
E allora che dobbiamo fare? Niente, amici miei: non dobbiamo, e non possiamo, fare  proprio niente.
Possiamo solo imparare un'altra lezione, un'altra delle tante che presto, quando l'allarme cesserà, sperando che così accada prestissimo,
dimenticheremo, fino a che non arriverà la lezione numero 666 che chiuderà per sempre quella scuola.

Sono un filosofo del giardino, un Epicureo convinto, e ci ho messo anni prima di riuscire a comprendere
appieno che all'insorgenza di un problema non serve mai preoccuparsi, perchè è del tutto inutile, ed è soltanto un inservibile
dispendio di energie. Perchè se quel problema è risolvibile, a che serve farsi il sangue amaro per qualcosa che si può risolvere?
E lo stesso vale se quel problema è irrisolvibile: è inutile dannarsi se l'irrisolvibilità è certa.

Ecco perchè continuo imperterrito a credere e a non credere fermamente; così come continuo a scrivere e cerco,
specialmente in questi giorni, di vedere e di sentire più spesso i miei amici e i miei amori, e mi concedo tutto quello che riesco
 a concedermi senza risparmiarmi mai niente, come ho sempre fatto del resto. E questa sera, per la prima volta nella mia vita,
ho cucinato una nuova ricetta: gnocchi al gorgonzola. Perchè ci ho creduto, fermamente, e sono venuti benissimo.

Il resto non dipende da me. E nemmeno da te mio caro lettore. Siamo tutti nelle mani di Dio.
 O in quelle del coronavirus, dipende solo da chi e da cosa in cui crediamo. Fermamente.



       


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IPAZIA, LA DONNA FILOSOFA BRUTALMENTE ASSASSINATA
PERCHE' FECE TREMARE IL NUOVO IMPERO E LA CHIESA.


 

de L'Audaceonline

Ipàzia (Alessandria d'Egitto, 350/370 – marzo 415) è stata una figura emblematica del IV secolo e rappresenta  l'indiscusso carisma
e l'infinito potere che mai una donna, in quel periodo, e prima, avesse  mai raggiunto. E' stata una matematica, astronoma e filosofa.
Rappresentante della filosofia neo-platonica,è stata uccisa da una folla di cristiani in tumulto, che temevano la sua ascesa nel mondo politico e religioso.

Secondo il teosofo Augusto Agabiti Ipazia è stata una indiscussa «martire della libertà di pensiero». Ipazia nacque
ad Alessandria, alcuni decenni prima che questa città diventasse parte del nuovo Impero romano d'Oriente, Le fonti antiche
sono concordi nel rilevare come non solo Ipazia fosse stata istruita dal padre nella matematica, ma che raggiunse livelli altissimi nell'astronomia,
diventando a sua volta maestra di scienze matematiche. Si dedicò anche alle scienze filosofiche, e nel 393 divenne responsabile della scuola Alessandrina.

Un potere troppo vasto per una donna e per la sua intelligenza, che oscurava quello degli Imperatori e dei papi della nuova chiesa cristiana.
La mancanza di ogni suo scritto (probabilmente tutti  distrutti proprio per evitare di tramandare il mito della sua eccellenza)
rende difficile l'attribuzione delle sue scoperte in numerosi campi diventati poi fondamentali nel Rinascimento: la geometria
 quantitativa piana e solida, la trigonometria, l'algebra, il calcolo infinitesimale e l'astronomia. Nonchè la filosofia.

Analoghe difficoltà presenta la zetetica ricostruzione del pensiero filosofico di Ipazia: in assenza di opere autografe e di riferimenti
 espliciti occorre fare ancora riferimento agli scritti del suo allievo Sinesio che rimase devotissimo alla sua maestra
per tutta la vita e che lasciò solo qualche traccia e qualche appunto della Maestra.

Ipazia era giunta a superare di molto tutti i filosofi del suo tempo, a succedere nella scuola platonica riportata in vita da Plotino,
 e a spiegare, a chi lo desiderava, tutte le scienze filosofiche. Per questo motivo accorrevano da lei da ogni parte
 del mondo tutti coloro che volevano scoprire le sue doti e il suo sapere.

Il prestigio conquistato da Ipazia ad Alessandria ha una natura eminentemente culturale, ma quella sua stessa cultura
 è la condizione dell'acquisizione, da parte di Ipazia, di un potere che non è più soltanto culturale: ma diventa anche politico, e quindi
estremamente pericoloso per lei. Il contesto in cui avviene l'omicidio di Ipazia è dunque quello di un conflitto tra religioni Cristiane,
politici, imperatori e eminenze ecclesiastiche. Ipazia venne additata come una delle cause di questo conflitto: "una pagana chiamata Ipazia,
che si dedica alla magia, agli astrolabi e agli strumenti di musica e che inganna molte persone con stratagemmi satanici. Il governatore
della città l'onorò esageratamente perché lei l'aveva sedotto con le sue arti magiche. Il governatore cessò di frequentare la chiesa come era stato suo costume».

Una "strega" insomma, e fu in questo clima maturò l'omicidio di Ipazia. Era il mese di marzo del 415, e correva la quaresima
e un gruppo di cristiani dall'animo surriscaldato, guidati da un predicatore di nome Pietro, si misero d'accordo e si appostarono
per sorprendere la donna mentre faceva ritorno a casa. Dopo averla aggredita la trascinarono fino alla chiesa che prendeva il nome da Cesario;
qui, strappatale la veste, con molta probabilità la stuprarono e poi la uccisero usando dei cocci. Dopo che l'ebbero fatta a pezzi,
trasportati i brandelli del suo corpo, cancellarono ogni traccia di lei bruciandoli.

In altre parole, l'omicidio di Ipazia serviva a dare una lezione e un avvertimento ai pagani che ancora occupavano
posti chiave nell'amministrazione della città e che tentavano di mantenere in vita la cultura ellenica.





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NON E' VERO CHE SIAMO LIBERI
 DI FARE QUELLO CHE VOGLIAMO,
MA E' ASSOLUTAMENTE VERO
 CHE SIAMO LIBERI DI CREDERLO.


 
di Mirco Maggi

E chi più, chi meno, ci crede davvero, anzi: la maggior parte di noi ne è davvero convinta. Peccato che non sia così.
Non siamo liberi di fare proprio niente, ma ci piace credere che sia esattamente il contrario.

Il libero arbitrio non esiste nella realtà, esiste solo nella teoria  e nella catechesi. Perchè tutto il nostro cammino, fin dalla nascita,
è assoggettato a un mistero che non possiamo comprendere. Non abbiamo potuto decidere niente: il nostro sesso, la nostra struttura fisica,
il potenziale della nostra intelligenza, i nostri talenti, l'epoca o la discendenza. Non abbiamo scelto nemmeno il colore degli occhi e dei nostri capelli.
Non scegliamo se vivremo, se ci ammaleremo, se cadremo dal marciapiede o se ci arriverà un vaso in testa; non scegliamo nemmeno le nostre amicizie,
i nostri amori. Ma siamo stolidamente convinti che sia vero esattamente il contrario.

Perchè crediamo di aver deciso noi se uscire o non uscire con quella persona, di farsi baciare o meno, o se abbiamo dato scientemente
 una chance ad un'altra persona. Tutte cazzate. E' solo la conseguenze di una serie di eventi del tutto involontari, perchè si tratta di circostanze precise,
 di un retaggio che non abbiamo scelto, di scelte che non abbiamo mai potuto fare: il luogo, la scolarizzazione, le frequentazioni, l'educazione ricevuta,
 le attitudini; ed è tutto ciò che non abbiamo potuto decidere, ma che ci è capitato e, solo apparentemente, per caso.

Le nostre scelte sono neutre, imprecise o ineluttabili, ma sono conseguenti ad altro, e mai a qualcosa che noi abbiamo stabilito o voluto noi veramente.
Quante volte avete detto: "non ne posso più, me ne vado!", e credete sia una scelta vostra, ma non è così. E' la risultanza di un trascorso insopportabile,
 che non avete affatto voluto o scelto, perchè se aveste deciso voi quell'insopportabilità, sareste dei masochisti, e così non è quasi mai.

E' un discorso lungo, che si può approfondire ore e giorni e mesi, e si possono scrivere libri e trattati (ne hanno scritti a migliaia,
e anche io, nel mio piccolo, ne ho scritto uno), ma il punto centrale è che non scegliamo niente di niente. Non siamo altro che una barchetta
 in mezzo al mare, e spesso siamo solo una barchetta di carta per quanto siamo frangibili e indifesi,  che segue le onde, o la burrasca,
e se qualcuno di noi decide di buttarsi in acqua è solo perchè non aveva altra scelta, non certo per libero arbitrio. E su quella barchetta nessuno
di noi ha mai potuto scegliere se salirci o meno, ed è tutto qua il segreto di quel mistero insondabile. C'è chi lo chiama destino, chi fato, chi Dio,
chi Budda; altri non lo chiamano in nessun modo, e seguono la loro strada senza nemmeno saperlo di trovarcisi su quella strada.

Goethe e Aristotele lo avevano capito, e sono due dei filosofi più difficili da comprendere, e lo stagirese perfettino e contraddittorio
 (proprio come Seneca), oltre ad essere difficile da capire, a volte è anche noioso da leggere. Ma il concetto, e la conseguenza di tutto questo, a parer mio,
e soprattutto per quanto riguarda Amicizia a Amori, gli unici sentimenti che meritano la maiuscola iniziale, e che danno un senso alla vita
 di ognuno di noi, sta tutto in questo aforisma di Gohete, semplice e apparentemente superficiale, ma che non è affatto nè semplice nè tantomeno superficiale:
"i legami voluti dal destino sono indistruttibili".

Tutti i mie grandi amori, quelli felici, infiniti, disgraziati, intermittenti, incredibili e incomprensibili, che hanno lasciato e lasceranno
 un segno sempiterno e durevole, sono stati voluti dal destino (o dal caso o da Dio, come volete). Tutti gli altri amori invece facevano parte
 del paesaggio della traversata su quella barchetta. E alcuni li ho addirittura dimenticati, altri sono caduti in mare, altri si sono persi, e altri si sono
suicidati senza lasciare segno e ricordo: e sono quegli amori e quelle amicizie neutre, intermedie, che ho potuto scegliere "quasi" liberamente  perchè
di poco conto e di poca importanza; quasi, però: perchè, in ogni caso, me li sono trovati davanti senza scegliere mai davvero niente, nemmeno quelli in fondo.

Ma soprattutto quei sentimenti indistruttibili, quelli eterni, quelli che dovevano per forza essere pilastri, e non semplici passaggi nel mare
della  mia vita, sono sempre arrivati per caso, proprio come come un temporale, come un raggio di sole, o come una benedizione o una maledizione.
O solo come un anello trovato in un prato.






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𝐀 𝐏𝐑𝐎𝐏𝐎𝐒𝐈𝐓𝐎 𝐃𝐈 𝐈𝐃𝐈𝐎𝐓𝐈...
𝐌𝐀 𝐃𝐈 𝐐𝐔𝐄𝐋𝐋𝐈 𝐕𝐄𝐑𝐈 𝐏𝐄𝐑𝐎'!


 
L'editoriale

Precisiamo subito una cosa: gli idioti non sono affatto gli "influencer", i Fabio Volo, quei ragazzi che fanno il GF, i Corona, i Saviano,
gli Sfera Ebbasta, o la mummia (Barbara D'Urso) et similia dei talk-show televisivi. No, e che siate o meno d'accordo non conta niente,
perchè loro non son affatto degli idioti, ma dei geni assoluti. Sono uomini e donne che ragionano fin troppo, e hanno capito che la loro
 devastante mediocrità  e la loro abissale ignoranza, piace agli idioti. E questo li rende ricchi. E famosi. E potenti.
Sono loro i nuovi guru del terzo millennio. E su questo non ci piove.

E gli idioti sono tantissimi, sono una percentuale così elevata che annichilisce scoprirlo. E quindi, tutti questi geni,
non fanno altro che essere loro stessi. E non devono nemmeno sforzarsi, non devono studiare, preparare battute, scrivere copioni:
a loro basta essere proprio come sono. E piacciono a milioni e milioni di persone che li prendono a modello,
ovverosia milioni e milioni di veri idioti che  anelano ad essere proprio come i loro beniamini, e che ne invidiano la popolarità,
e che di quella notorietà ne ne subiscono il fascino, senza chiedersi nemmeno da cosa derivi.

In una intervista si scopre che una ragazza di soli 22 anni (il nome di questa signorina è ininfluente, sono tutte uguali,
e cambiano solo le misure seno-vita-culo), con qualcosa come un milione di "followers" su Instagram, guadagna una media
 di 8 - 10 mila euro al mese soltanto con gli introiti della pubblicità diretta che quotidianamente propina ai suoi seguaci.
Ma questa ragazza non è nessuno, non capisce niente di niente e non è una garanzia del prodotto che sponsorizza,
perchè spesso non sa nemmeno di cosa parla. Lo ha dichiarato lei stessa, e ha ribadito che per lei è sufficiente
 dire che una forchetta si può usare per il brodo e tutti andranno a comprare quella forchetta. Non conta se il brodo con la forchetta
 non si può raccogliere: chi se ne frega; lo ha detto l'influencer, e quindi ci si crede e basta. E in pratica una nuova religione.

Un milione di idioti che seguono i consigli di chi non è in grado di dare consigli su niente (ma è bellina, per carità),
e sono un bel numero. E non si tratta solo di ragazzini "bimbiminkia". Spesso i followers delle influencer,
 le persone che la osannano, sono uomini e donne in età media dai 30 ai 45 anni.

Il problema è che questo milione di persone gode di tutti i diritti civili: vota, guida le macchine, magari svolge lavori di responsabilità.
Questo milione di persone non è altro che una metastasi che non si può arrestare. E non c'è cura, non c'è rimedio. E si tratta solo
della punta dell'iceberg, perchè "influencer" del genere sono tantissimi e sono sempre più seguiti e sempre più venerati e creduti.

Ci sono numerosi aforismi su questo argomento, tutti veri e da far riflettere, ma ce n'è uno che merita di essere condiviso,
e lo ha scritto il signor Voltaire, in tempi non sospetti: "la salute intellettuale di una nazione si misura valutando quanti idioti
senza talento hanno successo e quindi detengono il potere, rispetto a quanti degni di quel successo e di quel potere,
non detengono assolutamente nulla". In quanto a salute intellettuale noi siamo messi malissimo signor Voltaire.
Ci perdoni anche per questo. Siamo un po' tutti degli idioti, chi più, chi meno.




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N𝐈𝐇𝐈𝐋: 𝐋'𝐈𝐍𝐕𝐈𝐒𝐈𝐁𝐈𝐋𝐄 𝐏𝐀𝐍𝐃𝐄𝐌𝐈𝐀 𝐃𝐄𝐋 𝐓𝐄𝐑𝐙𝐎 𝐌𝐈𝐋𝐋𝐄𝐍𝐍𝐈𝐎

 
di Mirco Maggi

Sono un "filosofo del giardino", un Epicureo convinto, e mai, prima di questi anni, mi ero sentito così fuori luogo: oggi non sono altro
che un disadattato incapace di conformarmi, e di adeguarmi, in questa realtà di materialisti anestetizzati da tutto ciò che è nocivo.

La televisione (questa televisione finta, stupida e inguardabile); la politica (questa politica della bugia e del paradosso e dell'offesa);
la moda (questa moda orribile, inindossabile); l'inconsistenza dei rapporti interpersonali (questi rapporti confusi e intermittenti e senza futuro
e senza spessore di uomini non uomini, di donne non donne, di bambini non bambini); e l'assenza totale, siderale, dell'arte
 (non ho più visto dipingere un quadro vero, non ho più visto scolpire una scultura vera, non ho più letto una storia immortale
o ascoltato una nuova melodia celestiale): tutto questo mi atterisce, ogni giorno di più, e mi fa indietreggiare, e mi isola, quasi fino ad escludermi.
E non è nemmeno la violenza il problema, le guerre ci sono sempre state; e non sono nemmeno gli stupri e i femminicidi, purtroppo
ci sono sempre stati anche quelli; e non è di certo la falsità dei politici il danno, perchè da che mondo è mondo un politico onesto
e sincero è davvero qualcosa di rarissimo. Il problema vero risiede nell'apparato cognitivo di ognuno di noi. E' difettoso,
 ha una anomalia, e quasi nessuno se ne rende conto. Aumentando benessere e tecnologia, sono esponenzialmente scomparsi gli individui pensanti:
sono spariti gli ideali per cui valga la pena di sacrificarsi; non esistono più i valori e i traguardi collettivi, o individuali, da raggiungere. L'unica arte rimasta
 è quella del tirare inutilmente sera, e l'unica religione è quella di fare vite come quelle dei cani: dormire, uscire, pappa, dormire.

La rassegnazione è totale, per tutti, anche se tutti ostentano il contrario, e ha preso il sopravvento, e ha creato una catarsi
collettiva: nessuno crede più in quello che fa e in sè stesso, e nessuno crede veramente più in niente, e soprattutto nessuno
pensa e capisce che con il proprio uniformarsi a tutto questo non fa altro che peggiorare la situazione.

Come nell'era primitiva è tornata la legge del più forte, del più scaltro, del più cattivo, del più stupido e del più arrogante.
Non c'è più nemmeno un Dio da adorare, o una musa a cui aspirare, o una terra da proteggere: non c'è più niente di niente in cui credere.
Non resta che il solito mugugno, e la sconsiderata certezza che la colpa sia tutta, e sempre, degli altri. E' una follia collettiva.
Oppure, la vera follia è essere ancora, nel terzo millennio, filosofi del giardino?

Io la risposta giusta non ce l'ho, ma ne ho conosciuti altri come me, magari meno esposti e più defilati, magari meno audaci
e meno coraggiosi, e certamente si tratta di individui numericamente inferiori; ma ogni guerra, da sempre, genera una resistenza.
Statene certi, ce lo ha insegnato la storia. E questo, per fortuna, nessuno potrà mai impedirlo e confutarlo.

Fate l'uso più intelligente possibile che possiate fare con le televisioni: spegnetele tutte quante. Occupatevi della politica spicciola
 e a misura d'uomo; ignorate la moda, e abbiate più personalità e carattere; riscoprite il piacere di essere fedeli e costruttivi
nei rapporti con le persone: in amore e in amicizia; e scrivete, e leggete, e dipingete, e disegnate, e scolpite, e costruite, e suonate.
Tornate ad ingentilirvi, uno con l'altro, uno per l'altro. Perchè come esiste questa devastante invasione silenziosa del niente (il nihil),
può esistere un nuovo e ancor più devastante umanesimo, altrettanto silenzioso, ma centomila volte più potente
 e letale di qualsiasi altra invasione barbarica di uomini o o di nichilismo totale.




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AIUTO!
NON CI VOGLIAMO PIU' BENE...

 
di Mirco Maggi

Tanti anni fa L'Audace cartaceo, apriva in prima pagina a nove colonne con un articolo che ha fatto discutere, il titolo era:
"AIUTO, NON CI VOGLIAMO PIU' BENE". Allora giunsero in redazione lettere e mail in cui, in pratica, venivamo accusati
 di pessimismo e di aver scritto una iperbole, e di avere ecceduto ipotizzando una realtà che allora, secondo chi ci ha scritto,
non corrispondeva al vero. Era solo un articolo profetico forse, niente di più; perchè erano i primi vagiti di quello che a distanza
di anni, purtroppo,
si è confermato in toto. Ma adesso ci pensa l'Istat a suggellare con le sue crude e incontestabili statistiche reali,
qualcosa che ha dell'incredibile. Non si tratta più quindi di lungimiranza o analisi e attenzione per un fenomeno che anni fa
era in netta espansione: i divorzi; ma di una fredda e oggettiva e concreta realtà. Purtroppo.

Istat: italiani senza amici e chiusi in casa: uno su tre non ha vita sociale. Questo è il sunto dei dati diffusi dall'Istituto
 di Statistica Italiana. Gli italiani, specialmente la sera, se ne stanno soli in casa, lontani dagli amici e dalle relazioni sociali.
Un fenomeno in crescita che sta riguardando sia i rapporti con gli amici che quelli di coppia. A rivelarlo sono gli studi di settore
 che analizzano la qualità e gli stili di vita degli italiani. L'Istat rileva che un italiano su 3 non esce con gli amici neanche una volta
a settimana, neanche nel weekend. Conduce, quindi, una vita in solitudine, con pochissimo tempo da dedicare ai rapporti affettivi e sociali.

Per Emma Baumgartner, direttore del dipartimento di psicologia dei processi di sviluppo e socializzazione della Sapienza di Roma,
i dati sono anche troppo positivi. "Abbiamo uno stile di vita frenetico con tempi del lavoro che entrano nell'organizzazione
 delle nostre giornate al punto di condizionarle. Con differenze da considerare sia per quanto riguarda l'età, per cui un anziano non autonomo
 difficilmente vede gli amici, sia per quanto riguarda i servizi offerti nelle nostre città. Le donne escono meno degli uomini: è vero.
Ma come fa una mamma ad avere tempo per sé stessa se non ha nessuno che la aiuta nella gestione dei figli?".

E gli altri? Due italiani su 3 incontrano gli amici nel tempo libero almeno una volta a settimana: tra questi, però, solo il 18,3%
 li vede tutti i giorni. La frequentazione più assidua riguarda soprattutto i ragazzi: ben 9 giovani su 10 escono con gli amici
almeno una volta a settimana. La percentuale generale è quindi condizionata dalle abitudini giovanili, va da sé che con il crescere
 dell'età diminuisce il tempo libero dedicato ai rapporti sociali. Inoltre, tra gli adulti che riescono o che vogliono
ritagliarsi un po' di tempo da dedicare alle amicizie, ci sono soprattutto gli uomini.

Non solo, l'Istat riesce a delineare anche una sorta di "mappa" delle amicizie, spiegando che riesce a frequentare
almeno una volta a settimana gli amici chi vive nel Mezzogiorno, con una percentuale del 73%, mentre questa abitudine
si va perdendo mano a mano che si sale verso Nord dove la percentuale di chi esce almeno una volta a settimana si abbassa al 64%.
Forse la lontananza dagli amici è dovuta a Internet, ai Social, al virtuale? In parte sì, certo, ma non solo: siamo noi che siamo cambiati,
che siamo diventati apatici, più freddi, meno espansivi, meno sociali e più Social, appunto. O forse è colpa degli amori che sempre
 più spesso sono malati? Chi lo sa, può essere tutto, ma il vero dato allarmante, quello che la scia attoniti è che gli  italiani
sono anche sempre più single: nel 2017  le famiglie composte da una sola persona erano aumentate dal 20% al 31%.
Oggi dal quel 31% abbiamo superoto il 50%! Siamo una nazione di persone sole. Al 50%, si intende!



          


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Cervelli in fuga,

Paese mio ti lascio e vado via...

Che sarà?

I nostri figli scappano proprio da noi,
vanno all'estero perchè li abbiamo delusi

  l'editoriale di Mirco Maggi anche su Affaritaliani

https://www.affaritaliani.it/cronache/cervelli-in-fuga-paese-mio-ti-lascio-vado-via-che-sara-504980.html?fbclid=IwAR2YclUDaydvaEM0IxsBCKEAbLzAiy2Hn83g1-EpTwpXeaUXVQNQYxcpxeQ






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Libri, grande successo per:
 "Luci di fiamma"
di Mirco Maggi



 
di Angelo Maria Perrino (direttore di Affaritaliani)

Sono periodi incerti per l'editoria italiana, ormai da anni e anni: i quotidiani vendono sempre meno e le librerie chiudono i battenti,
una dietro l'altra. Resistono soltanto le majors del settore, che devono comunque fare i conti, spesso, con prodotti che non pareggiano
 nemmeno i costi di stampa; e così anche i colossi dell'editoria non investono più su nuovi autori e accusano la crisi contenendo
 gli investimenti, ridotti ormai al minimo storico. Sembra uno scenario apocalittico, ma è la realtà dell'editoria del terzo millennio
dove fra difficoltà e incertezza, tutti quanti arrancano. La rete e la fruibilità di internet ormai imperano ed erodono, giorno dopo giorno,
i confini dell'impero della carta stampata che fino a una decina di anni fa sembrava essere inespugnabile.

In America, già da una decina d'anni, molti autori, anche noti, si sono affidati al self-publishing, ovvero una piattaforma presente in internet,
che permette di proporre e vendere direttamente  un'opera letteraria "on-demand" (a richiesta anche singola), ma senza costi di editori,
intermediari, e soprattutto senza costi di stampa per scorte e per la distribuzione. Anche in Italia questa pratica sta pendendo piede, cambiando,
seppur lentamente, gli scenari della letteratura e delle proposte editoriali. E' il caso del collega Mirco Maggi che dopo aver pubblicato
 con vari editori ben sette opere, ha deciso di affidarsi, per il suo ultimo libro, al self-publishing, in pratica sfruttando come unico veicolo di pubblicità
 il vecchio concetto del "passa-parola" del lettore, e basta. Giorni fa la comunicazione: "gentile utente il tuo libro è il più venduto
della settimana ed è primo nella classifica nazionale. Congratulazioni.". Una scommessa insomma, ma che valeva la pena di essere fatta.


Luci di Fiamma, questo il titolo del libro, è un romanzo di narrativa (noir, thriller) dove filosofia e teologia si fondono con azione, pulp, suspence,
avventura, mistero e dottrina. E' la storia di un sacerdote di accesa corrente calvinista, Padre Massimo, che dopo aver scoperto una verità inquietante,
si trova costretto a compiere una missione impossibile: tentare di fermare chi ha deciso di annientare l'umanità, per sempre.
Il racconto ha inizio quando Padre Massimo, giovane missionario in Africa,  riceve la divinazione, il "tocco" dell'Onnipotente:
la sensazione che lui stesso definisce "le luci di fiamma". Diciassette anni dopo, durante il raccoglimento della preghiera,
Padre massimo scopre incredibili verità. Comprende la vera origine e gli intenti del male e capisce che questi altro non è, che l'incarnazione
 di uomini usati per portare a compimento un inquietante, e a prima vista irreversibile, processo di distruzione totale, già in atto da anni.
Il conflitto diretto tra bene e male, che si manifesta per la prima volta e apertamente sul piano terreno, viene disputato tra Padre Massimo
 e un sinistro individuo, Albert Torn, che incarna la figura del potere economico e che dispone di un impero che finanzia guerre,
terrorismo e altre complesse minacce ancora più devastanti e incredibili.

Luci di fiamma non risparmia al lettore circostanze cruente, efferati omicidi e sanguinarie risoluzioni. Lo spirito guida di Padre Massimo,
filo conduttore in tutto il romanzo, è quello di Don Minoet, un prete francese deceduto in misteriose e dubbie circostanze.
Nei lunghi colloqui Padre Massimo e Don Minoet affrontano tematiche teologiche e filosofiche e trovano risposte anche all'evoluzione
tecnologica avvenuta negli ultimi 150 anni e comprendono perchè il mondo intero è già sotto l'attacco
 di un nemico silenzioso che sta conducendo una guerra devastante e senza precedenti.

Durante la scrittura di "Luci di fiamma", durata circa un paio d'anni tra ricerca e scrittura, Mirco Maggi si è confrontato
 con i frati dell'Ordine dei Carmelitani e si è avvalso della collaborazione di due esperti: il dottor Antonio Basile, per la supervisione
 medico-scientifica dei numerosi argomenti di medicina trattati nell'opera (già supervisore in altri tre libri dell'autore), e del dottor Cataldo Pantaleo,
un profondo conoscitore della scienza investigativa e poliziesca, per gli atti criminali che si verificano nella storia.

La conferenza stampa ufficiale della pubblicazione del libro è avvenuta in modo insolito: presso il dealer Harley-Davidson-Monza (Mirco Maggi è un Harleysta)
tra motociclette nuove fiammanti e motociclisti increduli. Il mese successivo, l'Assessorato alla Cultura de La Provincia di Milano,
ha dedicato una serata a Luci di fiamma nella Sala degli Affreschi di Palazzo Isimbardi dove il Consigliere Provinciale Salvatore Capodici ha presentato il libro.

Il link per acquistare il libro: https://www.amazon.it/dp/8890963239

Il link della presentazione presso Harley Davidson Monza: https://www.youtube.com/watch?v=HoMDCorN4lo

Il link dell'articolo di Angelo Maria Perrino su Affaritaliani: https://www.affaritaliani.it/culturaspettacoli/libri-grande-successo-per-luci-di-fiamma-di-mirco-maggi-482465.html?fbclid=IwAR0RyJT_y8XA9ooIJMhe_NaoxCM8nlMa_agOqwNW0l9cuDvc2NObia2A118





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𝐕𝐈𝐑𝐔𝐒&𝐓𝐇𝐀𝐍𝐀𝐓𝐎𝐒:
𝐓𝐑𝐀𝐒𝐂𝐄𝐍𝐃𝐄𝐍𝐙𝐀 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐏𝐀𝐍𝐃𝐄𝐌𝐈𝐀.


 
di Mirco Maggi

Che amore e morte siano gli argomenti più discussi e affrontati di tutta la letteratura mondiale, dall'ante Cristo fino a i giorni nostri,
è un dato accertato; che amore e morte abbiano stretti legami tra loro, ampie correlazioni e connivenze e punti di contatto anche;
ma lo stesso concetto vale anche per la pandemia di Covid-19, che con la morte ha un rapporto diretto e previlegiato.

Ma attenzione: per quanto riguarda il Coronavirus non si tratta solo di morte materiale, perché spesso si tratta di una morte più metafisica
che strettamente fisica, giacché il Covid ci ha mostrato, fatto conoscere e scoprire numerose altre dipartite, fino ad oggi sconosciute,
ma non meno risolutive della morte clinica. Per il Covid, o se tanto preferite "con" il Covid, sono morte tante persone fino ad oggi,
ma sono morte anche tante finte certezze, tante finte sicurezze, che non sapevamo nemmeno che fossero illusorie; sono defunti
e trapassati i nostri numerosi modi di essere, di comportarci, di approcciarci, di interfacciarci e di relazionarci tra noi.
Il Covid ha mostrato in alcuni il lato peggiore di sé, e in altri quello migliore, ma enfatizzando in ognuno queste caratteristiche,
amplificandole a tal punto che il pregresso è stato addirittura, spesso, dimenticato.

Il Covid-19 ha generato opposte fazioni di pensiero, nette, che fino al Marzo scorso, scientemente almeno, non sapevamo nemmeno
che fossero nella fase embrionale nell'apparato cognitivo di tutti noi. E ha modificato la percezione generale, sterminando senza pietà,
tutti quegli atteggiamenti di cortesia, di prammatica e di politicamente corretto, che ognuno ostentava come proprio modo di essere,
ma senza di fatto esserlo. Il Coronavirus 2020 ha sguainato i caratteri, ha mostrato le personalità nascoste,
ha evidenziato i vizi e le virtù che aleggiavano sonnecchiando nella nostra coscienza ma a totale insaputa di tutti noi.

E così ci siamo ritrovati (ma sarebbe più giusto dire: ci hanno scaraventati) nell'eterno conflitto generato da ogni guerra dualistica:
oppressi e oppressori, Guelfi e Ghibellini, Romani e Barbari, Custer e Toro Seduto, destra e sinistra, bene e male; ma non contano
quali siano le parti o come si chiamino, conta sempre e solo il sangue versato in nome degli ideali.

E così oggi abbiamo un nuovo conflitto mondiale da combattere: da una parte c'è l’esercito dei Coscienziosi (i pensatori);
 e cioè gli osservanti delle protezioni, i fautori della distanza di sicurezza, gli assertori della maniacale prevenzione e i fruitori
della più scrupolosa documentazione. Dall’altra parte abbiamo i Negazionisti (i non pensatori); i fatalisti che si ribellano sempre contro
 tutto e tutti, contro ogni cosa, contro ogni chiusura e limitazione della propria libertà individuale, indipendentemente che sia in gioco
 o meno la vita di chiunque; coloro che han fatto del qualunquismo la loro bandiera e che si affidano a predizioni e affermazioni
di cialtroni e di fanatici complottisti, perché questi forniscono conferme alla loro scaramantica realtà.

Come sempre la pace, la risoluzione di ogni conflitto, il perfetto equilibrio, starebbe proprio nel mezzo delle due parti
 che si contendono qualcosa: “in medio stat virtus” (la giustezza, la virtù, sta appunto nel mezzo) che secondo l’etica Nicomachea di Aristotele,
esprime l'ideale greco della misura, della moderazione, dell'equilibrio tra due estremi, che sono, in ogni caso, ugualmente da evitare.

E quindi come porsi nei confronti di Virus&Thanatos? Semplice: stando nel mezzo delle cose, esattamente al centro.
Senza esporsi, né da una parte né dall’altra. In pratica: la troppa fiducia nei confronti di tutto ciò che viene trasmesso e reso noto,
l’eccessivo zelo e l’ottusa dedizione alla difesa, è alla fine dannosa; dannosa quasi quanto il comportamento estremo, ottuso e avverso
dell’esercito dei negazionisti, che affidandosi a ipotesi, congetture e illazioni del tutto prive di senso e di fondamento,
generano comportamenti pericolosi e disastrosi. Ecco perché bisogna prendere atto solo degli elementi certi, quelli indiscutibili,
inconfutabili e del tutto incontrovertibili, e rapportare i nostri comportamenti in linea con questi unici dati di fatto concreti incontestabili.

Quindi dobbiamo prendere coscienza oggettiva, non politica o ideologica, di cosa accade veramente:
1) Siamo nel bel mezzo di una Pandemia: dato inconfutabile.
2) Il Covid uccide (e non importa che abbia ucciso veramente un milione di persone nel mondo, o 500mila, o due milioni): dato inconfutabile.
3) Tutti i coronavirus si trasmettono principalmente per via aerea: dato inconfutabile. 
4) Mascherine, distanza, lock-down hanno abbassato le curve in tutto il mondo: dato inconfutabile.

Ci siamo fino a qui? E’ facile, no? E’ addirittura elementare, e queste non sono ipotesi, non sono ideologie: i punti da 1 a 4 sono assiomi.
Quindi cosa dobbiamo fare? Niente di impossibile: basta rileggere i punti da 1 a 4 fino a che non si capiscono veramente, e poi procedere
con il ragionamento duttile ed elastico, non politico o ideologico. Bisogna ripristinare il vecchio, sano, puro, ragionamento istintivo, basico,
quello che sgorga naturale. E perché questo accada è indispensabile e necessario prendere atto solo di ciò che è reale.

Siamo per davvero all’interno di una Pandemia: anche solo comprendere questo concetto, sarebbe già risolutivo e produrrebbe
 comportamenti adeguati e di buon senso in ognuno di noi. Poi è indispensabile constatare che i morti ci sono stati
 (indipendentemente dal numero esatto che non sapremo mai), che ci sono attualmente, e che ci saranno nei giorni a venire, e che la vita è una sola,
per tutti; e che non esiste in questa circostanza la fortuna o la sfortuna, perché conta solo l’essere geneticamente o meno immuni;
o l’essere deboli senza saperlo, o avere patologie note oppure del tutto sconosciute; o più semplicemente capire che basta trovarsi in un periodo di stress
e di debilitazione per creare una immunodeficienza al Virus. Nessuno può saperlo, nessuno può essere certo di questo, perché nessuno può deciderlo.

Bisogna inoltre sforzarsi di comprendere che se nei lock-down (odiosi, distruttivi, innaturali) la curva dei contagi è scesa
in tutto il pianeta in poco più di un mese, perché tutti, bene o male, si sono protetti con mascherine
(pur che non servano a niente, che siano bufale, che non facciano respirare, che facciano ammalare, e tutto quello che volete);
 e perché tutti, volenti o nolenti, hanno rispettato la distanza di sicurezza e si sono lavati le mani 20 volte al giorno e hanno
evitato uscite e assembramenti senza senso, a qualcosa questi lock-down sono effettivamente serviti, visto che hanno funzionato.

E infine, dopo aver ragionato e preso atto di tutte queste cose concrete e reali, si può arrivare addirittura a scoprire che non servono più i lock-down,
le chiusure dei bar e dei ristoranti, dei negozi: perché se tutti osservassimo, onestamente, con rispetto e rigore,
queste misure protettive, le chiusure stesse diventerebbero del tutto inutili e senza senso.

Se tutto quanto sopra è stato metabolizzato e compreso per davvero, per contrastare il Covid e vincerlo definitivamente
(in attesa di un vaccino che chissà quando arriverà) resta, e serve, un’ultima cosa da fare: porsi la domanda principe e
rispondersi con onestà: “ma quell’aperitivo, uscire con quella persona di cui in fondo non mi frega niente, andare a quel ritrovo
che alla fine non mi rappresenta, vale davvero il rischio che io possa ammalarmi e fare ammalare le persone care che vivono con me e che si fidano di me?
 E’ davvero così importante fare quelle cose che non posso più fare, e che adesso mi sembrano indispensabili,
ma che quando le facevo prima non mi arricchivano mai così tanto in fondo?”

Ecco, se sapete rispondervi onestamente, se avete letto bene i punti da 1 a 4 e li avete capiti; se avete un minimo
di rispetto almeno per voi stessi e per la vostra intelligenza (e sia che apparteniate all’esercito dei Coscienziosi o a quello dei Negazionisti),
ora avete anche capito cos’è la trascendenza. Semplicemente perché in fondo avete compreso che la filosofia
non è materia di cui si parla, ma è sempre, e solo, materia di cui si vive.




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  𝐀𝐋𝐋𝐀𝐑𝐌𝐄 𝐈𝐓𝐀𝐋𝐈𝐀𝐍𝐎:
𝐐𝐔𝐀𝐒𝐈 𝐔𝐍 𝐌𝐈𝐋𝐈𝐎𝐍𝐄 𝐄 𝐌𝐄𝐙𝐙𝐎 𝐃𝐈 𝐁𝐀𝐌𝐁𝐈𝐍𝐈
 𝐕𝐈𝐕𝐎𝐍𝐎 𝐍𝐄𝐋 𝐃𝐄𝐆𝐑𝐀𝐃𝐎 𝐄 𝐍𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐓𝐎𝐓𝐀𝐋𝐄
 𝐄 𝐀𝐒𝐒𝐎𝐋𝐔𝐓𝐀 𝐏𝐎𝐕𝐄𝐑𝐓𝐀'
Save the Children lancia l'allarme nazionale: non è un sondaggio, ma l'analisi attenta e veritiera dei dati reali.
Sono più di un milione e trecentomila i bambini individuati che non hanno una casa, un abbigliamento adeguato, una nutrizione sufficiente,
e che vivono ai margini della società. E attenzione: non si tratta solo di bambini che arrivano dai paesi stranieri, o che riguardano etnie rom;
si tratta nella stragrande maggioranza di bambini italiani, nati da cittadini italiani che non hanno lavoro e che non riescono
 a vivere dignitosamente e a mantenere i propri figli e che si sono rivolti ai Comuni per ottenere aiuti e non hanno mai ottenuto una vera assistenza.

E' qualcosa che lascia attoniti e che non trova spiegazione: come è possibile che un paese come l'Italia  ignori un dato così allarmante
 e così mortificante? Eppure è quello che è, ma i politici sembra che non lo sappiamo, sono sordi a questo fenomeno,
disattenti, quasi credono che si tratti di fantascienza e di qualcosa che non li riguardi personalmente.

Non esiste in Italia una struttura in grado di aiutare veramente i genitori in difficoltà, e non esiste un ufficio pubblico
capace di verificare queste situazioni di degrado per  intervenire affinchè la situazione possa, almeno, migliorare.

Tanti genitori in difficoltà temono addirittura che i loro figli vengano "sequestrati" dai servizi sociali per affidarli a case famiglie o a estranei.
E questo è il secondo paradosso, perchè se il primo è non intervenire a favore delle famiglie realmente bisognose, il secondo
 è spendere denaro per mantenere strutture che non servono a niente e che peggiorano di fatto la situazione. Basterebbe che quel
denaro destinato alle case famiglie e alle adozioni coatte, venisse dirottato verso le famiglie in povertà, e non il contrario.
Senza parlare di tutto il denaro che lo stato investe per mantenere clandestini e continuare in una finta politica d
i accoglienza che ingenera invece un fenomeno contrario in tutto il paese.

I nostri bambini hanno bisogno di interventi, reali e concreti, e non della demagogia dell'intero apparato politico italiano
che sull'argomento continua a non fare niente. Serve una politica sociale realmente adeguata e capace di individuare
le criticità effettive degli italiani in difficoltà. Gli uffici di accoglimento devono aiutare le persone, non terrorizzarle.
I bambini vanno rispettati non togliendoli alle loro famiglie, ma permettendo alle loro famiglie di vivere dignitosamente.
Un paese come il nostro che destina denaro, uomini, mezzi, case e alberghi solo per assistere e incrementare il fenomeno della clandestinità
 e della delinquenza, dimenticando di avere sul proprio territorio quasi un milione e mezzo di bambini innocenti
che vivono sotto la soglia della povertà, è un paese sbagliato, ingiusto, marcio nelle fondamenta, e che ha bisogno di una radicale
 svolta politica e sociale. Ma soprattutto è un paese che ha bisogno di uomini e di donne con cervello, cuore e buon senso.




 
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"CHI CREDE AI COMPLOTTI HA UNA VITA TRISTE 
E VORREBBE ASCOLTO E SENTIRSI QUALCUNO".


 di Roland Imhoff


Internet è pieno di teorie strampalate. Ci sono eventi casuali che diventano studiati a tavolino e persone accusate di aver ordito
complotti per manovrare il corso degli eventi al solo scopo di creare vantaggi per alcuni loschi manipolatori. Così come faceva notare
 Karl Popper nel suo Congetture e confutazioni (1963), alcune persone tendono ad attribuire tutto ciò che non piace loro al disegno
intenzionale di pochi, influenti e generici “altri”. Se da un lato le teorie complottiste sono sempre esistite, internet ne ha sicuramente accelerato
la diffusione, esattamente come è avvenuto con l’informazione in generale. Ma chi sono le persone che credono nei complotti e cos’hanno in comune tra loro?

Non tutte le teorie del complotto sono uguali, ovviamente; alcune sono più plausibili di altre. In un sondaggio del 2013,
un cittadino statunitense su due si è detto convinto che ci sia stata una cospirazione dietro l’omicidio di John F. Kennedy
 del 1963, mentre “solo” il 4% ha dichiarato di credere che “individui simili a rettili controllino il mondo assumendo
sembianze umane e occupando posizioni di potere”. Si tratta comunque di 12 milioni di persone, un numero inquietante.

Nonostante queste differenze, però, una delle scoperte più rilevanti sulle teorie complottiste è che esista
qualcosa che accomuna coloro che vi danno credito. Ad esempio, le persone che credono nei rettiliani sono più propense
 a pensare che Lee Harvey Oswald (il responsabile dell’omicidio di J.F.K., ndr.) abbia agito come un lupo solitario.
Al contrario, coloro che credono che Osama bin Laden fosse morto tempo prima che i militari statunitensi gli sparassero
tendono anche a considerare plausibile che in realtà il terrorista sia ancora vivo. Questo ha spinto molti ricercatori
a concludere che la tendenza a sposare o meno una teoria del complotto non dipende dall’argomento o dalla teoria in sé,
ma piuttosto da una generale visione del mondo che il soggetto ha. L’ideazione di una teoria complottista,
 il sistema monolitico di convinzioni o la mentalità cospirazionista possono essere pensate come un generale modo di
vedere il mondo, concepito come uno spazio governato da forze sinistre e occulte.

Alcuni pensano che la mentalità complottista sia legata alla profonda sensazione di non avere controllo sulla propria vita,
come se fosse governata da qualcun altro. In uno studio, ad alcuni partecipanti è stato chiesto preliminarmente di pensare
 a situazioni sulle quali non hanno controllo, come il meteo, mentre ad altri di pensare ad azioni che possono controllare
(come decidere cosa mangiare o indossare): i primi hanno dimostrato una maggiore tendenza a credere alle teorie
del complotto rispetto ai secondi. Allo stesso modo, coloro che sono in condizioni professionali precarie (come i disoccupati
da molto tempo o gli occupati temporanei) hanno dimostrato una mentalità cospirazionista più accentuata rispetto a coloro che vivono
 una situazione lavorativa più stabile (in particolare coloro che hanno un posto a tempo indeterminato). L’idea è che
la mancanza d controllo genera in noi la necessità di relazionarci con teorie che ci regalino un’illusioria quanto compensatoria
sensazione di avere padronanza della nostra vita. Identificare disegni laddove di fatto non esistono ci lascia almeno la sensazione di avere una
 certa forma di controllo, maggiore rispetto a quella che può darci pensare alle dinamiche del meteo, incontrollabili e ineluttabili.

Fermo restando tutto quanto detto finora, è anche vero che serve altro per spiegare fino in fondo i ragionamenti cospirazionisti.
La teoria della compensazione dipinge infatti i complottisti come delle povere vittime del loro senso di spaesatezza, e le cospirazioni
stesse come l’ultima difesa contro un mondo sempre più caotico. Quest’immagine quasi stereotipata, tuttavia, è smentita
dalla esplicita condotta evangelizzante di molti complottisti, che si credono superiori ai “non-credenti”, bollati come capre ignoranti.
I complottisti tedeschi, ad esempio, chiamano tutti gli altri Schalafaschaf, letteralmente “capre dormienti”. Questo atteggiamento
suggerisce che non sempre si aderisce a una teoria complottista per mera compensazione della mancanza di controllo,
ma che è anche un modo per sentirsi superiori rispetto alle “masse ignoranti” e rinforzare la propria autostima. Il complottismo, quindi,
non deriva sempre dalla percezione di non avere il controllo, ma anche dalla convinzione di essere unici. Il mio team di ricerca
ed io abbiamo testato empiricamente questa ipotesi azzardata attraverso una serie di studi.

Nel primo abbiamo rilevato che le persone che pensano di essere uniche tendono anche a sposare più delle altre le teorie complottiste.
Inoltre, coloro che tendono ad accettare le teorie del complotto hanno maggiori probabilità di credere a supposizioni sostenute
da pochissime persone. In altre parole, chi mostra di avere una mentalità complottista tende a sposare teorie
meno popolari, dando più importanza all’”esclusività” di una convinzione piuttosto che alla sua credibilità.

Certo, una correlazione non fa un nesso causa-effetto (anche se a volte succede). Riscontrare che le persone che dimostrano
 un alto grado di necessità di sentirsi uniche tendono a sposare teorie del complotto più facilmente di altre può far pensare
che sia proprio la loro voglia di differenziarsi a spingerle verso queste convinzioni, per separarsi dalla massa. Però potrebbe
anche significare che credere nelle teorie del complotto aumenti la voglia di sentirsi speciali e diversi, distaccandosi dagli altri, considerati ignoranti.
 Oppure ancora potrebbe non esserci alcun nesso – forse le persone a cui non interessa cosa pensano gli altri di loro
 tendono a distanziarsi dalle convinzioni più comuni. La prova del nove per appurare un nesso causa-effetto in psicologia è la sperimentazione.

Abbiamo quindi deciso di inventarci una teoria del complotto da zero, un finto dibattito in corso in Germania,
e abbiamo chiesto ad alcuni statunitensi di leggerlo. I rilevatori di fumo sono obbligatori nelle case tedesche: questo è vero,
poi è sopraggiunta l’immaginazione. Ci siamo inventati che un ingegnere in pensione avesse scoperto che questi
rilevatori avevano effetti collaterali molto gravi, in quanto emanavano un ultrasuono che provocava nausea, depressione e gastrite.
Questa teoria sarebbe stata rigettata con forza da VdS Schadenverhütung GmbH, il più grande produttore (fittizio) di rilevatori di fumo.
La teoria del complotto vuole che VdS fosse in combutta con il governo e sapesse dei pericoli legati a questi aggeggi.
Tuttavia, non avrebbe fatto nulla. Dopo aver presentato la nostra teoria ai soggetti dell’esperimento abbiamo detto
ad alcuni partecipanti che questa era ritenuta credibile dall’81% dei tedeschi, ad altri l’abbiamo presentata come una
tesi sposata solo dal 19% della popolazione teutonica. La nostra ipotesi era che coloro che dimostravano una mentalità complottista
più accentuata (e quindi già etichettati da noi come bisognosi di un’elevata necessità di sentirsi unici) sarebbero stati più propensi
a credere alle teorie del complotto a cui nessuno credeva. Ed è esattamente ciò che il nostro studio ha dimostrato: la teoria del complotto
che ci siamo inventati era molto più appetibile per loro se nessuno ci credeva, perché li separava dalla massa.

Queste scoperte suggeriscono una visione meno categorica delle persone che credono ai complotti. Nonostante il nostro
 studio sui rilevatori di fumo sia stato condotto su piccola scala, ha dato risultati importanti. Un team in Francia ha testato la stessa
ipotesi (senza sapere che l’avessimo già fatto anche noi) e ha ottenuto risultati molto simili. Credere che esistano
strane macchinazioni dietro a ogni evento che accade nel mondo non è solo il risultato dello sforzo di dare un senso al mondo, ma può anche
essere gratificante, in quanto darebbe quell’aura di conoscenza esclusiva in grado di separarci dal resto delle “capre dormienti”.






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CIAO PEPPINO
 

Oggi, 43 anni fa, la mafia uccideva Peppino Impastato, giornalista siciliano che pagò con la vita le sue denunce
pubbliche contro il malaffare di Cosa nostra. Morire per dire la verità, è come morire due volte.






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VENDITE IN PICCHIATA DI GIORNALI E LIBRI:
AL 31/12 HANNO CHIUSO PIU' DI 2300 LIBRERIE.
E LE EDICOLE SCOMPARIRANNO.


Librerie in crisi: al 31/12/219 sono stati oltre 2300 gli esercizi chiusi per fallimento, è la Caporetto della cultura.
E le edicole sono destinate a scomparire. Una crisi economica e culturale. Da ogni lato la si prenda, la notizia delle 2300 librerie
chiuse in Italia è una brutta, bruttissima notizia. A denunciarlo è il Presidente dell’Associazione Librai Italiani, Paolo Ambrosini,
che di fronte all’ennesima chiusura di una libreria, la Feltrinelli International di Roma, ha dato i numeri relativi allo stato del settore librario.
Aggiungendo poi una severa critica nei confronti del governo e della maggioranza parlamentare, considerato che dall’estate scorsa
 è ferma al Senato una proposta di legge sulla promozione della lettura e dei libri su cui in tanti, soprattutto tra i piccoli
e medi librai, avevano poggiato un bel po' di aspettative.

Librerie chiuse: da Nord a Sud il 2020 inizia con tante chiusure. Tanti, come ad ogni inizio anno, gli esercizi commerciali
che chiudono i battenti, ma l'emorragia nel settore librario davvero sembra stagliarsi con maggiore evidenza. A Milano ha chiuso
 la libreria all’interno dell’ospedale Niguarda e solo l'anno scorso ha chiuso la storica LaFeltrinelli di via Manzoni. C'è poi il caso-Roma.
A fine novembre, dopo il secondo incendio, La Pecora Elettrica ha deciso di non riaprire la sua serranda. Nello stesso mese
è arrivato anche l’annuncio della chiusura della storica Libreria del viaggiatore che a partire dal 31 dicembre è rimasta chiusa.
Proprio nella Capitale il 2020 è iniziato nel peggiore dei modi perché Roma perde un altro caposaldo della cultura
letteraria: La Feltrinelli International. Da Nord a Sud, insomma, non sembra esserci pace per le librerie italiane.
Ed è per questo che la denuncia di Paolo Ambrosini sulla proposta di legge di promozione dei libri e della lettura è ancor più un atto
 di denuncia grave dell'immobilismo dei nostri governanti, incapaci di reagire alla vera e propria ecatombe culturale e stretti
dalle pressioni dei grandi gruppi editoriali e dai colossi distributivi dell'on line.

I numeri parlano chiaro soprattutto nella capitale: in dieci anni, dal 2007 al 2017, in città hanno chiuso 223 librerie.
Altre 12 sono sparite nel 2018. E l’inizio di quest’anno non promette nulla di buono. Le cause, naturalmente, sono diverse.
C’è Amazon, visto che un libro su cinque si compra on-line. Poi ci sono gli e book, che però registrano una frenata: 51.937
quelli pubblicati nel 2018 contro i circa 81 mila del 2016. Ci sono i grandi gruppi, vero spauracchio dei piccoli negozi.
Ma alla base di tutto c’è un’Italia che non legge. “Basta entrare nella casa di un qualsiasi francese di borghesia medio-piccola
 e ci sarà una parete piena di libri. Nel salotto dell’italiano medio c’è invece una mensola con alcune suppellettili di pessim
o gusto dove fanno capolino un paio di libri, Bruno Vespa e Fabio Volo. Se invece siamo a casa di un intellettuale,
ci saranno pure Il Colibrì di Sandro Veronesi e Assassinio a Villa Borghese di Walter Veltroni…”, dice Fulvio Abbate, scrittore.
Cui sovviene una vecchia battuta. “Vuoi regalarmi un libro? Ma no, ne ho già uno. Meglio una sciarpa…”.

Cosa si può fare per fermare il declino o, addirittura, invertire la tendenza? “Nulla”, risponde senza lasciare
speranza Umberto Croppi, ex editore e assessore alla Cultura nella giunta di Gianni Alemanno, oggi presidente della quadriennale
 d’arte di Roma. “A subire il fascino del libro cartaceo e delle vecchie librerie ci sono solo quelli sopra i cinquant’anni.
Per il resto si compra on line. Sotto i 40, per intenderci, nessuno compra più un giornale o un quotidiano…”.

Fa comunque strano che ormai ci siano interi quartieri, quadranti o rioni senza libri. Qualche anno fa,
sempre a Roma, ha chiuso la libreria Fanucci davanti al Senato (stessa cosa a Vigna Clara), da un paio d’anni non c’è più nemmeno
l’Arion di fronte a Montecitorio. E se nemmeno la classe politica del Paese acquista libri, perché mai dovrebbe farlo il comune cittadino?




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